Giallo: significato e caratteristiche

Giallo…

Il tema di novembre è il colore giallo, con questo e con i seguenti tre articoli di questo mese ho intenzione di raccontarvi qualcosa in più su questo colore.

Ogni colore, infatti, ha delle proprietà per quanto riguarda l’arte, la grafica e l’immagine in generale, ma tuttavia anche dei significati diversi che vengono assimilati spontaneamente dalla mente umana ma che, solitamente, non ci soffermiamo a considerare.

Per esempio il colore giallo ha diversi significati per quanto riguarda le emozioni e i sentimenti, è spesso associato al tradimento, all’invidia, alla malinconia, alla potenza, a tratti alla natura e al sole, nonché alla luce e alle ombre in base all’intensità e alla gradazione di colore con cui viene utilizzato.

Si tratta di un colore molto particolare, molto vivace e che spicca spesso tra gli altri: per questo viene utilizzato anche come segnale di pericolo, (basti pensare al semaforo – che in realtà non è propriamente giallo ma arancione, anche se viene identificato come “semaforo giallo”) in questo caso il giallo assume il significato di pericolo o attenzione.

Il giallo insieme al ciano e al magenta è uno dei tre colori primari, è il primo colore che viene percepito dall’occhio umano e viene utilizzato soprattutto dai bambini in quanto facilmente percepibile rispetto ad altri colori.

Essendo un colore primario ed essendo così vivace, è carico di significati: proprio per questo è indispensabile anche nell’arte, di qualsiasi genere si tratti.

Giallo: significato

La prima cosa a cui si pensa quando viene nominato il giallo  è probabilmente il sole, di conseguenza calore, forza, potenza, quindi è evidente che questo colore possa assumere anche significati positivi al contrario di quanto detto poco fa, in particolare è utile per trasmettere sensazioni di gioia e allegria, esuberanza ed entusiasmo.

È un colore dai significati controversi, oltre a questi aspetti positivi citati poc’anzi sicuramente viene associato alla paura e alla malattia o addirittura alla morte, addirittura la luce che collega la vita e la morte spesso viene indicata e rappresentata con il colore giallo.

A questo punto è evidente che il giallo non sia assolutamente un colore neutro ma piuttosto una tinta da usare con cautela, in quanto potrebbe influire grandemente sulla percezione di ciò che si sta considerando, che si tratti di un elemento grafico, un testo, un’immagine una fotografia luogo o qualsiasi altra cosa venga in mente.

Immagine // Il New York Times

Pensando ad un giornale, qual è il primo che vi viene in mente? State pensando al New York Times?

Io si. Sarà perché viene nominato in quasi tutti i libri e film americani, sarà perché in fin dei conti ha fatto la storia, in ogni caso credo che sia la testata che più identifica il mondo del giornalismo sotto l’aspetto dell’immagine.

Nonostante sia un giornale nato recentemente rispetto ad alcune testate italiane ed europee, è fuori dubbio che sia più che conosciuto anche qui, magari non letto ma di certo conosciuto da tutti. Quindi perché non conoscerlo meglio?

Il New York Times è il quotidiano statunitense per eccellenza, fondato nel 1951, è disponibile anche in versione internazionale (International New York Times) – è stato il primo giornale ad avere una sede in uno stabile costruito appositamente: l’attuale Times Square (un tempo Long Acre Square) è una delle piazze newyorkesi più famose al mondo.

Si tratta di una testata da record, con una diffusione giornaliera di circa due milioni di copie, tra cartaceo e digitale.

  • Il quotidiano ha vinto più premi Pulitzer di qualsiasi altro giornale, 101 per l’esattezza (solo negli ultimi anni vale la pena di citare gli articoli riguardanti il  Conflitto del Darfur,  l’immigrazione negli USA, L’inchiesta sulla filiera farmaceutica che ha messo sul mercato prodotti pericolosi provenienti dalla Cina, la serie The DNA Age, e così via).
  • Offre una versione web assolutamente completa e molto elegante, con un archivio di contenuti pressoché infinito.

Vi lascio con il motto del New York Times, che è All the News That’s Fit to Print

Sei proprio il mio Typo

Sei proprio il mio Typo Book Cover Sei proprio il mio Typo
Simon Garfield
Saggio, Comunicazione
Ponte alle Grazie
2014
Copertina flessibile
356

Pressoché sconosciute fino a vent'anni fa, grazie all'avvento della tecnologia informatica oggi le font sono a tutti gli effetti protagoniste del nostro quotidiano. Ma quali sono state le tappe che le hanno portate a uscire dalla ristretta cerchia di addetti ai lavori e di qualche sparuto appassionato? La risposta è in questo saggio di Simon Garfield, che rappresenta un autentico compendio della secolare storia della tipografia, da Gutenberg ai giorni nostri, che conta oltre centomila tra font e caratteri tipografici, ognuno con le sue peculiarità e le sue alterne fortune.

Condito di divertenti aneddoti sul design delle parole intorno a noi, Sei proprio il mio Typo impone come testo di riferimento per quanti desiderano conoscere l'affascinante mondo delle font che, come sottolinea l'autore, non sono il semplice disegno di lettere dell'alfabeto, ma costituiscono un vero e proprio veicolo di emozioni.
E, come vedremo, è proprio in virtù di questa loro innata capacità comunicativa che, in molti casi, sono finite per diventare icone universalmente riconoscibili, scolpite per sempre, nel bene e nel male, nell'immaginario collettivo di ogni epoca e latitudine.

Buon venerdì lettori! Come già detto nei due post precedenti, questo mese il tema del blog è il giornale e oggi vi scrivo per consigliarvi un libro.

Font: cosa nascondono?

Per la mia rubrica #LibriATema, ho deciso di proporvi “Sei proprio il mio typo – la vita segreta dei caratteri tipografici” di Simon Garfield, giornalista e autore britannico.

Si tratta di un volume di 364 pagine che racconta la storia dei font, partendo da Gutemberg per arrivare fino all’utilizzo dei caratteri tipografici in larga scala: al giorno d’oggi i font e caratteri tipografici conosciuti e utilizzati, sia su supporti cartacei e sia digitali, sono più di centomila ed ognuno ha delle caratteristiche proprie, uno stile in grado di trasmettere sensazioni.

Ogni font può essere più o meno adatto per un determinato settore (food, design, abbigliamento, sport e così via), ed è proprio questo il motivo per cui i font sono determinanti nella comunicazione visiva.

Tornando al libro, “Sei proprio il mio typo” è scritto in modo scorrevole, suddiviso in più parti, e può essere apprezzato anche da chi volesse leggerlo solo per curiosità e non necessariamente per sfruttare i font a scopo commerciale. Oltre agli aspetti tecnici sulla “vita segreta” dei font, il libro contiene alcuni aneddoti divertenti come la storia del Comic Sans (utilizzato per da molti e odiato da altrettanti!).

Lo consiglio assolutamente: ☆☆☆☆☆/5


altri articoli correlati sul blog!

Grafica / Il giornale e i suoi font

Il tema di questo mese è il giornale, quindi: qualcuno di voi si è mai fermato a pensare ai caratteri che vengono utilizzati per la stampa? Probabilmente no,  ma potrebbe essere interessante scoprire qualcosa in più sulla vita segreta che sta dietro ai caratteri che vediamo ogni giorno.

I font sul giornale: storia e caratteristiche in breve

I più utilizzati sono il Benton, Times New Roman e Arial, il Garamond e, ovviamente, l’Helvetica. In particolare su questo font ho trovato una storiella interessante riportata su un articolo de La Stampa, cito testualmente:

“…se provate a fare come Cyrus Highsmith, vi troverete di sicuro nei guai. Alcuni anni fa questo disegnatore di caratteri newyorkese decise di passare un giorno senza incontrare l’Helvetica, uno dei caratteri più diffusi al mondo. Disegnato nel 1957, è versatile, senza grazie, sobrio e leggibile, buono per tutti gli usi e soprattutto coetaneo di due importanti fenomeni del XX secolo: i viaggi di massa e il consumismo. Appena alzato Cyrus non riesce a vestirsi con i soliti indumenti: le istruzioni di lavaggio sono scritte in Helvetica; trova solo una tuta militare e una vecchia T-shirt; a colazione è costretto a bere tè giapponese e a mangiare frutta fresca; non può leggere il New York Times o salire sulla metropolitana; per fortuna trova un autobus senza. Per mangiare va dritto a Chinatown; sul computer apre la tendina e cerca un altro carattere, ma poi non riuscirà a navigare nel web; così fatica con le banconote e non usa la carta di credito. A sera, al ritorno, rinuncia al televisore, perché i comandi sono in Helvetica, sceglie un volume composto in Electra, e infine si addormenta.”

Il motivo di tutte le difficoltà che ha incontrato Cyrus durante il suo esperimento è semplice: l’Helvetica, come pochi altri caratteri è entrato a far parte del mondo che ci circonda grazie alla sua leggibilità e chiarezza. L’Univers è stato l’unico font ad avere quasi la stessa diffusione.

In quanto a caratteri molto utilizzati per la stampa in larga scala, non si può non citare il Futura (disegnato da Paul Renner nel 1924), e poi il Georgia e il Verdana, ma a questo punto si passa alla video-scrittura e ai giornali on-line.

Detto questo, noi amanti della carta stampata, dovremo rassegnarci a non poter evitare di incontrare alcuni font, proprio come è successo a Cyrus Highsmith.


altri articoli correlati sul blog!

Il primo giornale stampato: Curiosità

Giornale: una storia in breve

Al giorno d’oggi i giornali sono un mezzo di comunicazione ovvio e disponibile a tutti in molteplici versioni. I giornali vengono stampati in serie e pubblicati a livello locale, regionale, nazionale o mondiale. Esistono giornali di sport, politica, attualità, cultura generale e così via. Ma come è nato il primo giornale?

Va precisato che per giornale si intende una pubblicazione periodica di notizie, critiche e informazioni allo scopo di informare il pubblico. Il nome giornale deriva dalla parola “giorno”, a causa della sua frequenza di pubblicazione iniziale, ormai non così determinante: esistono, infatti, giornali a pubblicazione giornaliera, settimanale o mensile.

Ormai i giornali nella loro forma stampata sono apprezzati solo più dai veri appassionati o da chi ha la “cultura” o l’abitudine del giornale al mattino o alla sera ma, per la maggior parte, i giornali sono consultabili on-line.

Ma torniamo alla storia: il primo giornale stampato fece la sua comparsa a Strasburgo nel 1609, redatto in lingua tedesca, era una sorta di resoconto d’informazione (era infatti intitolato “Relation aller Fürnemmen und gedenckwürdigen Historien” – cioè “Resoconto di tutte le notizie importanti e memorabili”).

Era diverso dai fogli d’informazione noti fino ad allora proprio per la sua frequenza di stampa – una o due volte alla settimana.

In Italia il primo giornale è stato pubblicato nel 1936, a Firenze. Successivamente sono comparsi i primi settimanali anche a Roma, Genova e Bologna, per poi diffondersi nel resto del Paese.

 


altri articoli correlati sul blog

La psicologia del colore nel cinema

Il colore è la base della percezione del mondo che circonda sotto l’aspetto visivo: influisce sulle emozioni, sulle opinioni e sulle sensazioni che stanno dietro un’immagine. Il cromatismo è un vero e proprio linguaggio visivo: social media, pubblicità, stampa e televisione sfruttano questo linguaggio al massimo, per trasmettere allo spettatore un messaggio ben preciso (solitamente con l’intenzione di portarlo a compiere un’azione finale).

Nel cinema il colore definisce un genere o identifica un regista, una serie, e così via. Molti dei film che hanno fatto la storia, basano il loro successo proprio sul colore: Shindler’s List, Sin City, The Revenant, Inception, Moulin Rouge, It, ecc. Alcuni registi sono riconoscibili proprio grazie ai colori: Tim Burton, Guillermo Del Toro.

Australia

Regia: Baz Luhrmann
Genere: storico, drammatico, sentimentale

Trama: Ambientato nell’Australia settentrionale alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale, il film racconta le vicende di un’aristocratica inglese di nome Sarah (Nicole Kidman) che eredita un ranch. Quando i magnati del bestiame inglesi tentano di impadronirsi della sua terra costringendola a vendere il ranch, unisce le sue forze a quelle di un rude mandriano – Drover – (Hugh Jackman) per condurre 2000 capi di bestiame attraverso centinaia di chilometri di terra desolata. La guerra è ormai alle porte e complica ulteriormente la situazione: Sarah, Drover e il piccolo Nullah lotteranno con tutte le forze per la loro terra.

Colori: le scene dei questo film sono quali completamente realizzate con colori caldi e scuri, trasmettono un senso di “calore” nonostante il clima di guerra e aiutano a sottolineare l’ambiente e il periodo storico in cui si svolge la vicenda.

Avatar

RegiaJames Cameron
Genere: fantascienza

Trama: la storia è ambientata principalmente su Pandora, luna del gigante gassoso Polifemo, su cui una compagnia interstellare terrestre ha interessi economici su un cristallo ferroso presente in grandi quantità nella terra dei Na’vi. Gli esseri umani devono indossare delle maschere filtranti se vogliono atterrare su di essa. Proprio per questo motivo, gli studiosi hanno messo a punto degli avatar, vale a dire dei corpi genetici ibridi, a metà tra i Na’vi e gli umani. Jake Sully è uno degli ex-marine che si prestano a questo servizio (è rimasto invalido e intende utilizzare la ricompensa per pagare un’operazione che gli farà acquisire nuovamente l’utilizzo delle gambe). Mentre si trova in missione, però, entra in simbiosi con la popolazione Na’vi e scopre che in realtà la missione non è innocua come volevano fargli credere: aiuterà i Na’vi nella guerra per cacciare il genere umano da questo fantastico mondo. Jake sposerà una Na’vi e lascerà per sempre il suo corpo umano per rimanere nel suo Avatar.

Colori: Blu e azzurro in tutte le loro tonalità, verde, arancio e rosa, colori vivaci. Colori tipici del genere Sci-Fi e tecnologico, con l’aggiunta di colori molto vivaci a caratterizzare il mondo Na’vi, per trasmettere allo spettatore la spettacolarità di un ambiente incontaminato, mettendolo a confronto con la crudeltà che il genere umano è in grado di dimostrare.

A Nightmare on Elm Street

Regia: Samuel Bayer
Genere: Horror

Trama: Dean, uno studente, sta avendo strani incubi. Ne ha parlato con uno specialista che ritiene tutto nasca da quello che gli è successo da piccolo. La sua fidanzata Kris lo tranquillizza: in fondo sono solo incubi. Dean però crede che siano reali e, sotto gli occhi increduli di Nancy, sembra tagliarsi la gola da solo. Ma a tagliargliela è l’uomo nero dei suoi incubi, Freddy Krueger. Nancy, amica di Dean, crede di sapere di cosa si tratti, ma i suoi amici non vogliono sentirne parlare. C’è qualcosa di misterioso nel loro passato, qualcosa che non ricordano e che i loro genitori, interrogati, negano. Un altro del gruppo, Jesse, è testimone della truculenta morte di Kris durante un incubo ed è accusato dell’omicidio. Rinchiuso in cella, viene a sua volta macellato da Krueger mentre dorme. Nancy e il suo amico Quentin, gli ultimi rimasti, sanno che devono fare qualcosa se vogliono evitare di essere i prossimi della lista.

Colori: Il film in questione è il remake del 2010, molti sostengono che sia migliore l’originale. Sotto l’aspetto cromatico ha poca importanza, gli horror sono definiti sempre e comunque da due colori: rosso e nero. Il nero mette paura, angoscia, tristezza. Il rosso spaventa e richiama l’attenzione sui dettagli. I toni del grigio e del marrone sono solitamente aggiunti per creare un’atmosfera cupa.

The imitation game

Regia: Morten Tyldum
Genere: Drammatico, storico

Trama: La Seconda Guerra Mondiale sta affliggendo l’Europa e il brillante matematico Alan Turing, si mette a disposizione del governo della Gran Bretagna: dovrà creare una macchina – chiamata Enigma – in grado di decifrare i messaggi in codice inviati dai nazisti. Ad aiutarlo in questo arduo compito alcuni compagni di studio e il capo dell’MI6. Dopo svariati tentativi Alan riesce a decodificare i messaggi che venivano inviati sotto forma di bollettino meteo e ad evitare ulteriori attacchi nazisti. Successivamente Alan viene condannato perché omosessuale e costretto alla castrazione chimica. Sarà sempre più isolato a depresso, fino al suicidio all’età di 41 anni.

Colori: Si tratta fondamentalmente di un film storico e, come tutti i film di questo genere, si basa sui toni del grigio o del marrone. In particolare questo film è girato completamente con toni scuri, a sottolineare l’atmosfera cupa e malinconica del periodo di guerra.

Il colore nella storia

Oggi parliamo di colore nella storia.

Non si può pensare ad un evento, un periodo o un personaggio storico senza pensare al colore. Il colore fa parte della storia dell’uomo sin dai tempi più remoti, quando venivano rappresentate scene di caccia sulle pareti delle caverne.

I primo colori conosciuti ed utilizzati per simboleggiare qualcosa sono stati quelli riconducibili ad elementi presenti in natura: rosso-sangue, giallo-sole, verde-alberi, blu-cielo.

Con il passare del tempo e con il mutarsi della cultura umana, i colori assumono significati diversi: gli antichi Egizi utilizzavano spesso il giallo e il blu, sempre in riferimento al sole e all’acqua, due elementi fondamentali per questo popolo.

I Greci utilizzarono principalmente quattro colori per sintetizzare ciò che per loro era essenziale: nero-terra, verde-acqua, rosso-fuoco, bianco-aria, cioè i quattro elementi.

Potremmo analizzare ogni singola civiltà ed il risultato sarebbe uno solo: non esiste alcuna civiltà che non abbia utilizzato il colore in associazione ad elementi artistici, religiosi, politici.

Punto in comune per tutte le civiltà passate ed presenti è la triade bianco-nero-rosso. Questi colori mantengono un’importanza rilevante in ogni cultura, ma assumono significati diversi.

In occidente in nero è il male assoluto, il bianco è il bene, il rosso è nel mezzo. Anche le fiabe più famose nella cultura occidentale, sfruttano questa triade: Cappuccetto Rosso porta delle focacce bianche alla nonna vestita di nero; Biancaneve (bianca come la neve, appunto) mangia una mela rossa offertale da una strega dal mantello nero. Lo stesso personaggio di Biancaneve racchiude i tre colori: pelle bianca, guance rosse, capelli neri.

In Occidente la sequenza è quindi: bianco-rosso-nero, il nero è l’ultimo colore, il più scuro oltre il quale non c’è nulla.
In Oriente invece la sequenza è: bianco-nero-rosso, è quindi il rosso il colore superlativo, oltre il quale non c’è nulla (per esempio nelle principali arti marziali il rosso è il colore del decimo dan, il massimo).

I colori sono talmente impressi nella storia dell’uomo da poter esercitare una forza psicologica non indifferente: tutto nel mondo moderno fa riferimento al colore, basti pensare al rosso e al verde. Rosso: pericolo, azione scorretta, divieto, male. Verde: tranquillità, sicurezza, salute, bene.

Max Luscher (1923-2017) è stato uno psicoterapeuta, sociologo e filosofo svizzero. Ha creato un test che si utilizza il colore per definire lo stato psicologico di un soggetto. Il test comprende 7 tavole di colori, contenenti 23 tonalità diverse, tra le quali il soggetto dovrà esprimere delle preferenze: la scelta sarà condizionata dallo stato psichico e fisiologico della persona. Il numero di combinazioni possibili è altissimo e il risultato del test è dato dalle relazioni tra queste combinazioni, che faranno emergere l’individualità del soggetto.

Arriviamo così ai giorni nostri. Oggi la psicologia dei colori è una scienza a tutti gli effetti e viene applicata in molti settori: lavoro, salute, moda, pubblicità. In particolar modo nel campo pubblicitario, lo studio del colore e degli effetti che può avere sul consumatore/cliente è molto importante. Alcuni colori possono attrarre o respingere, di conseguenza influenzare la scelta o l’acquisto di un prodotto. Inoltre è molto importante considerare il target di riferimento: supermercati e boutique usano colori nettamente diversi.

Certo è che i colori più utilizzati in assoluto rimangono gli stessi di centinaia di anni fa: rosso, nero, bianco, e poi verde e blu


Altri articoli: MUSEO ASTRATTO