La strada senza ritorno

La strada senza ritorno Book Cover La strada senza ritorno
Andrzej Sapkowski
Fantasy, raccolta di racconti
Nord
2017-10
420

Un cavaliere costretto a combattere per una congrega di maghi potenti e senza scrupoli; un manipolo di soldati finiti per sbaglio nell’inquietante città delle streghe; una giovane pronta a stringere un patto con un demone, pur di vendicarsi di chi le ha mancato di rispetto; un re trincerato nella torre più alta del suo castello, in attesa che avvenga un miracolo… I personaggi che animano gli otto racconti raccolti in questo libro si trovano loro malgrado ad affrontare sfide pericolose e scelte impossibili, battaglie sanguinose e tradimenti inaspettati. Armati solo del proprio coraggio, dovranno attingere a ogni risorsa immaginabile per sopravvivere in un mondo in cui nulla è come sembra, in cui il mostro più feroce si nasconde dietro la maschera dell’uomo comune e persino il più innocente dei sorrisi può celare una minaccia letale

La strada senza ritorno (Maladie i inne opowiadania) è una raccolta di racconti scritta dallo scrittore polacco Andrzej Sapkowski.

Su esplicita richiesta dell’autore, nell’edizione italiana sono stati esclusi i racconti Coś się kończy, coś się zaczyna (Qualcosa finisce, qualcosa comincia) e Bitewny pył (La polvere della battaglia).

Ma facciamo un passo indietro: la saga che ha reso celebre l’autore nel mondo è chiaramente The Witcher, anche grazie agli adattamenti che hanno visto lo strigo protagonista di videogiochi e serie TV. Ciò non toglie che Sapkowski avesse già raggiunto una notorietà non indifferente grazie ai suoi racconti, pubblicati su riviste e antologie.

In Italia, infatti, l’uscita della saga dello strigo si è fatta attendere diversi anni rispetto alla prima pubblicazione, ma Editrice Nord ha “recuperato in fretta”, pubblicando i 5 romanzi e le 2 raccolte di racconti in poco tempo.

Successivamente però, al posto di puntare sulle saghe più recenti, la casa editrice italiana ha scelto di pubblicare una racconta contenente racconti decisamente più datati rispetto allo Strigo.

In questa raccolta troviamo quindi otto racconti diversi in tutto: personaggi, ambientazione, ma soprattutto genere.

C’è del fantasy classico (racconto che si ricollega alla saga dello strigo tramite la storia della madre), c’è della fantascienza e dell’horror cosmico in stile Lovecraft.

Questo può essere destabilizzante: per i lettori che hanno conosciuto l’autore esclusivamente per The Witcher – e, magari, scoprendo prima il franchise e poi la saga – sarà probabilmente difficile apprezzare questa raccolta.

Ma attenzione, va fatta una precisazione: la saga dello strigo non è stata scritta in un giorno, ha accompagnato l’autore per anni. Anni in cui, ovviamente, l’autore stesso si è evoluto nelle capacità e nello stile che lo rende unico.

Questa raccolta va letta proprio in questo modo, nell’ottica di ammirare l’evoluzione dell’autore e di apprezzarne le abilità nello scrivere generi diversi e non esclusivamente fantasy classico.

Perciò, a mio avviso, il “flop” che sembra aver colpito La strada senza ritorno soprattutto sul web e sui social è dovuto a come è stata presentata la raccolta, ossia una serie di racconti inerenti o affini alla saga dello Strigo. Manovra utile alla vendita, ma non alla soddisfazione dei fan del Witcher, che si sono trovati a pensare “ah, ma quindi Geralt non viene nemmeno nominato?”.

Detto ciò, se ci si approccia alla lettura dei racconti in modo consapevole, o quantomeno con un po’ di spirito d’avventura, non si rimarrà certamente delusi.

Sapkowski dimostra in questa raccolta sue capacità sotto molti punti di vista, a partire dal cambiamento repentino di genere, fino al fatto di saper creare un intero mondo, atmosfera e ambientazione, personaggi e trame in un racconto, che è ben diverso da un romanzo perché obbliga l’autore a concentrare tutto in poche pagine e a dover comunque avere lo stesso effetto di trasporto e coinvolgimento del lettore.


Dopo questa lunga premessa, ecco i racconti:

  1. La strada da cui non c’è ritorno, prequel della saga del celebre Strigo, che vede come protagonista Visenna, la madre di Geralt;
  2. I musicanti, retelling psichedelico de I musicanti di Brema dei fratelli Grimm;
  3. Tandaradei! racconto horror psicologico che come elemento horror ha la trasformazione di una donna in chiave sessuale; la storia è scritta attorno ad una poesia, cosa che rende tutto ancora più delicato e allo stesso tempo più horror. Qui, ancora una volta, Sapkowski dimostra la sua incredibile capacità di scrivere personaggi. Non solo personaggi maschili, scrivere di donne in modo credibile e verosimile;
  4. Nel cratere della bomba: una guerra futuristica che mescola elementi attuali r fantascienza;
  5. Pomeriggio doratoretelling di Alice nel paese delle meraviglie, narrato dal punto di vista dello Stregatto;
  6. I fatti di Mischief Creek: streghe nel vecchio west, scontri tra puritani e donne “strane”;
  7. Spanienkreuzscience fiction ambientato in Spagna, scritto per una convention letteraria spagnola a tema noir.
  8. Maladieretelling del grande classico di Tristano e Isotta.

Una nota di merito, ulteriore, va fatta all’autore per le premesse scritte ad ogni racconto: Sapkowski si è “tolto tanti sassolini dalle scarpe”, restituendo un po’ di ciò che si è sentito dire nel corso della carriera. Ora può, e fa bene.

Per concludere, a differenza di ciò che ho letto qua e là, mi sento di consigliare questa raccolta ad un pubblico molto vasto e variegato, benché Sapkowski non sarà mai apprezzato universalmente – o lo si ama o lo si odia. Ma ogni racconto è a sé stante e può aggiungere un nuovo lettore alla schiera di fan di Sapkowski. Anzi, forse sarebbe consigliabile leggere prima i racconti e poi le saghe.

D’un tratto nel folto bosco

D'un tratto nel folto del bosco Book Cover D'un tratto nel folto del bosco
Amos Oz
Narrativa, Fiaba
Feltrinelli Editore
2005
114

La notte, al villaggio, uno strano, impossibile silenzio abita il buio. Anche di giorno, l’assenza degli animali lascia ovunque le sue tracce: non un cane in cortile, non un gatto sui tetti, e nemmeno una mosca che ronza o un grillo che canta nei prati intorno. Qualcosa dev’essere successo tempo fa e i bambini ogni tanto fanno domande, ma i grandi rispondono in modo evasivo, per non dire irritato. Tutti o quasi: perché nei disegni della maestra Emanuela, nella solitudine del vecchio Almon, che una volta faceva il pescatore nel fiume e aveva un cane fedele, nei gesti tristi della fornaia, che sparge invano briciole di pane all’aria, qualcosa di strano s’intende. Fino a quando Mati e Maya non partono per la loro avventura, in cerca del mistero del villaggio dove gli animali sono scomparsi. Nel folto del bosco troveranno Nimi, il bambino puledrino ammalato di nitrillo, Nehi, il demone del bosco e una triste verità.
D’un tratto nel folto del bosco è una storia, anzi una favola. Amos Oz racconta di un paese stregato, senza nome e senza animali. Lo fa con la sua consueta maestria nel descrivere voci e silenzi, paesaggi e umori dell’animo. Il segreto del villaggio è racchiuso in una storia struggente e in immagini di grande effetto, per piccini e grandi. È una morale triste, inconsueta, in cui gli animali, pur se assenti, insegnano agli uomini a parlare una lingua in cui nessuno si sente beffato, diverso. Perché la lingua degli animali ha tante parole, ma nemmeno una che sia capace di esprimere il distacco e l’esclusione. Anche se hai sempre il moccio al naso, i denti in fuori e uno strano morbo che si chiama nitrillo.

D’un tratto nel folto bosco è una sorta di fiaba moderna i cui protagonisti sono due ragazzini vivaci e per natura molto curiosi, che grazie alla loro indole e alla loro volontà di fare chiarezza su alcuni eventi risolveranno un mistero che si porta avanti da decenni e che ha sconvolto la cittadina in cui vivono.

In questo paesino sono spariti tutti gli animali, dal più piccolo al più grande, non ci sono più insetti, né animali da compagnia né tantomeno animali selvatici o d’allevamento: questa condizione si porta avanti da anni, tant’è che la popolazione del paese ha smesso da tempo di parlare dell’accaduto.

Non che ci sia stato un fatto scatenante ma in qualche modo la popolazione ha iniziato ad attribuire questo fenomeno ad un demone che risiede sui monti. Dopodiché è diventata usanza comune quella di non parlare degli animali, della loro sparizione e tanto meno del Demone delle montagne. La popolazione del paese si è fatta condizionare fino al punto di aver ideato la presunta esistenza di un virus altamente contagioso che colpisce i bambini, il cosiddetto nitrillo, una malattia che porterebbe chi la contrae a non saper più parlare, a comportarsi in modo bizzarro e a nitrire come un asino.

Per qualche giorno la gente aveva badato bene a non guardarsi negli occhi. per diffidenza. O per sconcerto. O vergogna. Da allora in poi si cercò di parlarne il meno possibile. Né bene né male. Non una parola. Ogni tanto ci si dimenticava persino del perché in fondo fosse meglio dimenticare. Ciò nonostante, tutti ricordavano molto bene, ma in silenzio, che era meglio non ricordare. E c’era come il bisogno di negare tutto ciò, di negare persino con la stessa umiltà e ridere di chi invece ricordava: che facesse! Che non parlasse!

Benché i due protagonisti siano stati avvertiti sui pericoli che incombono la notte, al buio, e soprattutto al di fuori della zona abitata, decidono comunque di addentrarsi nei boschi per spiegare l’apparizione di un misterioso albero (che in alcuni momenti si vede e in altri no) e dei versi che pensano di aver udito nella notte.

Questo li porterà a incontrare il vero demone delle montagne e comprendere finalmente la condizione in cui si trova il paese in cui abitano: loro saranno l’inizio di una nuova epoca, sempre che gli altri abitanti del villaggio gli diano ascolto.

D‘un tratto nel folto bosco è quindi un romanzo di formazione ma anche una grossa metafora sulle psicosi di massa e sull’assoggettarsi al pensiero altrui fino al punto di cambiare il proprio.

Si tratta di un testo piuttosto strano, che può essere analizzato e interpretato in vari modi: se lo si analizza a livello pratico, presenta alcune criticità (per esempio nel villaggio ci sono fiori ma non ci sono insetti da decenni, ecc). Esclusi questi aspetti, che comunque possono essere presi per buoni grazie alla connotazione fiabesca del testo, si ha un romanzo di formazione e di critica. Lo stile dell’autore è conosciuto alla maggior parte dei lettori; personalmente l’ho trovato un pochino lento e ripetitivo, anche se riconosco la necessità di ripetere più volte alcune nozioni per sottolineare il messaggio principale del testo.

… non c’era nessuno in tutto il paese che potesse insegnare ai bambini che la realtà non è soltanto quello che l’occhio vede e l’orecchio ode e la mano può toccare, bensì anche quel che è stata nascosto alla vista e al tatto, e si svela ogni tanto, solo per un momento, ma lo cerca con gli occhi della mente e a chi sa ascoltare o dire con le orecchie dell’animo e toccare con le dita del pensiero.

Oltre a tutto ciò, all’interno del romanzo troviamo anche una metafora piuttosto importante sulla società: la tendenza ad isolare ed evitare ciò che non si conosce o non si comprende; il condizionamento reciproco che si crea all’interno di una comunità; il giudizio nei confronti “dell’altro”, e così via.

E io che desideravo tanto essere uno di loro; facevo di tutto per essere come gli altri. Più come tutti gli altri di tutti gli altri.

Per finire vengono affrontati anche argomenti importanti come il rapporto tra uomo e natura, il confronto tra adulti e bambini e di conseguenza la differenza nella visione del mondo e il rapporto con esso, la diversità in generale – sia a livello di individui che a livello di società – ed infine il rispetto, sia tra individui e sia tra uomo e ambiente.

Qui da noi non ci si vergogna a stare minuti: in fondo siamo sempre stati nudi, sotto i nostri vestiti, e solo che ci hanno abituati, fin da piccoli, a vergognarci di ciò che è vero e ad andare fieri di ciò che è menzogna.

Un testo breve, che si legge velocemente e che offre dei buoni spunti di riflessione: consigliato!

 


Amos Oz

Amos Oz (1939-2018), scrittore israeliano, tra le voci più importanti della letteratura mondiale, ha scritto romanzi, saggi e libri per bambini e ha insegnato Letteratura all’Università Ben Gurion del Negev. Con Feltrinelli ha pubblicato: Conoscere una donna (2000), Lo stesso mare (2000), Michael mio (2001), La scatola nera (2002), Una storia di amore e di tenebra (2003), Fima (2004), Contro il fanatismo (2004), D’un tratto nel folto del bosco (2005), Non dire notte (2007), La vita fa rima con la morte (2008), Una pace perfetta (2009), Scene dalla vita di un villaggio (2010, premio Napoli), Una pantera in cantina (2010), Il monte del Cattivo Consiglio (2011, premio Tomasi di Lampedusa 2012), Tra amici (2012; “Audiolibri Emons-Feltrinelli”, 2013), Soumchi (2013), Giuda (2014), Gli ebrei e le parole. Alle radici dell’identità ebraica (2013; con Fania Oz-Salzberger), Altrove, forse (2015), Tocca l’acqua, tocca il vento (2017), Cari fanatici (2017), Finché morte non sopraggiunga (2018), Sulla scrittura, sull’amore, sulla colpa e altri piaceri (2019; con Shira Hadad), Le terre dello sciacallo (2021). Nella collana digitale Zoom ha pubblicato Si aspetta (2011) e Il re di Norvegia (2012). Ha vinto i premi Catalunya e Sandro Onofri nel 2004, Principe de Asturias de Las Letras e Fondazione Carical Grinzane Cavour per la Cultura Euromediterranea nel 2007, Primo Levi e Heinrich Heine nel 2008, Salone Internazionale del libro nel 2010, il Premio Franz Kafka a Praga nel 2013. I suoi lavori sono stati tradotti in oltre quaranta lingue. (fonte: feltrinellieditore.it)

simeeti

SIMEETI

Simeeti Book Cover Simeeti
Nc Tailor
Independently Published
19 April 2022
Copertina rigida

RINNEGA IL MALE DEL MONDO E TROVERAI LA TUA UMANITÀ. EX CINERE NOS RESURGEMUS... Dalle ceneri noi risorgeremo. Questa è la promessa fatta dal Fondatore agli studenti delle Accademie, puri di talento in grado di salvare l'umanità dal male del mondo: le emozioni. Eireth è una studentessa della settima Accademia in attesa della convocazione e, come le Regole Accademiche professano, sa che al di fuori della colonia il mondo è pieno di infetti. Ma a quanto pare le Regole mentono. Perché sotto l'Accademia c'è una stanza di cui il Fondatore non è a conoscenza. Lumdor dice che la guerra è ancora in corso. Esistono porte magiche in grado di trasportarla in universi paralleli, popolati da bizzarre creature. E ci sono sentimenti. Emozioni. E sette mondi da vivere. Cosa troverete in questo libro: 1) Un distopico viaggio interdimensionale alla ricerca del Pacificatore. 2) Violenza q.b. 3) Strani bambini. 4) Animali parlanti. 5) Alieni sociopatici. 6) Un barone ubriaco. Ma soprattutto: Un viaggio alla ricerca di sé stessi. ▲ATTENZIONE▲ non adatto a un pubblico facilmente impressionabile.

Simeeti, di N.C. Taylor, è il primo volume di una trilogia che ha come protagonisti Eireth e Lumdor. I due ragazzi vivono in un mondo distopico in cui sono state espiantate le emozioni dal vivere quotidiano delle persone.

Eireth infatti frequenta  un’accademia il cui principale scopo è quello di mantenere l’ordine della società e fare in modo che gli esseri umani continuino a non provare emozioni. È convinta di ciò che la circonda, crede in ciò che le viene insegnato. Lumdor non ne è del tutto convinto, o perlomeno è sospettoso nei confronti dell’accademia.

A causa del ritrovamento di oggetti misteriosi i due protagonisti si cimentano improvvisamente nel viaggiare nel tempo e nello spazio per cercare di ricostruire una storia che a loro non è stata raccontata, o comunque non è stata raccontata nel modo giusto, per fare chiarezza su ciò che li circonda e ciò che per loro è stata una certezza fino a quel momento.

In questo primo volume Eireth e Lumdor affrontano la prima parte dei loro viaggi nel tempo e nello spazio: il libro infatti è diviso in sette parti che corrispondono a 7 Mondi e a 7 epoche diverse… Durante questi viaggi Eireth e Lumdor si troveranno ad incontrare le creature più strane, persone di ogni genere e fattezza e ad esplorare posti straordinari. Loro stessi saranno strapazzati tra forme e età diverse a mano a mano che il viaggio prosegue. La missione dei due diventa quella di riassemblare un aggeggio capace di chiarire i loro dubbi e rivoluzionare la società contorta in cui vivono: i pezzi del macchinario, il Pacificatore, si trovano sparsi per i 7 mondi.

Il viaggio fisico dei protagonisti è attraverso sette ambientazioni diverse; il viaggio psicologico ed emotivo, invece, è alla scoperta di sé stessi e delle emozioni di cui cui stati privati fino a questo momento. 

Dentro Simeeti

SIMEETI è un libro che ha molto da dire, può essere letto come una “semplice” distopia fantasy oppure si può scavare più a fondo, cercando ciò che l’autrice vuole realmente comunicare.

Ho avuto modo di conoscere piuttosto bene l’autrice e il lavoro intenso che ha fatto per portare alla luce questa seconda edizione del romanzo: per questo so quanto il libro nel complesso sia migliorato nella forma e nello stile.  Ha preso forma nella sua distopia, mettendo in risalto le idee strampalate dell’autrice, che sicuramente lo caratterizzano e lo rendono unico; si nota molto l’esercizio fatto per portarlo a questo punto e, a mio parere, il passo successivo sarà “nascondere l’esercizio all’evidenza” rendendo il tutto ancora più scorrevole. 

Personalmente ho apprezzato molto l’originalità di personaggi/luoghi/oggetti, che dà “vita” al romanzo intero. Unica nota, per mio gusto personale: avrei preferito leggere meno spiegazioni sul percorso emotivo dei personaggi soprattutto nelle prime parti del romanzo, per poi trarre conclusioni alla fine. In ogni caso, ottimo lavoro!

Lo consiglio agli amanti della distopia, del fantastico e del romanzo di crescita personale.

 


Recensioni: BLOG

Illustrazioni e progetto grafico di Alice Sogno: info qui EXPO

Box con gadget di Simeeti: EMPORIO

@alice.sogno

Reset

Reset Book Cover Reset
Andrea Marlano
Romanzo, Distopico
bookabook
2021
191

 

Reset è il romanzo d’esordio di Andrea Marlano: un romanzo fantascientifico ambientato nell’ipotetica Milano di un futuro prossimo.

Incipit: Il display dell’orologio della cucina segnava le 22:42 quando Annarey rientrò nel suo appartamento al sedicesimo piano del Reebok Building, nel nuovo upperside di Milano, un tempo conosciuto come quartiere Bovisa. Minou e Cloe, le gatte birmane, le si fecero incontro come al solito, strofinando il pelo bianco e morbido contro le sue caviglie e facendo le fusa. 

La città è composta da grattacieli immensi ed enormi edifici industriali, gestiti da colossi multinazionali che influenzano l’economia mondiale e, in qualche modo, la quotidianità di ognuno.

Ad entrare presto in stretto contatto con una di queste multinazionali è la protagonista, Annarey. La ragazza decide di scendere a compromessi con uno di questi colossi, produttore di mircochip che vengono impiantati nelle persone e contengono delle “funzioni” per questi individui.

Annarey mira a riacquistare l’utilizzo delle proprie gambe, mentre la multinazionale ottiene l’ennesima pedina a cui far sbrigare lavori scomodi. Ecco che Annarey riceve i suoi incarichi e inizia la sua nuova vita. Al suo fianco ha uno strano personaggio, una sorta di accompagnatore o custode, di cui non si capiscono natura e intenzioni fino alla fine: alleato o nemico? Difficile a dirsi.

La protagonista si trova improvvisamente a vivere una vita incredibilmente movimentata e diversa da quella che aveva avuto fino a quel momento: azione continua, pericoli, persone che vengono uccise, e così via.  Sono molte sfide da affrontare, tutte in una volta. Tuttavia, Annarey riesce a uscirne: alla fine di questo percorso non è più la stessa persona, ha perso molto, ha trovato cose che non avrebbe mai pensato di raggiungere, ma soprattutto ha tirato una linea netta tra i buoni e i cattivi. Chi è da una parte e chi dall’altra?

Reset: oltre la trama

Reset è un romanzo che si legge molto velocemente, scorrevole e lineare. Scritto in modo semplice, ha un ritmo veloce e costante. Ambientato in una Milano futuristica, non troppo lontana da quella attuale, agevola l’identificazione dei luoghi menzionando i nomi dei luoghi inventati seguiti da “quelli di una volta” (ossia quelli attuali).

L’atmosfera che si percepisce è un misto di inquietudine e freddezza, tipiche del genere fantascientifico/futuristico: l’evoluzione della tecnologia e della medicina, il controllo degli individui, la predominanza delle multinazionali, ecc.

Lo consiglio agli amanti del genere ai lettori sempre in cerca di qualcosa di nuovo!


L’autore:

Andrea Marlano
è nato e cresciuto a Milano dove vive tuttora con la sua famiglia. Sin da piccolo sviluppa una passione per la fantascienza, coltivandola attraverso libri, fumetti, film e giochi di ruolo. Dopo la laurea in Giurisprudenza e un master in Etica di impresa, lavora in una nota società finanziaria, dove svolge tuttora il ruolo di auditor. A partire dal 2015, quasi per gioco, comincia a scrivere racconti. Reset è il suo romanzo d’esordio.

 


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L’ultimo carnevale

L'ultimo carnevale Book Cover L'ultimo carnevale
Paolo Malaguti
Romanzo, Distopico
Solferino
2019
314

19 febbraio 2080. Martedì grasso. C’è nebbia, sulla laguna deserta, i turisti non sono ancora arrivati. Affluiranno appena farà giorno, pagando il biglietto e passando dai tornelli: già, perché da quando Venezia è stata dichiarata non più agibile, evacuata e trasformata in Venice Park – la più pittoresca delle attrazioni italiane – non esistono più residenti. Solo il circo quotidiano dei visitatori e degli accompagnatori, oltre a un pugno di Resistenti che vorrebbe vederla tornare viva e abitata. In questo giorno d’inverno ci sono Michele e Sandro, guardiani che pattugliano la laguna. C’è Carlo, guida turistica appena promossa (e già in un mare di guai). C’è Rebecca, la combattiva attivista disposta a trasformarsi in assassina pur di non rassegnarsi alla morte della sua città. E c’è Giobbe, un vecchio che ha perso tutto: la moglie, la casa, la memoria... ma l’unica cosa che gli è rimasta, un segreto racchiuso in un mazzo di chiavi, può cambiare il futuro. Che infatti cambierà, nell'arco di un’indimenticabile giornata di Carnevale. Allucinazione e realismo, tenerezza e mistero sono le cifre di un romanzo storico diverso da ogni altro, capace di proiettare il passato in un futuro prossimo che somiglia vertiginosamente al nostro. La città d’arte più famosa al mondo fa da scenario a un’avventura dal passo di nebbia e di tuono, in cui si muovono quattro personaggi che in modi diversi dovranno scegliere tra se stessi e Venezia.


L’ultimo carnevale: il libro

L’ultimo carnevale  è un romanzo fantascientifico/distopico, ambientato in un’ipotetica Venezia del 2080: sommersa per il 95% della sua superficie, è stata evacuata e trasformata in un parco/museo aperto al solo pubblico pagante e sorvegliata meticolosamente da pattuglie, telecamere e droni.

Tutti vogliono visitarla per poter dire, un giorno, di essere stati lì: perché in fondo questo attira le persone.

Una ragazza e un ragazzo si trovano per gioco nella città notturna, sorvegliata a vista e ricoperta di sensori d’allarme e telecamere: dopo essersi allontanati da una festa di laurea noiosa, decidono di provare ad entrare nonostante i divieti e i sorveglianti.

Inizia così una corsa contro il tempo per salvare Venezia.

Ci sarà un altro protagonista: un signore anziano che ha perso la famiglia e la memoria, ma custodisce un mazzo di chiavi che nascondono un segreto in grado di salvare la città.

L’ultimo carnevale: oltre la trama

Lo stile dell’autore è fluido, scorrevole. Mescola descrizioni, pensieri e dialoghi (anche in dialetto veneziano, ma comunque assolutamente comprensibili).

La scelta dell’ambientazione in un luogo reale completamente stravolto aiuta molto a rendere l’idea della catastrofe in corso, nonostante venga volutamente coperta da un progetto turistico – ovviamente a scopo di lucro.

L’atmosfera che si percepisce è un misto tra inquietudine, incredulità e cambiamento. Tra il super-moderno e tecnologico e il cupo e nostalgico.

I protagonisti, molto diversi tra loro, hanno uno scopo preciso all’interno del testo: la prima, figlia della nuova era, non si vuole arrendere ad un cambiamento in negativo; l’altro, nostalgico e “conservatore”, si rivela determinato fino alla fine per la sua città.

A mio parere è proprio questo il messaggio: “ok al cambiamento e all’innovazione, ma ci sono cose che devono essere preservate”.

In conclusione

L’ultimo carnevale è quindi un romanzo ben strutturato e ben scritto, adatto ad ogni tipo di lettore: è un distopico che fa riflettere sui cambiamenti climatici e sulle possibili conseguenze, cose a cui non si pensa mai a sufficienza. Inoltre è un bel romanzo anche dal punto di vista della trama perciò può piacere anche a chi non cerca necessariamente un messaggio all’interno di un testo.

 


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Alle tre del mattino, ora italiana

Alle tre del mattino, ora italiana Book Cover Alle tre del mattino, ora italiana
Diego Finelli
Distopico
bookabook
2019
Copetina flessibile
144

Una mattina il mondo si sveglia senza parole. Nessuno è più in grado di articolare qualcosa di sensato, eppure tutto sembra procedere come al solito, senza caos, senza disordine. Il protagonista, un impiegato di banca che non riesce a smettere di stupirsi per le piccole cose, non si dà pace: vuole capire perché è avvenuto questo blocco della parola, che cosa lo ha scatenato. In una sorta di pellegrinaggio per le vie di Torino, andiamo insieme a lui alla ricerca di qualcuno che si sia accorto del momento esatto in cui la parola è sparita, per trovare una verità forse irraggiungibile e riscoprire i gesti minimi e le piccole cose che ci circondano ma di cui, circondati dal rumore, non ci accorgiamo.

Alle tre del mattino, ora italiana è un distopico, che “riassume la sua distopia” nel giro di pochi giorni.

Il libro

Il narratore è un uomo qualsiasi, che vive a Torino con la moglie, i figli, cani e gatti. Lavora in banca, ha una vita ordinaria ma riesce a stupirsi per le piccole cose, quotidianamente.

Una mattina come tante, il mondo intero si sveglia senza parole. Ogni essere umano è semplicemente in grado di emettere versi, ma non di formulare frasi e nemmeno di pronunciare le parole più semplici come “si” o “no”.

Il fatto strano è che nessuno sembra essere in alcun modo disturbato da quanto è successo: la vita di ognuno continua come sempre, soltanto senza parole.

Il protagonista sembra essere l’unico a non arrendersi all’assurdità del fatto e inizia la sua personale indagine sulla causa e sul meccanismo di quanto è successo.

A quanto pare, l’inizio di tutto è stato proprio alle tre del mattino, ora italiana.

Il protagonista inizialmente riscontra problemi anche nella lettura, non solo nella comunicazione, ma poco dopo questa capacità sembra ristabilirsi e ha così la possibilità di comunicare e “intervistare” colleghi, amici e conoscenti su tutto ciò che ricordano dalla sera precedente, scrivendo su carta, lavagna o qualsiasi altro supporto utile.

Riuscirà a scoprire la causa scatenante della perdita della parola generale?

Oltre la trama

Alle tre del mattino, ora italiana è un flusso di pensieri che scorre senza freno dall’inizio alla fine.

Sembra realmente di essere nella testa del protagonista e sentire tutti i suoi pensieri, le sue supposizioni, anche le cose più assurde!

L’unico limite allo scorrere di questo flusso è l’alternarsi dei capitoli a “cose che stupiscono l’autore”: un elenco di piccole cose di cui continua ad essere sorpreso nonostante il passare del tempo (grazie a questo ho scoperto che “solo più” è un modo di dire piemontese, a me sembrava una cosa normale XD).

La chiave di lettura di tutto il romanzo è infatti la ricerca delle piccole cose: il protagonista non si arrende alla realtà piatta (in qualsiasi forma – ordinaria o assurda – si possa presentare) e cerca nelle piccole cose una via di fuga e, in un certo senso, una soluzione.

Alle tre del mattino, ora italiana è un libro piuttosto breve, ma sicuramente originale nell’idea e nello stile. Ha un ritmo di lettura veloce, rallentato leggermente solo dalla presenza dell’elenco di cose sorprendenti. Il lessico è semplice e colloquiale, mai troppo ricercato.

In conclusione

Lo consiglio a chi volesse avvicinarsi al genere distopico, iniziando da qualcosa di leggero e, ovviamente, ai torinesi che sicuramente si sentiranno a casa tra le vie e i luoghi citati nel testo!

Ringrazio bookabook per avermi dato la possibilità di leggerlo.
Link per l’acquisto: qui.


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Fahrenheit 451

Fahrenheit 451 Book Cover Fahrenheit 451
Ray Bradbury
Romanzo, Classico contemporaneo
Feltrinelli
2016
Copetina flessibile

Montag fa il pompiere in un mondo in cui ai pompieri non è richiesto di spegnere gli incendi, ma di accenderli: armati di lanciafiamme, fanno irruzione nelle case dei sovversivi che conservano libri e li bruciano. Così vuole fa legge. Montag però non è felice della sua esistenza alienata, fra giganteschi schermi televisivi, una moglie che gli è indifferente e un lavoro di routine. Finché, dall'incontro con una ragazza sconosciuta, inizia per lui la scoperta di un sentimento e di una vita diversa, un mondo di luce non ancora offuscato dalle tenebre della imperante società tecnologica.

Fahrenheit 451  è un romanzo distopico di fantascienza del 1953, edito per la prima volta in Italia tre anni dopo la prima pubblicazione.

La trama è incentrata sulla caratteristica che contraddistingue l’epoca futura in cui è ambientato: leggere è un reato, possedere libri peggio ancora.

La soluzione per eliminare il problema è l’istituzione di un corpo dei Vigili del Fuoco, che ha il compito di bruciare ogni volume in circolazione.

Il protagonista è Guy Montag, discendente di una famiglia di Pompieri addetti ai roghi di libri che, grazie anche ad un incontro inaspettato, rivaluta la sua posizione.

«Bruciare sempre, bruciare tutto. Il fuoco splende e il fuoco pulisce»

Il libro

Dai alla gente concorsi a premi in cui basta conoscere le parole delle canzoni più famose, le capitali degli stati o quanto granoturco si è prodotto l’anno scorso nello Iowa. Riempila di informazioni innocue, rimpinzala di tanti “fatti” e si sentirà intelligente solo perché sa le cose. Loro crederanno di pensare, avranno l’impressione del movimento anche se non si muovono affatto.

Attraverso Guy Montag, il lettore viene inizialmente proiettato in un mondo futuro e distopico le cui caratteristiche non si apprendono immediatamente.

Proseguendo con la lettura, però, si capisce come sia strutturata la società, quali siano i divieti, le punizioni e quale ruolo fondamentale abbiano i Pompieri in tutto ciò.

Montag si trova poi ad assistere ad un evento che lo sconvolge a tal punto da portarlo a riflettere su tutto ciò che per lui è stato normale e scontato fino a quel momento.

A questo fatto si aggiunge un incontro inaspettato con una ragazzina curiosa e intelligente che, con la sua spontaneità, fa riflettere Montag su cosa stia facendo e su cosa sia giusto o sbagliato.

Da questo momento in poi gli eventi si susseguono ad ritmo sorprendentemente veloce, cambiando Montag radicalmente e mettendolo alla prova fino alla fine, quando la sua vita diventerà l’opposto di quella che era all’inizio del libro.

E ho pensato ai libri. Per la prima volta mi sono reso conto che dietro ogni libro c’è un essere umano. Un essere che ha dovuto pensarlo e usare il suo tempo per metterlo sulla carta. Non ci avevo mai riflettuto prima.

In conclusione

Lo consiglio vivamente ai pochi che ancora non dovessero conoscerlo; nonostante le apparenti differenze (quasi “assurde”) con il mondo reale, fa riflettere su quante siano le analogie con la società moderna, le sue regole e i suoi divieti. Caratteristica, questa, che contraddistingue e definisce tutti i distopici di alto livello.

Personalmente l’ho apprezzato molto anche se piuttosto breve e poco descrittivo (lascia molte cose non dette). Ho anche trovato parecchie analogie con Orwell, fatta eccezione per il finale che si rivela relativamente positivo rispetto agli standard si Orwell.

L’autore

Ray Douglas Bradbury è stato narratore e sceneggiatore televisivo e cinematografico.
Nato nel 1920 in Illinois, si è diplomato a Los Angeles.
Ha fatto il venditore di giornali agli angoli delle strade di Los Angeles dal 1938 al 1942, trascorrendo le notti alla biblioteca pubblica e le giornate alla macchina da scrivere.

È diventato uno scrittore a tempo pieno nel 1943.
Molti suoi racconti sono apparsi in periodici prima di essere raccolti in Dark Carnival nel 1947.

La sua fama nasce con la pubblicazione di The Martian Chronicles nel 1950 (pubblicato in Italia da Mondadori con il titolo Cronache marziane nel 1954 tradotto da Giorgio Monicelli, omonimo del regista e lontano parente di Arnoldo Mondadori).
Dal romanzo Fahrenheit 451, del 1953 (in Italia tradotto sempre da Giorgio Monicelli e pubblicato dall’editore Martello nel 1956 col titolo Gli anni della fenice) considerato il suo capolavoro, François Truffaut ha tratto un film che è diventato un culto.

In realtà l’opera era nata come racconto sul numero di febbraio del 1951 di Galaxy dal titolo The Fireman (“Il pompiere”). Un paio d’anni più tardi, Bradbury lo allungò trasformandola nel romanzo Fahrenheit 451.

Fra le altre sue opere: Il gioco dei pianeti (The illustrated Man, 1951), Paese d’ottobre (The October Country, 1955), La fine del principio (A Medicine For Melancholy, 1959), Le macchine della felicità (The Machineries Of Joy, 1964), Io canto il corpo elettrico! (I sing the body electric!,1969), Ritornati dalla polvere (From The Dust Returned, 2001), Il popolo dell’autunno (Something wicked this way comes, 1962), Constance contro tutti (Let’s All Kill Constance, 2002), Il cimitero dei folliTangerineTroppo lontani dalle stelle e Viaggiatore nel tempo (The Toynbee Convector, 1988), tutte edite da Mondadori.
Bradbury è considerato uno dei maggiori innovatori del genere fantascientifico.

I suoi romanzi hanno rinnovato il genere introducendovi elementi insieme lirici e di denuncia. Nei suoi pianeti e nelle sue galassie si riflettono, deformati da un occhio visionario, le memorie infantili di un’America perduta e gli incubi della civiltà tecnologica.
Dopo aver ricevuto una menzione d’onore dal Premio Pulitzer, Bradbury ha deciso di rendere noto, in un’intervista al Los Angeles Times, che il suo scopo nello scrivere Fahrenheit 451 non era affatto quello di condannare la censura governativa, né tantomeno il senatore McCarthy.

Il libro rappresentava invece una critica della televisione, colpevole di distruggere l’interesse nella lettura.
Bradbury negli ultimi anni aveva rallentato la sua attività, per motivi di salute, ma era comunque rimasto attivo, scrivendo nuovi racconti, commedie e un libro di poesie.

Fonti: ibs.it
Enciclopedia della Letteratura Garzanti; Catalogo storico Arnoldo Mondadori Editore; Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori; Catalogo del Servizio Bibliotecario Nazionale; fantascienza.com

 

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L’isola bianca

Recensione  – L’isola bianca: 33°22’04.0″N, 112°16’10.0″W

Adesso che la civiltà è stata spazzata via, c’è qualcosa di sottile che ha penetrato il mio cuore. La portata del mio libero arbitrio è aumentata, sono giudice delle vite altrui e il mio fucile è il martello attraverso cui emetto il verdetto. 

Il libro

L’isola bianca è un romanzo post-apocalittico, crudo e diretto. Lo si intuisce già dall’incipit.

L’ambientazione e l’atmosfera sono ricreate alla perfezione: devastazione e desolazione occupano il mondo intero. Questo è percepibile sia attraverso le descrizioni e sia attraverso le azioni e i pensieri dei protagonisti. I personaggi sono pochi e vengono descritti sotto il punto di vista fisico ma soprattutto sotto quello psicologico: la solitudine, la fame e la disperazione portano alla pazzia e all’irrazionalità.

In questo modo viene descritta non solo la storia dei protagonisti ma la natura del genere umano: quella di prevaricare sugli altri, di salvarsi ad ogni costo.

Il ritmo di lettura è piuttosto frenetico: nonostante le descrizioni e i momenti “di tranquillità”, le vicende si susseguono con un ritmo tale che è difficile annoiarsi e considerare il romanzo “lento”, anzi! A creare ancora più curiosità e desiderio di proseguire la lettura è il susseguirsi di più protagonisti, che di volta in volta portano avanti la storia. Con il passaggio da un protagonista ad un altro, si ha anche un salto temporale e una descrizione dei luoghi, che permettono di comprendere come si sia trasformato il mondo nel lasso di tempo in questione.

Lo stile dell’autore è semplice ma estremamente curato. Il lessico scelto è perfetto per il tipo di narrazione, come se il lettore stesse leggendo un diario o ascoltando un racconto. Spesso si trovano dei momenti di ironia (o autoironia, dei protagonisti), dal sapore amaro, tipico della situazione in cui si trovano.

Dall’inizio alla fine, il lettore segue il percorso dei protagonisti (sia fisico che mentale) che parte dal disorientamento, passa per lo sconforto e successivamente arriva alla disperazione. Solo dopo aver affrontato ogni genere di emozione devastante e aver superato scelte e atti altrettanto devastanti, ecco che ricompare la speranza: L’isola Bianca. L’unico posto al mondo che non sia stato distrutto dai bombardamenti nucleari.

Il protagonista inizia quindi il suo ultimo viaggio, verso la speranza, verso l’isola bianca. Ma, ovviamente, non si tratterà di un viaggio semplice, tutt’altro!

In conclusione:

Consiglio questo libro per la cura con cui è stato scritto, prima di tutto. Lo consiglio ovviamente anche per la trama e per il ritmo di lettura, che formano una combinazione vincente. Vi avverto: non è un libro semplice da metabolizzare, è piuttosto crudo (per le scene descritte) e “duro” (per gli argomenti trattati, soprattutto i risvolti psicologici degli eventi sulla mente umana). In ogni caso, ne vale la pena. Buona lettura!

Grazie a @anubisgabriele per avermi dato la possibilità di leggere il suo libro! Vi lascio il link per il download su Amazon: qui.

Per tutte le altre recensioni vi rimando alla pagina Indice

Nel paese delle ultime cose

Nel paese delle ultime cose Book Cover Nel paese delle ultime cose
Paul Auster
Distopico
Einaudi tascabili. Scrittori
2018
170

Recensione | Nel paese delle ultime cose

In genere, tutti pensano che per quanto ieri le cose andassero male, fosse comunque meglio di oggi. E quelle di due giorni fa erano ancora meglio di ieri.  Più si torna indietro nel tempo e più il mondo diventa bello e desiderabile.

Descrizione:

Immaginate un posto dove le persone (la nonna, il droghiere, il vicino di casa) e gli oggetti (le auto, lo spazzolino, la caffettiera, la gomma da cancellare) sono a rischio di estinzione. Una mattina ti alzi e non c’è più il postino o lo schiaccianoci. E non solo il tuo, ma quello di tutti. Qualsiasi rimasuglio diventa allora l’oggetto più prezioso del mondo, soprattutto per i “cacciatori di oggetti”, persone in grado di uccidere per accaparrarsi, che so, un mozzicone di matita.

Il libro:

Nel paese delle ultime cose è un capolavoro.

Detto questo, passiamo all’analisi: è un romanzo distopico, l’ambientazione è quella di una città post-apocalittica (sul genere di Codice Genesi, per intenderci), dove le parole d’orine sono fame, distruzione e malattia. L’atmosfera è cupa, grigia, trasmette una sensazione di soffocamento e desolazione allo stesso tempo.

Come in ogni situazione precaria, ciò che prevale è il “lato oscuro” del genere umano: la fame e la paura si trasformano in violenza ed egoismo.

Se vuoi sopravvivere qui, devi lasciar perdere le questioni di principio.

Ed ecco che si forma lo scenario che fa da sfondo all’interno romanzo: è con queste basi che la protagonista si dirige verso un paese sconosciuto, alla ricerca del fratello scomparso; qui rimane intrappolata e inizia il suo tortuoso percorso di sopravvivenza in cui contano solo tenacia e astuzia.

Capisci cosa sto cercando di dire? Per vivere devi far morire te stesso.

Auster passa in rassegna ogni emozione umanamente concepibile e la porta all’estremo: la paura, che porta alla violenza, la disperazione, pareggiata soltanto dall’istinto di sopravvivenza, l’amore, in condizioni più che ostili.

Ed è questo il punto di forza del libro: racconta il peggio, ma nel modo migliore possibile. Senza mai avere un calo di tensione.

Come ogni distopico che si rispetti, la base è la realtà di ogni giorno, quella del mondo attuale: leggendo attentamente, infatti, si possono trovare moltissime somiglianze con ciò che viviamo ogni giorno, solamente portato all’estremo.

I ricchi fuggirono, portando con se ori e diamanti, e chi rimase non poté più permettersi di essere generoso.

Non solo: fino alla fine, da ogni pagina, emerge quel senso di speranza vana, tipica dell’essere umano che vorrebbe cambiare qualcosa ma non è in grado di farlo.

Non puoi trovare differenza fra un abito ben fatto e uno malfatto se sono entrambi ridotti a brandelli, giusto?

Nonostante tutto, Anna cerca di mantenere un briciolo di umanità, dandone prova con l’atto più “naturale” per ogni essere vivente, ma… ci deve essere un “ma” altrimenti cadrebbe lo scopo del romanzo.

In conclusione:

Non mi dilungo ulteriormente per evitare di rivelare troppo; rimane solo una cosa da dire: leggetelo. Sicuramente è un libro che lascia il segno, si fa ricordare, fa riflettere. Buona lettura.

 

Recensioni: INDICE

La leggenda della nave di carta

La leggenda della nave di carta
Racconti, Fantascienza
Fanucci
Copertina flessibile

La leggenda della nave di carta:

Noi siamo scatole. Scatole di cartone. Noi possiamo fare ben altro che contenere mandarini. Anche quando ci avranno svuotato dei mandarini, potremo sempre contenere qualche altra cosa. (La scatola di cartone)

Questo dimostra che, contrariamente a quanto si creda, la gente desidera la distruzione.[…] Anche se, quando aprono bocca, parlano di pace e di lavori umanitari, nella loro testa, consciamente o meno, vogliono tutti essere testimoni della fine del mondo, dell’olocausto finale e non di una noiosa prosperità. La gente, in un modo o nell’altro, è morbosa. Non desidera altro che spiare. (Fate la vostra scelta)

È un mondo troppo difficile per scrivere. (Donna in piedi)

Il libro:

La leggenda della nave di carta è una raccolta di sedici racconti di autori giapponesi e prende il nome da uno dei racconti che ne fanno parte.

I racconti sono:

  • Il diluvio – Kobo Abe
  • La scatola di cartone – Ryo Hanmura
  • Tansu – Ryo Hanmura
  • Bokko-Chan – Shinichi Hoshi
  • Eeehiii, laggiù! – Shinichi Hoshi
  • La strada verso il mare – Takashi Ishikawa
  • Il campo vuoto – Morio Kita
  • La bocca selvaggia – Sakyo Komatsu
  • Triceratopo – Sakyo Komatsu
  • Donna in piedi – Yasutaka Tsutsui
  • La leggenda della nave di carta – Tetsu Yano
  • Complesso di curvatura temporale – Shono Yoriko
  • Notte senza luna – Sei Takekawa
  • Ragazza – Mariko Ohara

Prima di cominciare la lettura vera e propria dei racconti, ci si trova a leggere un’introduzione che spiega il contenuto molto particolare della raccolta: si tratta infatti una raccolta di racconti molto diversi tra loro, che trattano argomenti differenti e ambientati in periodi e luoghi diversi. Ciò che li accomuna è la cultura giapponese, ciò significa che sono impregnati di tutto ciò che ha definito questo Paese (passato, pensiero, popolo, tradizioni).

Oltre all’introduzione, per aiutare il lettore ad immergersi in questo mondo, viene riportata una serie di testimonianze di bambini e ragazzi che sono sopravvissuti alla bomba atomica sganciata su Hiroshima nel 1945: il prologo si intitola, infatti, I bambini di Hiroshima e contiene testimonianze, quindi fatti realmente accaduti e scene realmente vissute da queste persone.

Inutile dire che questa prima parte varrebbe da sola la lettura del libro: semplicemente impressionante. Le scene riportate hanno condizionato irrimediabilmente la vita di queste persone e meritano di essere diffuse.

Non posso scrivere oltre. Non posso tenere oltre la penna fra le dita. Anche se non ho finito, non rileggerò ciò che ho scritto.

I racconti:

Trattandosi di racconti di autori diversi, va da sé che lo stile sia differente in ognuno di essi. Noi, lettori occidentali, potremmo comunque definirla “fantascienza giapponese” perché, senza un’analisi dettagliata dello stile di ogni autore, ciò che accomuna questi racconti è comunque lo stile orientale, con il suo fascino e la sua particolarità.

All’interno del libro si possono trovare racconti che narrano di ogni cosa: dalla persona al robot, dalla scatola di cartone all’animale. Ovviamente le trame sono nettamente distinte e, allo stesso modo, cambiano i punti di vista, la narrazione, l’ambientazione e il ritmo (a livello generale, personalmente ho trovato più scorrevole la prima metà del libro; singolarmente il ritmo varia da racconto a racconto).

Gli elementi più rilevanti, al di là delle trame, a mio parere sono due:

  1. L’atmosfera: nonostante alcuni racconti siano realmente bizzarri, l’atmosfera riesce a far immedesimare il lettore nel protagonista, o comunque a far immaginare le scene come se fossero reali – addirittura si arriva a comprendere i sentimenti di una scatola di cartone!
  2. I messaggi: ogni racconto contiene un messaggio e, in alcuni casi, merita davvero riflettere su ciò che questi racconti vogliono trasmettere (anche se è un robot a suggerirlo!).

In conclusione:

La classifica dei miei racconti preferiti è:

  1. Bokko-Chan
  2. Donna in piedi
  3. La scatola di cartone

Ad ogni modo… Libro consigliatissimo! Non solo agli amanti della cultura giapponese, ma a qualsiasi lettore: i racconti si leggono in tempi brevi ma hanno molto da offrire e, come ho già detto, anche solo il prologo vale la lettura dell’intero libro!

Vi lascio il link al sito della casa editrice: FANUCCI

Cloud Atlas

Cloud Atlas. L'atlante delle nuvole Book Cover Cloud Atlas. L'atlante delle nuvole
Pickwick
David Mitchell
Fiction, Romanzo, Distopico
Sperling & Kupfer
2014
597

I sei protagonisti di "Cloud Atlas - L'atlante delle nuvole" vivono in punti e momenti diversi del mondo e del tempo, eppure fanno parte tutti di un unico schema, una specie di matrioska composta da sei personaggi uniti l'uno all'altro dal filo sottile e inestricabile del caso. Le loro anime si spostano come nuvole, passando dal corpo di un notaio americano di metà Ottocento, giunto su un'isola del Pacifico per assistere ai devastanti effetti del colonialismo, al giovane musicista che s'intrufola nell'esistenza di un celebre compositore belga tra le due guerre mondiali. Da un'intrepida giornalista che indaga sull'omicidio di uno scienziato antinucleare in piena guerra fredda, a un editore inglese in fuga dai creditori nella Londra anni Ottanta, sino a un clone schiavizzato nella Corea del prossimo futuro. Per arrivare infine all'alba del nuovo mondo - all'indomani dell'Apocalisse - e al suo primitivo, stupefatto abitante. Con una nuova prefazione firmata dall'autore

Cloud Atlas, David Mitchell

✒Citazioni

“La rabbia forgia una volontà d’acciaio”

“Le rivoluzioni sono sempre pura fantascienza finché non accadono; poi diventano realtà storiche inevitabili”

“In principio, c’è l’ignoranza. L’ignoranza genera paura. La paura genera odio, e l’odio genera violenza. La violenza crea altra violenza, finché l’unica legge diventa ciò che viene stabilito dal più forte”

“Libertà è il fatuo jingle della nostra civiltà, ma solo quelli che ne sono privi hanno una minima idea di cosa parlano”

? Trama

Il romanzo può essere suddiviso in sei storie che differiscono per stile, genere e ambientazione: ogni racconto è collegato al precedente tramite un elemento che il protagonista conosce, perché in qualche modo fa parte della sua vita.

Il libro è suddiviso in questo modo:

  • Il diario dal Pacifico di Adam Ewing – Prima parte
  • Lettere da Zedelghem – Parte prima
  • Mezze vite: Il primo caso di Luisa Rey – Parte prima
  • La tremenda ordalia di Timothy Cavendish – Prima parte
  • Il Verbo di Sonmi-451 – Prima parte
  • Sloosha Crossing e tutto il resto
  • Il Verbo di Sonmi-451 – Parte seconda
  • La tremenda ordalia di Timothy Cavendish – Parte seconda
  • Mezze vite – Il primo caso Luisa Rey – Parte seconda
  • Lettere da Zedelghem – Parte seconda
  • Il diario dal Pacifico di Adam Ewing – Parte seconda

La trama delle singole storie è molto a sé stante, ma collegata agli altri da un dettagli. Cambiando storia, si cambia luogo, tempo e protagonista: dal passato al futuro, viaggiando tra usanze e costumi diversi, mentalità e società differenti. Un viaggio attraverso la storia dell’Uomo e dell’individuo.

? Il libro:

Non si può descrivere questo libro senza parlare della struttura: come detto poco fa, la struttura del libro è piuttosto complessa perché, a differenza di altri libri che spostano la narrazione avanti e indietro nel tempo ma mantenendo sempre gli stessi protagonisti, in questo libro cambia tutto ad ogni passaggio: i protagonisti, l’ambientazione e, soprattutto, lo stile.  Il ritmo, invece, rimane pressoché invariato in ogni storia, né eccessivamente veloce né eccessivamente lento; alcune parti possono sembrare “lente”, ma credo sia dovuto ai fatti che raccontano, non ad un cambiamento di ritmo vero e proprio.

Sicuramente la struttura, così complessa, è ciò che contraddistingue il romanzo e lo rende diverso dagli altri: non si possono leggere le storie separatamente o in ordine sparso, perderebbe ogni senso; tuttavia, alcuni passaggi e collegamenti risultano un po’ “fragili”, forse anche a causa della quantità di ambientazioni/personaggi/dettagli che sono contenuti in ogni storia.

Considerando sempre queste enormi differenze tra le varie storie, ci si troverà inevitabilmente a comprendere o preferire una storia piuttosto che un’altra (io l’ho letto con il gruppo di lettura di @bibliofagia_irene e credo che ad ognuno sia piaciuta una storia diversa!), anche perché in uno stesso libro sono contenuti generi diversi: si passa dal romanzo epistolare, dalla fantascienza al distopico, ed è inevitabile che alcune parti piacciano meno di altre.

Senza potervi raccontare nel dettaglio le storie, posso solo dirvi quale sia stata la mia interpretazione: credo che ogni storia abbia una sorta di “micro-messaggio” all’interno o, perlomeno, ogni storia affronta temi diversi ma riconducibili ad uno unico, ovvero quello contenuto nella storia Il verbo di Sonmi – la parte distopica del libro, la parte che più fa riflettere e che contiene il “macro-messaggio”, anche perché ambientata in un futuro in cui è cambiata l’apparenza ma i problemi della società sono rimasti invariati.

In conclusione: credo che l’idea delle storie collegate che portano ad un unico messaggio sia geniale, anche se credo non abbia reso al massimo del suo potenziale. L’autore ha, infatti, variato molto lo stile di scrittura tra una storia e l’altra, cercando di caratterizzare il più possibile i vari contesti in cui si svolgevano i fatti, cosa che ho apprezzato molto, anche se in alcuni casi mi è sembrato “forzato” (potrebbe dipendere anche dalla traduzione, quindi consiglio di leggerlo in lingua originale per avere la certezza che sia effettivamente così).

? Cosa mi è piaciuto:

  1. L’idea della struttura così articolata, a più livelli;
  2. La storia di Sonmi;
  3. Il messaggio, sempre di Sonmi.

?  Cosa ne penso?

Nonostante i pareri discordanti che ho letto finora, lo consiglio per l’idea originale delle storie collegate tra loro da un solo elemento, che cambia di volta il volta. Non mi ha convinto al 100%, questo è vero, ma rimane comunque una lettura piacevole e molto particolare.

Allegiant

Allegiant Book Cover Allegiant
Divergent
Veronica Roth
Distopico, Per ragazzi
DeAgostini
2018
Copertina flessibile
538

La realtà che Tris ha sempre conosciuto ormai non esiste più, cancellata nel modo più violento possibile dalla terrificante scoperta che il "sistema per fazioni" era solo il frutto di un esperimento. Circondata solo da orrore e tradimento, la ragazza non si lascia sfuggire l'opportunità di esplorare il mondo esterno, desiderosa di lasciarsi indietro i ricordi dolorosi e di cominciare una nuova vita insieme a Tobias. Ma ciò che trova è ancora più inquietante di quello che ha lasciato. Verità ancora più esplosive marchieranno per sempre le persone che ama, e ancora una volta Tris dovrà affrontare la complessità della natura umana e scegliere tra l'amore e il sacrificio.

✒”[…]La vita ci ferisce, tutti quanti. E non c’è modo di sottrarsi ai suoi colpi. Possiamo guarire, se ci curiamo a vicenda”

? Sinossi:

La realtà che Tris ha sempre conosciuto ormai non esiste più, cancellata nel modo più violento possibile dalla terrificante scoperta che il “sistema per fazioni” era solo il frutto di un esperimento. Circondata solo da orrore e tradimento, la ragazza non si lascia sfuggire l’opportunità di esplorare il mondo esterno, desiderosa di lasciarsi indietro i ricordi dolorosi e di cominciare una nuova vita insieme a Tobias. Ma ciò che trova è ancora più inquietante di quello che ha lasciato. Verità ancora più esplosive marchieranno per sempre le persone che ama, e ancora una volta Tris dovrà affrontare la complessità della natura umana e scegliere tra l’amore e il sacrificio.

Trama:

Come il secondo capitolo con il primo, anche il terzo riprende esattamente dal punto in cui si era fermato il precedente.

Si riparte, quindi, dalle conseguenze della proiezione del video di Edith Prior al centro della città di Chicago, video che ha sconvolto la popolazione e ha portato le persone a schierarsi, a questo punto, in due fazioni opposte: la prima, quella degli Esclusi – che mira all’eliminazione definitiva delle fazioni – e la seconda, quella degli Alleati – un gruppo di nuova creazione, con a capo Johanna Reyes (ex capo dei Pacifici) e Cara (sorella di Will, l’amico di Tris, ucciso nel primo capitolo sotto simulazione).

Gli alleati hanno due obiettivi principali: fermare gli Esclusi e mandare una squadra all’esterno della recinzione per verificare ciò che era contenuto nel video di Edith Prior.

Tris e Quattro vengono inviati in missione all’esterno delle mura, con alcuni amici. Prima di partire, però, Quattro fa evadere Caleb, il fratello di Tris, per salvarlo dalla sua condanna, sapendo che Tris non avrebbe sopportato un’altra perdita, benché fosse ancora arrabbiata con lui per non averla salvata della sentenza degli Eruditi nei suoi confronti.

Mentre si dirigono verso la recinzione, vengono inseguiti dagli Esclusi e uno di loro viene colpito mentre tenta di oltrepassare le mura. Tutti gli altri riescono ad andare oltre e, una volta varcato il confine, vengono prelevati da alcuni uomini e condotti al Dipartimento di sanità genetica.

In questo luogo viene detta loro la verità: la città all’interno della recinzione e il sistema delle fazioni non sono altro che un esperimento, messo in atto con l’intenzione di ripristinare i geni danneggiati delle persone.
Un paio di secoli prima, infatti, il governo degli Stati Uniti aveva messo in atto un precedente esperimento per eliminare i tratti negativi del genere umano: il risultato, però, era stato addirittura eccessivo – troppo onesti, troppo intelligenti, troppo altruisti, ecc. Il sistema delle fazioni e della popolazione chiusa tra le mura della città miravano, quindi, alla nascita di persone nuovamente complete e “bilanciate”: i Divergenti.

In questa fase si scopre che l’ex-istruttore di Tobias, il fratello di Tori e molte altre persone, credute morte perché Divergenti, sono in realtà vive e si sono rifugiate oltre le mura. Tris, invece, scopre la verità sul passato di sua madre, su come sia entrata a far parte dell’esperimento e su come si sia sacrificata per il bene della comunità.

Tris e Quattro vengono sottoposti ad un test del DNA, che mette in discussione il fatto che Quattro sia Divergente: questo lo fa sentire inadeguato e debole, e lo fa allontanare da Tris. Di conseguenza diventa un facile bersaglio per Nita, un membro del personale del Dipartimento, che sfrutta la sua debolezza per convincerlo ad aiutarla a rubare il Siero della Memoria. In realtà la sua intenzione è quella di rubare il Siero della Morte per utilizzarlo contro il Dipartimento stesso.

Tris scopre il suo piano e tenta di fermarli: riesce a impedire l’attentato ma non a fermare l’esplosione della prima bomba, che porterà alla morte di Uriah. Si susseguono diverse vicende, che mettono a confronto i GD (geneticamente danneggiati) con i GP (geneticamente puri), e Tris lotta per far avere a tutti pari diritti.
Nel frattempo, il Dipartimento decide di utilizzare il Siero della Memoria su tutti gli abitanti all’interno delle mura per fermare i conflitti tra Esclusi e Alleati: Tris decide, con alcuni amici, di fermare l’attacco, utilizzando il siero della Memoria proprio sui membri del Dipartimento.

La missione, però, richiede un sacrificio: entrando nel laboratorio che contiene il Siero della Memoria senza permesso, si aziona la diffusione del Siero della Morte, che ucciderebbe chiunque si trovasse all’interno dell’edificio. Caleb si offre volontario per questo compito, cercando di espiare le sue colpe.

All’ultimo momento, però, Tris si sostituisce al fratello, sacrificandosi al posto suo. Riesce a sopravvivere al Siero della Morte, ma si trova faccia a faccia con David, il capo del Dipartimento, che le spara, uccidendola. Prima di morire, Tris riesce ad azionare il Siero della Memoria e resettare i membri del Dipartimento, eliminando così i pregiudizi sui GD.

L’esperimento è definitivamente chiuso, anche se questo ha comportato la morte di molte persone, Tris su tutte.
Nonostante tutto, rimane qualcosa in cui credere e per cui lottare, e saranno Quattro e Christina a dimostrarlo.

 

? Il libro:

L’impostazione del terzo capitolo della serie Divergent è completamente diversa rispetto a quella del primo e del secondo:

  • le caratteristiche di periodi, dialoghi e descrizioni sono pressoché invariate rispetto ai capitolo precedenti;
  • personaggi ben definiti e caratterizzati (sono essenzialmente gli stessi del primo e del secondo capitolo, con l’aggiunta di un personaggio principale);
  • la narrazione: si alterna tra Tris e Quattro – un capitolo è come se fosse visto da un protagonista, e il capitolo successivo è visto dall’altro.
  • il finale: mi è sembrato un po’ eccessivo, se paragonato al resto della storia.

Cosa ne penso?

Sinceramente ho trovato il terzo capitolo un po’ deludente rispetto ai primi due: l’epilogo della storia è un po’ tragico ma spinge comunque a riflettere sull’importanza del passato e delle scelte (e, secondo me, anche sull’utilizzo positivo o negativo che si può fare delle scoperte scientifiche), il ché non è male, ma mi è sembrato comunque un po’ eccessivo rispetto al “peso” del resto della storia.

In secondo luogo, ciò che mi ha spinto ad apprezzare meno questo capitolo rispetto agli altri, è che la narrazione viene spezzata continuamente, alternando il racconto di Tris a quello di Quattro: secondo me questo è un fattore che distoglie l’attenzione dalla storia e confonde parecchio, sarebbe stato meglio suddividerlo diversamente o continuare con la narrazione solo da parte di Tris.

Consiglio la serie completa perché, nel suo insieme, non è affatto male. Sull’ultimo capitolo, però, ho avuto qualche perplessità.

 

 

Insurgent

Insurgent Book Cover Insurgent
Divergent
Veronica Roth
Distopico, Per ragazzi
DeAgostini
2018
Copertina flessibile
510

Una scelta può cambiare il destino di una persona... o annientarlo del tutto. Ma qualsiasi essa sia, le conseguenze vanno affrontate. Mentre il mondo attorno a lei sta crollando, Tris cerca disperatamente di salvare tutti quelli che ama e se stessa, e di venire a patti con il dolore per la perdita dei suoi genitori e con l'orrore per quello che è stata costretta a fare. La sua iniziazione avrebbe dovuto concludersi con una cerimonia per celebrare il proprio ingresso nella fazione degli Intrepidi, ma invece di festeggiare la ragazza si è ritrovata coinvolta in un conflitto più grande di lei... Ora che la guerra tra le fazioni incombe e segreti inconfessabili riemergono dal passato, Tris deve decidere da che parte stare e abbracciare completamente il suo lato divergente, anche se questo potrebbe costarle più di quanto sia pronta a sacrificare. Il secondo romanzo della saga "Divergent".

✒ “Come un animale selvatico, la verità è troppo potente per poterla ingabbiare.”

? Sinossi:

Una scelta può cambiare il destino di una persona… o annientarla del tutto. Ma qualsiasi essa sia, le conseguenze vanno affrontate. Mentre il mondo attorno a lei sta crollando, Tris cerca disperatamente di salvare tutti quelli che ama e se stessa, e di venire a patti con il dolore per la perdita dei suoi genitori e con l’orrore per quello che è stata costretta a fare. La sua iniziazione avrebbe dovuto concludersi con una cerimonia per celebrare il proprio ingresso nella fazione degli Intrepidi, ma invece di festeggiare la ragazza si è ritrovata coinvolta in un conflitto più grande di lei… Ora che la guerra tra le fazioni incombe e segreti inconfessabili riemergono dal passato, Tris deve decidere da che parte stare e abbracciare completamente il suo lato divergente, anche se questo potrebbe costarle più di quanto sia pronta a sacrificare.

Trama:

Il secondo capitolo della saga Divergent riparte esattamente dal punto in cui si è fermato il primo: dopo la fuga dei protagonisti e il viaggio in treno, si recano presso la fazione dei Pacifici.

Per  ricevere asilo sono costretti a consegnare le armi ed adattarsi allo stile di vita della fazione: proprio per grazie alla loro natura, i Pacifici riescono a rimanere neutrali, senza farsi coinvolgere nei conflitti tra le altre fazioni. In questo modo Tris e Quattro, con gli altri fuggitivi, riescono ad avere un attimo di tregua.

Presto, però, una parte di Intrepidi traditori ed alcuni Eruditi, arrivano nel territorio dei Pacifici per catturarli; riescono a scappare ancora una volta, rifugiandosi in città ma non esistono più posti sicuri per loro e sono costretti a chiedere asilo agli Esclusi.

Poco dopo il loro arrivo si scopre che il capo degli Esclusi, Evelyn, è la madre di Quattro – che si credeva fosse morta quando Quattro era ancora un bambino.

Gli Esclusi e coloro che sono fuggiti dalle altre fazioni cercano, quindi, di escogitare un piano per riprendere il potere, ormai in mano agli Eruditi, e impossessarsi della città.

La situazione è incerta: il regime delle fazioni sta andando in pezzi ma, di fatto, le alternative sono il caos oppure un regime pressoché totalitario con Evelyn a capo.

Tris e Tobias si recano, quindi, presso la fazione dei Candidi, dove trovano anche altri Intrepidi che hanno chiesto asilo: qui vengono arrestati, processati e poi liberati, decidono di programmare un attentato agli Eruditi e, durante questa operazione si scopre che un amico di Tris, Uriah, è Divergente. In questa fase riescono anche a catturare Eric, ex comandante degli Intepidi, che viene giustiziato a causa dei suoi reati (nel frattempo Quattro viene nominato nuovo capo degli Intrepidi e si trova a dover gestire situazioni complicate come questa).

Anche per Tris sono momenti difficili: si trova a dover decidere se salvare Hector o Marlene, entrambi sotto simulazione e controllati da Jeanine (capo degli Eruditi).

Mentre un gruppo di Intrepidi e gli Esclusi cercano di sopraffare gli Eruditi, Tris e i suoi amici aiutano Marcus (padre di Quattro) a scoprire il motivo per cui gli Eruditi volessero sterminare gli Abneganti, recandosi al quartier generale degli Eruditi.

Qui, Tris è nuovamente costretta a sostenere una simulazione, in cui si trova ad affrontare se stessa in versione Erudita: dopo aver superato la prova, riesce ad entrare nell’ufficio di Jeanine, dove cerca la spiegazione allo sterminio degli Abneganti. Lì trova Tori, l’Intrepida che l’aveva aiutata durante la fase della scelta, che uccide Jeanine per vendicare l’assassinio di suo fratello (Divergente).

Tris e Marcus vengono arrestati insieme ad alcuni Eruditi e solo in seguito ritrova Tobias: in questo momento si rendono conto che il potere è ora in mano agli Esclusi, con a capo Evelyn, che si sono impossessati di tutte le armi degli Intrepidi e che quindi la situazione potrebbe tornare esattamente come prima.

Dopo svariati tentativi, Tobias trova l’hard-disk su cui Jeanine custodiva i segreti degli Eruditi: si tratta di un video che deciderà le sorti di tutta la popolazione di Chicago da questo momento in poi.

Il video viene proiettato al centro della città, e cambia radicalmente la visione che la popolazione di Chicago aveva sia del mondo interno alla città, e sia di quello esterno, nonché delle proprie origini e così via.

Quale terribile verità si nasconde dietro le strategie di Jeanine?

? Il libro:

L’impostazione del secondo capitolo della serie Divergent è uguale a quella del primo:

  • periodi mai troppo lunghi o complessi;
  • descrizioni piuttosto dettagliate;
  • personaggi ben definiti e caratterizzati (sono essenzialmente gli stessi del primo capitolo, con l’aggiunta di un paio di personaggi principali);
  • ritmo piuttosto veloce, anche se ci sono alcuni passaggi un po’ lenti e, forse, un po’ forzati.

Cosa ne penso?

Il mio giudizio personale è pressoché lo stesso del primo capitolo: è un romanzo distopico per ragazzi, e sotto questo punto di vista credo sia ottimo. Contiene alcune idee niente male – come quella delle simulazioni – e ho trovato la storia tra Tris e Quattro molto appropriata, senza esagerazioni o forzature (forse un po’ ripetitiva sulla questione delle bugie e cose non dette tra i due, ma tutto sommato gradevole).

Credo che la narrazione in prima persona – come se Tris stesse vivendo e raccontando i fatti – renda la lettura molto veloce e scorrevole: trattandosi del secondo capitolo e “conoscendo” i personaggi, probabilmente ci si aspetta determinate scelte e avvenimenti.

Lo consiglio come lettura “leggera” e non impegnativa, per gli amanti del genere fantascientifico – distopico è sicuramente indicato (sempre tenendo a mente che si tratta di un romanzo per ragazzi).