L’arte di conoscere se stessi

L'arte di conoscere se stessi Book Cover L'arte di conoscere se stessi
Arthur Schopenhauer, Franco Volpi,
Filosofia
2003
117

Avviato nel 1821 e proseguito poi nei decenni successivi, questo “libro segreto” consisteva probabilmente in una trentina di fogli fitti di annotazioni autobiografiche, ricordi, riflessioni, norme di comportamento, massime e citazioni che Schopenhauer aveva registrato come ciò che gli stava più a cuore, come una sorta di distillato della propria personale saggezza di vita: le regole di un'arte per conoscere se stessi e, nel contempo, per rendere meno difficile la convivenza con gli altri e l'orientamento nel mondo: “Volere il meno possibile e conoscere il più possibile è stata la massima che ha guidato la mia vita”


L’arte di conoscere se stessi di Arthur Schopenhauer

Arthur Schopenhauer, filosofo tedesco del XIX secolo, è noto per le sue profonde riflessioni sulla filosofia della vita e sulla conoscenza di sé. Il suo libro “L’arte di conoscere se stessi” (in tedesco “Die Kunst, sich selbst zu erkennen”) è un’opera che invita i lettori a esplorare la propria interiorità e a comprendere meglio la natura umana. In questa recensione SEO, esamineremo il significato di questo libro e l’importanza dell’autore nel panorama filosofico.

La cortesia, al pari di un gettone, è palesemente una moneta falsa: lesinarla dimostra ottusità; usarne con liberalità invece intelligenza. Chi al contrario spinge la cortesia fino

a sacrificare interessi reali è come chi dispensa monete d’oro autentiche al posto di gettoni.

Arthur Schopenhauer: L’autore dietro il capolavoro

Arthur Schopenhauer (1788-1860) è stato uno dei pensatori più influenti della sua epoca. Le sue opere hanno lasciato un’impronta duratura sulla filosofia occidentale e hanno ispirato numerosi pensatori successivi, tra cui Friedrich Nietzsche. Schopenhauer era noto per la sua visione pessimistica della vita, ma anche per la sua acuta intuizione sulla condizione umana.

Schopenhauer trascorse gran parte della sua vita a scrivere e a riflettere sulla filosofia, cercando di rispondere a domande fondamentali sulla natura dell’esistenza umana e sulle sofferenze che l’accompagnano. Questa profonda introspezione si riflette chiaramente nel suo libro “L’arte di conoscere se stessi”.

. La cortesia è quindi per l’uomo ciò che il calore è per la cera.

“L’arte di conoscere se stessi”: Un viaggio nell’interiorità umana

Il libro di Schopenhauer è una guida filosofica per coloro che desiderano esplorare il proprio mondo interiore. Egli sostiene che la vera conoscenza di sé non può essere raggiunta attraverso lo studio esterno o attraverso l’osservazione degli altri, ma solo attraverso una profonda introspezione. L’autenticità e la sincerità verso se stessi sono fondamentali per questa ricerca.

il mezzo più sicuro contro l’odio verso il genere umano è disprezzarlo

Schopenhauer esplora le passioni umane, i desideri e le illusioni che spesso ci distolgono dalla comprensione di chi siamo veramente. Egli offre consigli pratici su come superare le trappole della vita quotidiana e come raggiungere una conoscenza più profonda di sé stessi.

La ricerca del significato della vita

Uno dei temi centrali del libro è la ricerca del significato della vita. Schopenhauer crede che la vita sia permeata dalla sofferenza e dall’insoddisfazione, ma sostiene che la conoscenza di sé può aiutarci a trovare una forma di redenzione. La consapevolezza delle nostre passioni e dei nostri desideri ci permette di liberarcene e di raggiungere una forma di tranquillità interiore.

Schopenhauer afferma che la vera felicità non risiede nella ricerca incessante del piacere, ma nella riduzione dei desideri e nella comprensione della natura effimera delle nostre passioni. Questa prospettiva offre una visione unica sulla ricerca della felicità e del significato nella vita.

Da come gli altri si comportano con noi non dobbiamo desumere e apprendere chi siamo noi, bensì chi sono loro

Conclusioni

“L’arte di conoscere se stessi” di Arthur Schopenhauer è un’opera filosofica che invita i lettori a esplorare il proprio mondo interiore, a comprendere le passioni umane e a cercare il significato della vita. La profonda saggezza di Schopenhauer e la sua capacità di analizzare la natura umana lo rendono un’autorità nel campo della filosofia esistenziale.

Questo libro è una risorsa preziosa per coloro che desiderano intraprendere un viaggio di auto-scoperta e di comprensione della vita umana. La sua eredità filosofica continua a ispirare e a influenzare generazioni di pensatori, e offre un’importante prospettiva sulla ricerca della conoscenza di sé e della felicità. In sintesi, “L’arte di conoscere se stessi” è una lettura imperdibile per chiunque sia interessato alla filosofia della vita e alla ricerca del significato.

Altri spunti di lettura

@alice.sogno

Abbiamo sempre vissuto nel castello

Abbiamo sempre vissuto nel castello Book Cover Abbiamo sempre vissuto nel castello
Shirley Jackson
Fiction
2009
182

«A Shirley Jackson, che non ha mai avuto bisogno di alzare la voce»: con questa dedica si apre L’incendiaria di Stephen King. È infatti con toni sommessi e deliziosamente sardonici che la diciottenne Mary Katherine ci racconta della grande casa avita dove vive reclusa, in uno stato di idilliaca felicità, con la bellissima sorella Constance e uno zio invalido. Non ci sarebbe nulla di strano nella loro passione per i minuti riti quotidiani, la buona cucina e il giardinaggio, se non fosse che tutti gli altri membri della famiglia Blackwood sono morti avvelenati sei anni prima, seduti a tavola, proprio lì in sala da pranzo. E quando in tanta armonia irrompe l’Estraneo (nella persona del cugino Charles), si snoda sotto i nostri occhi, con piccoli tocchi stregoneschi, una storia sottilmente perturbante che ha le ingannevoli caratteristiche formali di una commedia. Ma il malessere che ci invade via via, disorientandoci, ricorda molto da vicino i «brividi silenziosi e cumulativi» che – per usare le parole di un’ammiratrice, Dorothy Parker – abbiamo provato leggendo La lotteria. Perché anche in queste pagine Shirley Jackson si dimostra somma maestra del Male – un Male tanto più allarmante in quanto non circoscritto ai ‘cattivi’, ma come sotteso alla vita stessa, e riscattato solo da piccoli miracoli di follia.

“Abbiamo sempre vissuto nel castello” è un romanzo della scrittrice statunitense Shirley Jackson, pubblicato per la prima volta nel 1962. Questo libro è diventato uno dei lavori più famosi dell’autrice e un classico della letteratura gotica.

Il romanzo si sviluppa attorno alla storia delle sorelle Blackwood,  Mary Catherine (Merricat) e Constance, che vivono insieme in isolamento nel loro antico castello. Dopo lo sterminio di quasi tutta la loro famiglia, le due sorelle si sono isolate completamente e sono vittime di pettegolezzi e sospetti da parte della comunità locale.

La voce narrante è quella di Merricat, una giovane donna eccentrica e dalla mente enigmatica. Merricat si occupa della protezione e del mantenimento del loro castello, costruendo barriere mentali e fisiche per tenere lontani gli intrusi. Benché sia capisca che non sia più una bambina, spesso il rapporto con la sorella e lo stesso comportamento di Merricat, porta il lettore a pensare che invece si tratti di una ragazzina. La relazione con la sorella Constance infatti è complessa e ambigua, nasconde segreti e misteri, una sinistra intesa e complicità nel mantenere un equilibrio folle e una normalità apparente.

“Abbiamo sempre vissuto nel castello” affronta temi come la paranoia, l’alienazione e la colpa, offrendo una riflessione profonda sulla natura umana e sulla società. La scrittura della Jackson è coinvolgente e magnetica, creando una tensione crescente che avvolge il lettore e lo spinge ad andare avanti nella trama, nonostante di fatto non dica NULLA fino alla fine.

Uno degli aspetti più affascinanti del romanzo è la capacità della Jackson nel creare un’atmosfera palpabile, inquietante e tremendamente realistica nella sua assurdità. L’uso sapiente dell’ambientazione, del linguaggio e dei dettagli visivi trasmette un senso di claustrofobia e di minaccia imminente.

Inoltre, “Abbiamo sempre vissuto nel castello” è un gotico esemplare, che presenta una storia che è al contempo misteriosa e sottile, senza ricorrere a elementi sovrannaturali o all’orrore esplicito. È l’aspetto psicologico dei personaggi e la complessità delle loro relazioni a suscitare emozioni e riflessioni nel lettore.

Shirley Jackson ha dimostrato di essere una maestra nel dipingere ritratti psicologici e nell’esplorare la parte oscura dell’animo umano. “Abbiamo sempre vissuto nel castello” è un’opera che rimane nella mente del lettore, continuando a suscitare interrogativi e discussioni anche dopo la sua conclusione. È un capolavoro senza tempo, che invita a riflettere sulle complicazioni psicologiche di ogni gesto.

 


Altri spunti di lettura

@alice.sogno

Il sogno

Il sogno Book Cover Il sogno
Mary Shelley
Gotico, Racconto, Classico
La Vita Felice
2019
Copertina flessibile
67

The Dream (“Il sogno”) è un racconto gotico scritto da Mary Shelley e pubblicato per la prima volta sull’annuario letterario «The Keepsake» nel 1832. Era accompagnato da un’illustrazione dipinta da Louisa Sharpe e incisa da Charles Heath. Da allora è stato ristampato in diverse antologie. La riproduzione di un manoscritto olografico del racconto, conservata nella Carl H. Pforzheimer Library di New York, mostra come Mary Shelley abbia modificato la versione originale del racconto per adattare meglio il personaggio di Constance all’illustrazione di Louisa Sharpe. Ambientato in Francia intorno al volgere del XVII secolo, è la storia di una giovane donna, la contessa Constance di Villeneuve, innamorata di Gaspar de Vaudemont, figlio del nemico di suo padre. Poiché i loro padri si erano uccisi l’un l’altro in battaglia, Constance è divisa tra il suo amore per Gaspar e il senso del dovere nei confronti del defunto padre.

Il sogno di Mary Shelley è un racconto breve in pieno stile gotico, stile caratteristico dell’autrice.

In breve la storia è questa: una coppia di amanti si trova ad affrontare scelte di vitale importanza. Il ragazzo e la ragazza infatti sono figli di due famiglie rivali, che hanno portato avanti litigi e scontri fino al punto di commettere omicidi.

A farne le spese sono stati il fratello e il padre della ragazza, e il principale sospettato è proprio lo sventurato ragazzo di cui lei è innamorata. I due giovani amanti hanno portato avanti una relazione in segreto per diverso tempo, fino a quando i sospetti di questo terribile crimine hanno fatto allontanare la ragazza dal suo amato.

Nonostante i ripetuti tentativi da parte di lui di dimostrare la sua innocenza, la ragazza è dibattuta a tal punto di non riuscire a scegliere tra amore e famiglia. Il racconto infatti viene narrato attraverso il punto di vista della ragazza, che vive una lotta interiore estenuante tra il suo smisurato affetto nei confronti del giovane e i sensi di colpa nei confronti dei suoi cari defunti.

Non potendo trovare una soluzione al suo dilemma e trovandosi ormai prossima al ritiro in convento, decide – su consiglio di una persona amica – di recarsi su una sorta di “roccia della verità“, ossia una sporgenza a picco sulla Loira che, secondo la leggenda, porterebbe consiglio durante la notte.

Per affrontare la sfida la ragazza deve recarsi da sola sul promontorio e addormentarsi, con il rischio di cadere nel fiume e morire. L’epilogo sarà assolutamente positivo e i due potranno coronare il loro Sogno d’amore senza doversi sentire in colpa per rivalità ormai passate, ma la parte più coinvolgente del racconto è sicuramente l’analisi interiore dei pensieri e degli stati d’animo della ragazza, nonché l’aspetto gotico tipico di Mary Shelley.

Prima di arrivare al fatidico sogno infatti la ragazza ha delle visioni di fantasmi dei suoi cari defunti, viene perseguitata da allucinazioni e in qualche modo vive parallelamente ad un senso di morte incombente. In conclusione si tratta di un racconto breve ma molto intenso e caratteristico: uno stile gotico incredibilmente elegante e curato che spinge a leggere una pagina dopo l’altra senza fermarsi.

Mary Shelley, benché sia conosciuta principalmente per la sua opera maggiore – Frankenstein, ha scritto in realtà molti altri romanzi e racconti gotici, nonché articoli di giornale, poesie e romanzi storici.

Solo recentemente alcuni dei suoi scritti sono stati rivalutati e tradotti in molti paesi e riportati alla portata di tutti. In questo caso una nota di merito va fatta anche all’edizione, che presenta il testo inglese e il testo italiano a fronte, un piccolo gioiellino da conservare e rileggere davanti a un camino e una tisana calda. Buona lettura!

@alice.sogno

 

La storia segreta di una contessa irlandese

La storia segreta di una contessa irlandese Book Cover La storia segreta di una contessa irlandese
Joseph Sheridan Le Fanu
Giallo, Epistolare
ABEditore
2020
Copetina flessibile
100

La storia segreta di una Contessa irlandese è un racconto di Joseph Sheridan Le Fanu appartenente ai Purcell Papers (1880), una raccolta di leggende sul soprannaturale e dell’orrore tratte dalla tradizione irlandese. Questo racconto, in particolare, porrà le basi da cui Le Fanu trarrà ispirazione per il famoso romanzo gotico Uncle Silas. Interessante notare come il testo faccia parte di quel sottogenere poliziesco conosciuto come “enigma della camera chiusa”, in cui l'indagine si svolge intorno a un delitto compiuto in circostanze apparentemente impossibili - come quello scoperto in una camera chiusa dall'interno - e come sia esso un primissimo esempio di questa particolare forma narrativa. Nonostante abbia tutte le carte in regola per essere indicato come un primo esperimento del genere, è anche importante notare la riuscita da parte dell’autore nel mettere in evidenza il lato di orrore psicologico che si rivela con il dipanarsi della trama. Alla morte del padre, l’ereditiera Lady Margaret va a vivere con lo zio Sir Arthur e la sua famiglia fino al raggiungimento della maggiore età. L’uomo vive in isolamento volontario nel suo lugubre castello, dopo essere stato accusato di un omicidio accaduto in quel luogo anni prima. Ma lei non ha dubbi sulla sua innocenza, e si sente accolta e benvoluta da lui e dal resto dei famigliari. Non sa, però, che qualcuno sta tramando nel buio per impossessarsi del suo patrimonio, e che presto quel castello diventerà una prigione. La sua ribellione e i continui tentativi di salvezza potrebbero costarle la vita…

La storia segreta di una contessa irlandese è un racconto di Joseph Sheridan Le Fanu pubblicato nell’800 ed ora portato in Italia da ABEditore, nel “funesto anno 2020”.

L’autore di questo racconto è celebre soprattutto per essere stato il primo a portare nella letteratura inglese la figura del vampiro, l’unico precedente a Bram Stoker.

In questo racconto vediamo come protagonista una giovane donna che è rimasta orfana di madre da piccola e di padre prima del compimento della maturità viene mandata a vivere con lo zio ed il cugino.

La giovane donna non ha mai nutrito una grande simpatia per lo zio né tantomeno per il cugino, con ha avuto corrispondenza nel periodo precedente al suo trasferimento. Il cugino infatti è sempre risultato una persona poco raccomandabile, antipatica e con cattiva intenzione; mentre lo zio confidava essere una persona migliore, soprattutto per via della stima che il padre riponeva in lui.

Dopo un breve periodo trascorso tutti sotto lo stesso tetto, il cugino si offre di diventare suo sposo, ma lei rifiuta categoricamente sottolineando la repulsione che prova nei confronti di questa persona.

Zio e cugino si ritrovano ad essere molto offesi e contrariati da questa decisione, perciò escogitano un piano per ottenere comunque i loro interessi.

La giovane donna inizia a sospettare che i due stiano tramando qualcosa a suo discapito e si confida unicamente con la cugina minore.

In un primo momento sembra che lo zio voglia essere accondiscendente con lei e rispettare la sua scelta di non sposare il figlio: questo infatti sembra essere partito per non ritornare.

Si scoprirà invece che il temibile cugino non è mai partito e,anzi, ha pessime intenzioni nei confronti della ragazza. La poverina si salverà solo grazie al suo sesto senso e alla sua furbizia, che l’hanno condotta a prendere precauzioni nei confronti di questi parenti scellerati.

Tutta la vicenda viene raccontata in prima persona dalla ragazza che si confida in una lettera ad un amico e riporta i fatti in ordine cronologico per come li ha vissuti e per come sono accaduti. Si tratta quindi di una sorta di racconto epistolare benché la lettera sia soltanto una.

La storia segreta di una contessa irlandese

Lo stile dell’autore è incredibilmente elegante e scorrevole come d’altronde la maggior parte degli scritti che appartengono alla sua epoca: oggi lo potremmo definire un racconto thriller o quantomeno con degli elementi del giallo classico, benché non ci siano vere e proprie indagini, ma semplicemente un racconto passo a passo di come si sono svolti gli eventi.

Non ci sono elementi che lo rendano gotico, non ci sono fantasmi, apparizioni e simili, ma l’atmosfera che si percepisce è quella gotica.

Nota: edizione spettacolare ABeditore con illustrazioni e prefazione.

Gotico Femminile – 16 racconti di autrici dell’orrore

Gotico femminile Book Cover Gotico femminile
Various
Horror, Gotico
Mimesis

Le donne non sono più cattive, né meno cattive degli uomini, semplicemente lo sono in modo diverso. Quando a sollevare la paura al livello di orrore è l’immaginazione femminile, l’orrore è essenzialmente orrore quotidiano: non l’invenzione di quel che è orribile, perché strano, ma la scoperta di quanto vi sia di orribile in quel che è quotidiano. Dagli orrori tragicamente possibili, quali la violenza del potere – non solo e, forse, non soprattutto fisica – alle realtà capovolte, riflesse, rovesciate come un guanto, un filo rosso fatto di “brividi sottili, arcani, inquietanti” tiene uniti questi racconti. Un orrore autentico, sottile e molteplice, ma anche pragmatico, ragionevole e concreto. Il lettore verrà condotto nei sotterranei più affascinanti e misteriosi che ci siano: quelli della natura umana e femminile. Poiché se non vi è orrore dove non vi è immaginazione, non vi è orrore fuori di noi che non rifletta quello che è in noi.

Gotico femminile è una raccolta di racconti edita da Jouvence Edizioni. Racchiude sedici racconti horror-gotici di autrici vissute nei due secoli passati.

Attraverso questi sedici racconti si esplorano vari aspetti dell’orrore: dalla superstizione popolare al dolore fisico, dal terrore dell’ignoto all’angoscia della sofferenza e della perdita.

Ogni racconto è scritto con uno stile ed un ritmo diverso, ma tutti con estrema eleganza: un esempio su tutti è Mary Shelley, qui citata con un estratto di Frankenstein, maestra di stile ed eleganza ma al contempo di orrore e suggestione.

Nello specifico, la raccolta è così suddivisa:

    1. ORRORE ANTICO:
      – Margherita di Navarra – Novella XXXI e XXXII
      – Aphra Behn  – I Rossi, I Neri e i Bianchi
      – Madame d’Aulony – Il ramoscello d’oro
    2. GOTICO E IL NERO
      – MAdame de Stael – Paesaggio, Leonora
      – Ann Redcliffe – Elena e Schedoni, Il velo nero
      – Jane Austen – il piacere della paura
      – Mary Shelley – Nascita di Frankenstein
      – George Sand – L’iniziazione
      – Charlotte Bronte – La camera rossa
      – Emily Bronte – Una voce
      – Matilde Serao – Gioco e delirio, La fattucchiera
      – Vernon Lee – La voce malefica
      – Carolina Invernizio – La morta vive
      – Grazia Deledda – Un grido nella notte
    3. ALTRI ORRORI
      – Wanda von Sacher-Masoch – Temporale, Apparizione
      – Annie Vivanti – Sulle coste di Malabar, La curva dell’arcobaleno

Alcuni racconti sono crudi (Aphra Behn), altri sono inquietanti (Jane Austen), altri sono macabri (Mary Shelley):  in questa raccolta si esplorano tutte le possibili paure umane, sfociando appunto nell’orrore. Non solo: mettendo in risalto le paure, si mettono ugualmente in risalto le conseguenze alle paure: i lati più oscuri e deplorevoli dell’animo umano, la meschinità, l’ignoranza, la cattiveria e l’invidia.

Trattandosi di racconti estratti da romanzi o antologie famosi, è possibile che gli appassionati del genere li abbiano già letti. Tuttavia è interessante leggerli tutti insieme per avere una visione complessiva sia delle autrici che dell’interpretazione della paura che gli autori della raccolta hanno voluto dare.

Infine, contiene note biografiche su ogni autrice, prima di ogni racconto.

Le fantasime e i  negromanti piacciono al volgar popolo come alle colte persone; un avanzo è questo della nordica mitologia; è una disposizione che naturalmente ispirano le lunghe notti de’ climi settentrionali; e per altro canto, benché il cristianesimo combatta tutti i mal fondati timori, non però meno le popolari superstizioni hanno sempre una certa affinità colla religion dominante.

 

Personalmente  ho trovato questa raccolta Gotico femminile molto interessante, ben strutturata e ben curata, nonostante avessi già letto alcuni dei racconti. Mi hanno particolarmente colpito quelli di Aphra Behn perché, riferendosi alle barbarie realmente perpetrate dai bianchi dei confronti degli indigeni americani, hanno reso quel tipo di orrore ancora più percepibile e impressionante.


Articoli correlati: HORROR

@alice.sogno

Edgar Allan Poe

Edgar Allan Poe
I giganti, La nuova biblioteca per tutti
Biografia
Mondadori
1970
Copertina rigida
135

Di Edgar Allan Poe, su questo blog, abbiamo già parlato parecchie volte, tra approfondimenti sulla sua persona e sulle sue opere.

Oggi, però, parliamo di un volume molto bello che ho scoperto grazie alla biblioteca del mio paese: Edgar A. Poe, edito nella collana I Giganti – La nuova biblioteca per tutti, da Mondadori – collana che risale all’incirca al 1970.

 

Edgar Allan Poe

Volume di circa 130 pagine, racchiude una parte antologica e una biografica. Ricco di foto e contenuti grafici, racconta la vita e le opere dell’autore dell’horror. Figlio di un’attrice e un ubriacone, ha un’infanzia abbastanza difficile: il padre muore poco dopo la sua nascita, la madre – malata e indebolita – si trasferisce varie volte fino a quando, povera e malata, si spegne a soli 24 anni.

Edgar inizia la seconda parte con una famiglia adottiva, da cui riceve attenzioni e affetto, ma la sua vita continua ad essere segnata da spiacevoli eventi. Sin da piccolo è un soggetto bizzarro: acquisisce una strana familiarità con la morte, con presagi e simbologia; instaura un legame con la figura del corvo, che durerà per tutta la sua vita. Il corvo sarà anche la sua prima opera celebre.

La sua vita continua tra stranezze e una sorta di confusione tra sogno e realtà. A 26 anni sposa la cugina, che ne ha 13. Fa di sua zia una madre. Continua a scrivere, a tratti accettato dal pubblico e a tratti no.

Affonda i suoi tormenti nell’alcol, pare che tenti il suicidio. Durante uno dei suoi vagabondaggi, si ritrova su un treno diretto a Filadelfia, privo di sensi, alcolizzato e dolorante. Viene rimandato a Baltimora, dove finisce in un tumulto cittadino dovuto alle elezioni e altri eventi locali. Gli vengono somministrati intrugli alcolici tremendi che lo mandano in uno stato di delirio incontrollabile: è l’inizio della fine. Viene ricoverato, prega che qualcuno abbia pietà di lui e ponga fine alle sue sofferenze.

Ebbi un peccato solo, non seppi esser felice.

Nell’ottobre del 1849 muore in un ospedale, chiedendo aiuto al medico curante e a Dio.

Le opere

Le opere di Edagar Allan Poe spaziano tra una lunga serie di racconti: racconti fantastici, racconti umoristici e di vario genere. Un solo romanzo completo, Arthur Gordon Pym, seguito da altri tentativi di romanzo e altri scritti, come Il diario di Julius Rodman.

Gli scritti di Poe vanno poi dalla poesia alla critica e, benché abbia composto un solo romanzo, ha lasciato un bagaglio culturale per i secoli a venire che tutt’oggi ha molto da insegnare e che ha gettato le basi per interi filoni letterari.

Il libro

Come anticipato, il libro in questione fa parte di una collana edita da Mondadori negli anni 70, difficilmente reperibile oggi se non in qualche biblioteca o mercato dell’usato. Tuttavia, se dovesse capitarvi di imbattervi in questo volume, vi consiglio di recuperarlo e dedicargli qualche ora: un volume che ha il sapore d’altri tempi (soprattutto per via dell’impaginazione e dei contenuti grafici) e che contiene parecchie informazioni biografiche e curiosità sull’autore.

su instagram: le mie foto ispirate a questo e altri libri

sul blog: tutte le recensioni

Il racconto della vecchia balia

Il racconto della vecchia balia Book Cover Il racconto della vecchia balia
Elizabeth Gaskell
Horror
ABEeditore
2021
Copetina flessibile
96

"Il racconto della vecchia balia" è uno scritto breve pubblicato nel 1852 in una raccolta dallo stesso titolo. Pare addirittura che lo stesso Charles Dickens volesse vederlo concluso, esortando l'autrice Elizabeth Gaskell a completarlo. La balia del racconto narra a dei giovani ascoltatori la storia della piccola Rosamond che, rimasta orfana, viene affidata alle cure di lontani e anziani parenti i quali, nel freddo della loro vecchia dimora, si dicono disponibili a prendersi cura di lei. Ma c'è un segreto misterioso che riguarda la storia familiare all'origine delle spettrali incursioni notturne di uno spirito bambina e del lugubre quanto minaccioso suono di un organo che riecheggia nell'ala est del nobile maniero nelle notti più tempestose. Esso appartiene a una tragica vicenda familiare che si è consumata molti anni addietro. Gaskell trasporta il lettore in una storia di fantasmi della vecchia Inghilterra, tra magioni infestate, paesaggi innevati, famiglie maledette e spettri che si aggirano per la brughiera. Un racconto "classico" in tal senso, rappresentativo di un genere tanto apprezzato quanto diffuso.

Il racconto della vecchia balia è uno scritto breve di Elizabeth Gskell, pubblicato nel 1852 in una raccolta dallo stesso titolo.

Edito oggi da ABEDITORE, confezionato nella sua veste migliore: quest’edizione contiene una postfazione della traduttrice che fa chiarezza non solo sulla traduzione, ma anche sul contenuto del racconto.

Si tratta infatti di un racconto gotico/horror ottocentesco molto affascinante, elegante e inquietante al punto giusto. Ambientato in un maniero solitario, in mezzo alle brughiere, in un paesaggio invernale cupo e nevoso.

Si basa su un concetto molto semplice, spesso sfruttato nel genere horror: l’apparizione del fantasma di una persona deceduta in passato, ad “infestare” la proprietà di un tempo. Fattore reso ancora più suggestivo se si tratta di un bambino.

In questo caso la presenza misteriosa è quella di una bambina morta di freddo e fame a causa della lite furiosa tra la madre e il nonno paterno: questa tremenda lite familiare ha ripercussioni tali che, dopo decenni, le anime dannate dei membri della famiglia si ripresentano ancora e fanno sentire il loro volontà a chi è rimasto in vita, nonostante tutto.

A raccontare i fatti è, appunto, la balia. Ai tempi in cui si sono verificati i fatti era solo una ragazzina che tentava di proteggere la sua padroncina dal cedere al richiamo della bambina morta.
Ora, la vecchia balia riporta la storia ai figli della bella donna che è stata la sua padrona in gioventù.

Come anticipato all’inizio di questo articolo, ci sono state alcune controversie sulla trama di questo racconto: se si analizza con attenzione, infatti, si scoprono alcune incongruenze dei fatti raccontato tra il principio e la fine (un esempio è l’esposizione dei misteriosi ritratti raffiguranti la giovane padroncina e sua sorella). Proprio per questo motivo è stato inserito un approfondimento al fondo del romanzo.

《𝗖𝗶𝗼̀ 𝗰𝗵𝗲 𝘀𝗶 𝗳𝗮 𝗶𝗻 𝗴𝗶𝗼𝘃𝗲𝗻𝘁𝘂̀, 𝗻𝗼𝗻 𝘀𝗶 𝗱𝗶𝘀𝗳𝗮 𝗶𝗻 𝘃𝗲𝗰𝗰𝗵𝗶𝗮𝗶𝗮!》

Il racconto della vecchia balia – Oltre la trama

Al di là della controversie sulla trama, sull’articolazione dei personaggi e quant’altro, Il racconto della vecchia balia è un racconto coinvolgente, scritto in modo elegante, con uno stile d’altri tempi che renderebbe affascinante qualsiasi racconto. Nonostante si tratti di un racconto breve, riesce a tenere il lettore con il fiato sospeso e creare un senso di inquietudine e sospetto sin dalle prime pagine. Il racconto in prima persona lascia presumere che la vicenda si sia conclusa senza ripercussioni gravi (la narratrice è quantomeno in vita), ma si ha la sensazione che qualcosa di grosso debba accadere. E infatti è così: la balia rimane una spettatrice, coinvolta solo marginalmente nella vicenda, e racconta tutto dopo molti anni.

Un’ulteriore nota va fatta per l’edizione: estremamente curata, dalla scelta della carta alle illustrazioni interne. ABEditore è sempre una garanzia. Consigliatissimo.


recensioni: indice

Il purgatorio di Dante – Graphic Novel

Il Purgatorio di Dante in graphic novel Book Cover Il Purgatorio di Dante in graphic novel
Cristiano Zuccarini
Comics & Graphic Novels
Chiaredizioni
2021


Il Purgatorio di Dante: una Graphic Novel di recente pubblicazione che merita di essere letta e aggiunta alla collezione!

Le opere del Sommo Poeta sono state rivisitate in tantissimi modi, nel corso negli anni: traduzioni diverse, edizioni illustrate e. relativamente di recente, fumetti e graphic novel. In realtà, sembra che l’edizione originale della Divina Commedia sia andata persa e che quella che oggi conosciamo e studiamo sia semplicemente la trascrizione più simile all’originale. Ha attraversato i secoli per arrivare fino a noi e si rivela tutt’oggi una delle opere più complesse e imponenti che siano mai state scritte.

Questa è un’edizione illustrata di Cristiano Zuccarini (Autore), Ernesto Carbonetti (Illustratore), estremamente “visuale”, adatta ad un pubblico molto vasto: adulti, ragazzi, appassionati e non.

Il Purgatorio di Dante: le illustrazioni

Questa edizione del Purgatorio si contraddistingue, ovviamente, per le illustrazioni. Le tavole sono molto particolari: uniscono tinte piatte a gradienti e pattern in modo insolito. Per esempio nelle rappresentazioni di Dante si trovano abiti in tinta piatta e le parti del corpo esposte (viso, mani) con sfumature e dettagli. Sicuramente sono molto d’impatto, soprattutto grazie a due fattori: i colori e i contrasti. La palette utilizzata per l’intero volume è composta da una quantità ridotta di colori che creano forti contrarti: bianco e nero, ovviamente, ma soprattutto rosso e ciano – grazie ai quali si hanno i contrasti più percepibili e capaci di trasmettere sensazioni forti (*); troviamo poi sfumature che vanno dal beige al marrone con cui sono stati dipinti pelle, cielo e altre parti di sfondo.

*Torniamo alle sensazioni che le tavole trasmettono. Si può dire che, in generale, trasmettano un senso di angoscia e inquietudine – come è giusto che sia, trattandosi del Purgatorio. In questa sezione della Divina Commedia, infatti, Dante si trova a dover riflettere su vari aspetti di sé e del suo passato, nonché sulle vite e sulle vicende che riguardano le persone che incontrano. Nel Purgatorio si trovano le anime di coloro che in vita avevano una propensione al peccato e devono quindi purificarsi e pentirsi prima di accedere al Paradiso. Ogni anima deve scontare pene pari ai peccati commessi in vita. Ecco che l’atmosfera si fa inquietante e “oppressiva” benché, procedendo verso il Paradiso, si faccia più tollerabile e positiva: i colori e la composizione delle tavole trasmettono esattamente questo.

I testi

Trattandosi di un’edizione a fumetti, ovviamente, i testi sono ridotti al minimo indispensabile. Vengono alternati estratti dei canti (riassunti tramite versi e immagini) e riassunti in prosa, che fanno da tramite tra un canto e l’altro. La percezione di questa struttura può essere interpretata in due modi: per alcuni può essere vantaggiosa perché permette una lettura “semplificata” dell’opera, per altri può essere confusionaria perché alterna un lessico antico ad una prosa moderna. Trattandosi però di un volume rivolto anche ad un pubblico molto giovane, potrebbe essere un buon compromesso per un primo approccio alla Divina Commedia.

In conclusione

Consiglio questo libro a tutti gli appassionati di Dante, di fumetto e ai lettori alla ricerca di edizioni fuori dal comune. Personalmente ho apprezzato molto l’uso dei colori e l’idea generale. Sempre personalmente avrei fatto alcune scelte diverse per quanto riguarda al composizione grafica (per esempio non avrei “tirato” i font nella numerazione dei canti). Per concludere, ecco alcune immagini che possono aiutare ad avere un’idea precisa sul contenuto dell’opera.

 


Approfondimento: Dante, il maestro dell’horror simbolico

Altre recensioni: Il Giornale

 

///Ringrazio Diffondi Libro per avermi dato la possibilità di leggere questo libro in anteprima

La ragazza invisibile

La ragazza invisibile Book Cover La ragazza invisibile
Mary Shelley
Classici, Racconto
Coppola Editore
2020
Copertina flessibile

La madre di Frankenstein ci regala una perla di narrativa gotica. Un racconto breve, pochissimo tradotto in italiano. Fantasmi e amori in frantumi animano un Galles ottocentesco. Rosina ama segretamente Henry. Quando il padre del ragazzo, Sir Peter Vernon, scopre il loro amore sbatte fuori di casa la ragazza. Henry ha il cuore in frantumi e cerca la sua amata tra i boschi bui. Nel villaggio non si fa altro che parlare di una ragazza invisibile, uno spettro notturno. Rosina è la ragazza invisibile? Riuscirà Henry a trovare Rosina? Sir Peter perdonerà il loro amore? Un Romeo e Giulietta d’Oltremanica, un dramma gotico a lieto fine.

La ragazza invisibile è un racconto breve di Mary Shelley, l’autrice famosa per l’opera Frankenstein.

Recentemente pubblicato in una nuova edizione italiana, è il libro più piccolo della mia collezione. 6×13 cm di pura poesia: Mary Shelley, con il suo stile elegante e curatissimo, ha creato un racconto breve praticamente perfetto.

Horror e fiaba si mescolano alla perfezione unendo gli elementi tipici di uno alla struttura dell’altra. Benché si tratti, appunto, di una storia molto breve, è sorprendete come l’autrice sia riuscita a renderla ricca di dettagli, descrizioni di luoghi, sensazioni, atmosfere e personaggi – tanto da rendere tutto assolutamente percettibile e immaginabile dal lettore.

Non è finita qui: il racconto ha una struttura complessa e addirittura diversi punti di vista. Racconta di una storia d’amore impossibile, con cui si intrecciano morte, vendetta, inganno, violenza e… fantasmi.
Ambientato nel Galles dell’800, racconta la storia di un giovane di nome Henry, che viaggia per mare ed è in pena per un amore che non può vivere a causa della propria famiglia.

Durante uno dei sui viaggi in mare, Henry e il suo equipaggio vengono compiti da una forte tempesta ma riescono a salvarsi grazie ad un faro acceso – che si dice sia disabitato da tempo immemore.

Secondo una leggenda, a tenere acceso il faro è, appunto, la ragazza invisibile, una misteriosa presenza su cui non si sa nulla, se non che sia in pensa per il suo amore perduto e che vaghi alla sua ricerca.

Qual è il legame tra Henry e la ragazza invisibile? Dopo essere scampato a morte certa, riuscirà Henry a coronare il suo sogno e vivere con la sua amata?


Questo breve racconto è davvero un gioiellino, un piccolo capolavoro della letteratura ottocentesca, scritto da una della maggiori esponenti letterarie del periodo. Un racconto gotico che, stranamente, ha anche un lieto e fine… ma soprattutto un bel messaggio per ogni lettore! CONSIGLIATISSIMO!


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Ascoltare gli alberi

Ascoltare gli alberi Book Cover Ascoltare gli alberi
Henry David Thoreau
Classici, Diario
I piccoli grandi libri
2018
93

«Una lontana betulla bianca, ritta su una collina contro il cielo bianco e brumoso, sembra, con i suoi ramoscelli sottili, così distinti e neri, un millepiedi che si arrampichi in paradiso.» Righe come queste, tratte dal suo "Diario", riassumono la visione filosofica e naturalistica di Henry Thoreau sul mondo vegetale. Precursore del pensiero ecologista, pone gli alberi al centro della propria vita intellettuale ed emotiva, instaurando con loro un profondo dialogo e tentando così di catturarne l'essenza. "Ascoltare gli alberi" propone una scelta di pagine suggestive dove gli alberi sono descritti come persone in carne e ossa, come amici fedeli che meritano il più grande rispetto, come compagni di vita che in ogni stagione offrono, per lo stupore di chi li contempli, l'immagine di una natura meravigliosa e in continuo mutamento.

Ascoltare gli alberi è una sorta di diario, scritto da Henry Thoreau, come testimonianza della sua visione della natura e dello stile di vita che ogni individuo dovrebbe adottare.

L’edizione Giunti non è integrale, contiene alcuni estratti rilevanti che consentono di avere una visione globale del pensiero dell’autore.

Personalmente ho trovato la visione di Thoreau molto valida e universale: se ogni individuo nel mondo avesse anche solo un decimo della sua attenzione nei confronti della natura, questo sarebbe un mondo migliore.

La visione filosofica e naturalistica di Thoreau, infatti, si basa innanzitutto sull’osservazione e sulla comprensione della natura che ci circonda:

Gli alberi coperti di neve lasciano passare una luce molto liscia e pulita, ma non brillante, come attraverso finestre dai vetri smerigliati; […]

Dopo l’osservazione, viene la comprensione della Natura. Dopo la comprensione, viene un’esistenza armoniosa.

L’esistenza di ogni essere umano dovrebbe essere in simbiosi con la natura, in quanto parte di essa.

Entro in una palude come in un luogo sacro.

Perché, in effetti, è così: la Natura dovrebbe essere considerata sacra perché è vita; senza Natura non c’è vita. Ciò che molto spesso l’uomo “civilizzato” dimentica è proprio questo: il continuo desiderio di sovrastare la natura e controllarla, esserne padroni, non può fare altro che danneggiare l’uomo stesso.

Ascoltare gli alberi

Thoreau mostra al lettore il mondo che ha sotto gli occhi tutti i giorni, ma che non ha mai visto veramente. Mostra, e fa riflettere su come questo mondo sia qualcosa di speciale, unico, qualcosa che va preservato e curato. Qualcosa che permette all’uomo stesso di crescere, di vivere, di evolversi, senza chiedere indietro nulla – se non un po’ di rispetto.

Lo stile dell’autore è molto curato ma semplice. Il ritmo di lettura è veloce perché, nonostante l’autore si dilunghi spesso in descrizioni ed elogi alla Natura, il libro contiene estratti brevi, che si leggono molto in fretta.

Thoreau ha anticipato quello che oggi chiameremmo “pensiero ecologista”, perché questa è la moda. In realtà, dovrebbe essere l’unica via percorribile.

Ha posto la natura e gli alberi al centro della sua esistenza e ne ha fatto uno stile di vita. Ha trasmesso la sua visione poetica e dolce della Natura attraverso questo bellissimo “diario”.

Ascoltare gli alberi è un libro che andrebbe letto da ogni persona, a ogni bambino e, magari, qualche lettore potrebbe prendere la via che Thoreau insegna.


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Frankenstein

Frankenstein Book Cover Frankenstein
Mary Shelley
Fantascienza, Classici
2012
304

Recensire un classico della letteratura come Frankenstein è da presuntuosi perciò, come ogni volta che si parla di classici, mi limiterò a sottolineare tutta la mia ammirazione e a dare il mio piccolo contributo nel diffondere questi capolavori.

Frankenstein

Classico della letteratura inglese dell’800, Frankenstein ha fatto discutere ai tempi della pubblicazione e continua a farlo, benché in modo diverso. Scritto da Mary Shelley quando aveva appena 19 anni, è diventato un pilastro della letteratura horror-fantascientifica.

Racconta la storia del giovane Victor, uno studente universitario che, sopraffatto dall’avidità di conoscenza, si lascia trasportare in un’esperienza senza precedenti nella storia dell’uomo: l’infusione della vita in un corpo inanimato.

Né le proporzioni né la complessità del progetto ponevano un freno al mio desiderio di metterlo in atto. Fu dunque nel tumulto di questi sentimenti che iniziai la creazione di un essere umano. […]

Vita e morte erano diventate per me solo barriere convenzionali da infrangere prima di poter finalmente riversare torrenti di luce sull’oscurità del mondo.

L’esperimento lo consuma, lo mette alla prova fisicamente e psicologicamente, portandolo sull’orlo del collasso, ma tuttavia ha successo. La sua creatura animata, però, ha un aspetto inquietante e una forza sovrumana: in una fase di rigetto verso la scienza e il suo stesso esperimento, Victor allontana la creatura e fugge lui stesso.

Il mostro, però, nonostante il rifiuto subito dal suo stesso creatore, ha un animo buono ed è deciso a migliorare sé stesso per ottenere l’approvazione del genere umano, nonostante le sue sembianze. Dopo mesi e mesi di vagabondaggio trova un riparo presso una famiglia, dalla quale apprende gli usi e costumi dell’uomo, impara a parlare e a leggere, nonché una lunga serie di nozioni e abilità. Il giorno della prova finale – la sua comparsa davanti all’ignara famiglia – arriva e il mostro viene rifiutato e cacciato ancora una volta.

<<Tutti gli uomini detestano gli esseri infelici; puoi dunque immaginare quanto possa essere detestato io, il più infelice tra tutti gli esseri viventi! Persino tu, colui che mi ha creato, detesti e disprezzi la tua creatura, […]>>

A questo punto, consapevole di non p0ter esser accettato da alcun essere umano, decide di trovare il suo creatore per farsi “costruire” una compagna a sua immagine. Victor dapprima accetta, ma poi cambia idea e si rifiuta di ripetere l’esperimento: da quel momento in poi il mostro decide di vendicarsi su Victor e sulla sua famiglia, incolpandolo della sua infelicità e delle sue sventure. I due finiscono per distruggersi reciprocamente, in una lenta agonia fatta di botte e risposte.

Esisteva qualcuno, a parte me, il suo creatore, capace di credere, se non per l’evidenza dei fatti, all’esistenza di un monumento in carne e ossa, dedicato alla superbia e all’ignoranza, e che io avevo lasciato libero per il mondo?

Per motivi opposti diventano entrambi vittime: Victor si considera una vittima perché condannato ad una sofferenza infinita a causa della sua stessa creazione e si colpevolizza per le sofferenze della sua famiglia; il mostro si considera una vittima perché nessuno lo accetta, nemmeno il suo stesso creatore – il quale, per di più, si rifiuta di esaudire il suo unico desiderio.

Perché dovrei io, dunque, rispettare l’uomo che mi condanna?

Questa lenta lotta all’ultimo sangue ha ovviamente un tragico epilogo per entrambi i protagonisti e, anche grazie al finale, si può scegliere come interpretare l’intero romanzo.

Oltre la trama

Frankenstein è un romanzo complesso per molti aspetti può essere analizzato su più livelli. Lo si può leggere “semplicemente” come un romanzo di fantascienza con una trama e uno stile impeccabili, oppure lo si può interpretare in diversi modi.

Attraverso i due protagonisti, infatti, porta alla luce alcune caratteristiche, atteggiamenti, difetti e lati crudeli e meschini tipici dell’essere umano – e di come, spesso, pur partendo con le intenzioni migliori, si finisca per trasformarle in azioni incredibilmente egoiste e crudeli,

Dal primo momento si ha l’esempio di Victor: spinto da un’insaziabile curiosità e desiderio di conoscenza, si ritrova alla fine ad essere vittima del suo egoismo, della sua avidità e dal suo desiderio di fama. Tant’è che, con l’evolversi della storia, cambia profondamente come persona e ricorda sé stesso da bambino (felice, spensierato e amato), quando non si era ancora lasciato consumare da sé stesso per ritrovarsi solo, malato e bugiardo.

Durante il suo percorso – dall’inizio dell’esperimento al rifiuto della sua stessa creazione – Victor passa attraverso diversi stadi: è euforico all’inizio – poi è dubbioso – in seguito ha un totale rifiuto per ciò che ha fatto – si colpevolizza – identifica sé stesso come vittima di tutto l’accaduto.

L’intero romanzo si rivela quindi un’analisi dell’animo e della psicologia dell’essere umano. Dopo Victor, infatti, è il turno della sua creatura: attraverso il mostro si hanno altre analisi della psiche e dell’animo umano. Il mostro in qualche modo “nasce” e, per questo motivo, ha prime esperienze paragonabili a quelle di un neonato e deve imparare a fare qualunque cosa. Come primo ricordo ha l’abbandono da parte del suo stesso creatore: nel momento in cui la capacità di pensiero e la sfera emotiva si incontrano, il mostro sente l’abbandono e capisce di doversela cavare da sé.

Il suo secondo incontro con il genere umano è anche peggiore del primo: un rifiuto totale, dovuto principalmente al suo aspetto.

Decide così di isolarsi e studiare gli esseri umani standone lontano: apprende molto sul lavoro manuale, sulle esigenze di un individuo, sul linguaggio e sulla lettura, ma soprattutto cerca di comprendere il più possibile sui rapporti che legano le persone sul modo per potersi avvicinare ad esse – comportandosi come loro.

Anche dopo mesi di studio, però, i suoi tentativi di farsi accettare risultano vani. Viene cacciato e – cosa ancor più grave – si rende conto dell’effetto che ha sulle persone e se ne colpevolizza. A questo punto comprende che non c’è posto per lui se non con un suo simile e decide di chiedere una compagna al suo creatore. Lo cerca ovunque e, quando lo raggiunge, si fa promettere la creazione di un essere simile a lui per poter essere felice. 

Quando anche quest’ultimo desiderio si rivela inesaudibile, la creatura decide di vendicarsi nei confronti di chi l’ha creato, rendendo Victor una persona infelice quanto lui.

Anche in questo caso si presentano diversi spunti di riflessione: a partire dagli effetti dell’abbandono, alla perseveranza tipica di alcuni individui che tendono a non arrendersi mai, fino ad arrivare alla volontà di trascinare tutti al proprio livello, al desiderio di vendetta che prevarica su qualsiasi altro pensiero e alla trasformazione che porta un individuo ad essere come colui che odia di più.

Non è semplice menzionare ogni singolo aspetto dell’essere umano che viene preso in considerazione in questo romanzo, anche perché l’interpretazione è soggettiva, ma è innegabile che, attraverso i vari personaggi, l’autrice sia riuscita a creare una rappresentazione completa e dettagliata di molti degli elementi che compongono la psiche e l’animo umano.

Per finire, un tocco di maestria è dato dal fatto che si tratti di un romanzo epistolare: è una terza persona, non coinvolta direttamente nei fatti (almeno fino all’epilogo) che riporta tutta la vicenda mentre gli viene raccontata da Victor: questo aggiunge un ulteriore punto di vista, oltre al fatto che sia Victor a raccontarla.

Uno stile estremamente elegante, fluido e curato, unito ad un ritmo costante e ad una trama ricca di avvenimenti e spunti di riflessione, creano un romanzo perfetto.

In conclusione

Si potrebbe scrivere di questo romanzo per ore e ore senza rendergli giustizia: ci sarebbe sempre qualcosa da aggiungere e qualche dettaglio che non è stato menzionato. Perciò, semplicemente, consiglio a tutti di leggerlo!

 

I Salici

I salici Book Cover I salici
Algernon Blackwood
Weird, Horror, Classici
2019
141

Durante un viaggio in canoa sul Danubio, due uomini sono costretti a fermarsi su un'isola a causa della corrente. Quello che doveva essere un tranquillo campeggio temporaneo si trasforma in un'esperienza inquietante e soprannaturale: i salici che ricoprono l'isola sembrano muoversi e bisbigliare, al soffio del vento, dando l'impressione di essere vivi; si percepisce la presenza di entità ostili invisibili e spaventose, che mettono in dubbio ogni capacità di raziocinio. La forza narrativa e la potenza evocativa delle immagini creano una tensione crescente nel lettore, il quale – come avviene per i due protagonisti – si troverà coinvolto in una battaglia tra il reale e il surreale. Gli eventi accaduti sono reali o frutto di un'immaginazione sovra-eccitata e suggestionabile? "I salici" di Algernon Blackwood è un esempio riuscitissimo di wird fiction, al punto da essere definito da Lovecraft come il miglior racconto del sovrannaturale di tutta la letteratura inglese.

 


I Salici è un racconto, pubblicato da ABEditore come libricino illustrato, di Algernon Blackwood.

I SALICI

Conosciuto come simbolo del genere weirdquesto racconto unisce psicologia e horror. Racconta, infatti, la storia di due campeggiatori che scelgono un luogo non proprio ospitale per trascorrere la notte e porta il lettore in un vortice di paura ed ansia.

La vicenda è narrata in prima persona da uno dei due campeggiatori. Durante la lettura, si ha modo di apprendere il passato dei due protagonisti: hanno alle spalle svariate avventure insieme, cosa che ha creato un rapporto di fiducia profonda e amicizia. Questo aspetto è fondamentale al fine di comprendere a pieno l’intento e il messaggio di questo racconto: la paura è capace di rivoltare completamente un individuo, trasformarlo nel suo opposto, insinuare in lui sospetto e ansia al punto di trasformarlo il una creatura egoista, sospettosa e meschina.

Tutto ciò viene espresso tramite un’avventura notturna: durante il loro viaggio per l’Europa, i due amici si fermano al limite di una foresta di salici per trascorrere la notte, si accampano su un terreno aperto, nei pressi di un fiume e svolgono le loro abituali attività di campeggio. Durante la notte il protagonista narrante si sveglia e inizia a percepire strane sensazioni: sembra che il paesaggio intorno a lui sia animato come un’entità indipendente e ostile alla loro presenza.

Al loro risveglio, i due notano dettagli inspiegabili nel paesaggio circostante e nel loro equipaggiamento: il dubbio e la sfiducia reciproca inizia a insinuarsi in loro e ad avere la meglio sulla razionalità e sul rapporto precedente.

Oltre la trama

Come anticipato, I Salici è un racconto che ha fatto la storia di un genere letterario: “strano” – ed è strano sul serio! Non si può negare, però, che sia strano quanto coinvolgente e assolutamente “riuscito”. L’intento dell’autore è quello di mostrare i lati più meschini e abietti dell’essere umano, e ci riesce. Vuole dimostrare come la vita e la percezione degli eventi siano condizionate estremamente dalla paura, e ci riesce. La paura dell’ignoto: quella paura a cui non si riesce a dare una forma, un volto, un’identità, ma è più presente e più percepibile di qualsiasi cosa materiale. Questa è la paura di cui Blackwood parla, questa è la paura capace di trasformare un essere umano e scuoterlo in un modo che non credeva possibile.

Uno stile fluido e un ritmo serrato completano l’opera: 141 pagine da leggere tutte d’un fiato.

Una lettura assolutamente consigliata per appassionati e neofiti. Un’edizione impeccabile ed esteticamente perfetta.

 


Recensioni: INDICE

 

Il cacciatore di draghi

Il cacciatore di Draghi, ovvero Giles l'Agricoltore di Ham Book Cover Il cacciatore di Draghi, ovvero Giles l'Agricoltore di Ham
John R. R. Tolkien
Fantasy
2019
160

Un contadino abitudinario e un po’ fanfarone, costretto a dar la caccia a un drago su cui riesce ad avere la meglio, diventa ricco e rispettato, tanto da essere eletto re. La fonte sarebbe un’antica cronaca in latino contenente il resoconto delle origini del Piccolo Regno. Ma è solo un espediente. Tolkien vi ricorre per creare un mondo metastorico, senza precise coordinate spazio-temporali, un’atmosfera da fiaba, un universo immaginario popolato di draghi e di giganti in cui però possiamo ritrovare qualcosa della nostra quotidianità. Nelle mani dell’autore, fiabesco e concretezza di particolari si mescolano dunque con somma maestria per andare dritto al cuore dei lettori di tutte le età.

Il cacciatore di draghi è un racconto di Tolkien, pubblicato per la prima volta nel 1949 e arrivato in Italia alcuni decenni dopo.

Il cacciatore di draghi

La storia è ambientata nella Britannia medievale, con l’aggiunta di alcuni elementi di fantasia (i draghi, per esempio).

Si tratta di un racconto piuttosto breve rispetto agli standard dell’autore, ma senz’altro affascinante, soprattutto grazie all’ambientazione e alla caratterizzazione dei personaggi.

Protagonista della storia è il fattore Giles che, per caso o per fortuna, si trova ad avere a che fare con strani animali. Tant’è che arriverà a confrontarsi con il suo antagonista principale: il drago Chrysophylax.

Con la struttura tipica di una fiaba, Il cacciatore di draghi sembra essere stato inventato dall’autore per intrattenere i propri figli in macchina durante una sosta dovuta ad un temporale.

Tuttavia, il racconto è stato rivisto più volte dall’autore prima di essere pubblicato nella sua versione definitiva, nel 1949, con il titolo Farmer Giles of Ham.

Lo stile di Tolkien si conferma inconfondibile: curato, molto narrativo e descrittivo. Inoltre, come in ogni opera, l’autore si conferma estremamente ricco di fantasia.

Il racconto ha un ritmo di lettura veloce dovuto alla semplicità con cui è scritto e alla lunghezza del testo, decisamente non eccessiva. Tuttavia, per “assaporarlo” al meglio, è consigliabile leggerlo lentamente, interpretandolo, proprio come se si stesse leggendo una fiaba ad un bambino.

Sicuramente non si tratta dell’opera più celebre o apprezzata dell’autore, ma sicuramente merita di essere letta da appassionati e non: personalmente, credo sia un ottimo punto di partenza per avvicinarsi all’autore – qualora non si volesse iniziare con opere come Il Signore degli Anelli o Lo Hobbit, che sono sicuramente più lunghe e impegnative.


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