Il vecchio e il mare

Il vecchio e il mare Book Cover Il vecchio e il mare
Ernest Hemingway
Romanzo, Classico contemporaneo
Mondadori
2016
Copetina flessibile

Dopo ottantaquattro giorni durante i quali non è riuscito a pescare nulla, il vecchio Santiago trova la forza di riprendere il mare: questa nuova battuta di pesca rinnova il suo apprendistato di pescatore e sigilla la sua simbolica iniziazione. Nella disperata caccia a un enorme pesce spada dei Caraibi. nella lotta quasi a mani nude contro gli squali che un pezzo alla volta gli strappano la preda, lasciandogli solo il simbolo della vittoria e della maledizione finalmente sconfitta. Santiago stabilisce, forse per la prima volta, una vera fratellanza con le forze incontenibili della natura. E, soprattutto, trova dentro di sé il segno e la presenza del proprio coraggio, la giustificazione di tutta una vita. Postfazione di Fernanda Pivano


 

Il vecchio e il mare è una della opere più famose in assoluto dell’autore Ernest Hemingway.

Benché si tratti di un’opera relativamente recente, può già essere considerata un classico della letteratura moderna.

Grazie a questo romanzo, infatti, l’autore è stato vincitore di un premio Pulitzer nel 1953. Questo testo ha avuto anche una forte influenza sulla conquista del del premio Nobel l’anno successivo.

“Dove andrai?” chiese il ragazzo.
“Al largo, per rientrare quando cambia il vento. Voglio esser fuori prima di giorno”.

Il vecchio e il mare: messaggi

La storia è semplice ma intensa e significativa: Santiago, un vecchio pescatore cubano, si intestardisce sul voler pescare il pesce marlin più grande della sua vita. Dopo giorni in mare aperto riesce a conquistarlo, arrivando allo stremo delle forze e rischiando più volte la vita.

“Chiunque può fare il pescatore, di maggio.”

Nel riportarlo al porto, però, il pesce viene spolpato da diversi attacchi di squali e questo fa sì che il povero Santiago torni a riva con nient’altro che una carcassa.

Ad aspettarlo a riva c’è il ragazzo, a cui ha insegnato tutto sul mare e con cui ha un legame speciale.

“La mia sveglia è l’età” disse il vecchio. “Perché i vecchi si svegliano così presto? Sarà perché la giornata duri più a lungo?”

Risulta evidente, durante la lettura, come il libro sia un susseguirsi di messaggi e metafore:

  • in primo luogo, la supremazia del mare e della natura sull’uomo: quanto un uomo possa sentirsi piccolo e indifeso nonostante la saggezza e l’esperienza acquisite;
  • di conseguenza, l’invito a non sentirsi mai troppo sicuri e, se possibile, essere un po’ più “modesti” e rispettosi nei confronti del mare e dei suoi abitanti;
  • il ciclo della vita, l’invecchiamento, la nostalgia e, nonostante tutto, le soddisfazioni e le dure lezioni che si presentano nei momenti più inaspettati;
  • l’importanza del trasmettere le conoscenze a chi verrà dopo, in questo caso il ragazzino che accompagna il vecchio per mare.

Oltre la trama

Poi gli dispiacque che il grosso pesce non avesse nulla da mangiare e il dispiacere non indebolì mai la decisione di ucciderlo. A quanta gente farà da cibo, pensò. Ma sono degni di mangiarlo? No, no di certo. Non c’è nessuno degno di mangiarlo, con questo suo nobile contegno e questa sua grande dignità.

Il vecchio e il mare è sicuramente un libro che merita di essere letto non solo per il contenuto e i messaggi citati poco fa, ma anche per lo stile e la forma impeccabili.

Lo stile narrativo di Hemingway, infatti, è qualcosa di unico: la percezione dell’atmosfera è veramente realistica durante la lettura, l’ambientazione perfetta e i personaggi più che significativi.

Nonostante la trama sia piuttosto semplice e si basi su due protagonisti (tre, se contiamo il mare come elemento chiave), la narrazione e fluida e fitta e porta il lettore fino alla fine in un batter d’occhio.

Per quanto riguarda i protagonisti, invece, sono essenzialmente due: il vecchio, Santiago, e il ragazzo. Vengono descritti fisicamente e, soprattutto, caratterialmente; ma ciò che conta di più è la loro esperienza, loro sono il messaggio.

Un discorso a parte va fatto per il mare che è contemporaneamente protagonista e antagonista. Il mare stupendo e “amico”, con i suoi colori e le sue usanze; il mare impetuoso e “nemico”, con i suoi predatori e le sue tempeste.

La struttura del romanzo è molto simile a quella di una fiaba: protagonista e antagonista, fatto scatenante, trasformazione (in questo caso sia del mare da positivo a negativo e poi viceversa, e sia della visione generale di Santiago) conseguenze ed epilogo.

Il vecchio e il mare: in conclusione

Come anticipato, si tratta di un “Signor Libro”, consigliato ad un pubblico sia adolescente che adulto e con qualsiasi gusto letterario. Merita davvero di essere letto.

Per concludere, consiglio a tutti di riflettere sui messaggi che questo libro porta con sé! Buona lettura!


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Regina di ossa

Regina di ossa Book Cover Regina di ossa
Alisa Kwitney
Retelling
Giunti
2019
Copertina rigida
336

Quando Elizabeth Lavenza si iscrive a Ingold, prima e unica studentessa di Medicina, capisce subito che dimostrare quanto vale a compagni e professori sarà cosa ardua. Così quando s'imbatte in un bio-meccanico difettoso – una delle creature che la scuola sta riportando in vita, usando cadaveri di giovani uomini allo scopo di addestrare un esercito di soldati-automi da spedire in guerra – si offre di ripararlo per farsi notare. Ma questo bio-meccanico sembra aver conservato ricordi, sentimenti... e una coscienza. Elizabeth scopre che si tratta di Victor Frankenstein, brillante studente di Ingold deceduto in circostanze misteriose, e ne è pericolosamente attratta. Si ritrova così invischiata in una rete di segreti, intrighi e oscuri esperimenti che paiono implicare la Regina Elisabetta.

Regina di ossa è un retelling in versione femminile di Frankenstein di Mary Shelley, edito da Giunti Editore.

Recensione: Regina di ossa

Regina di ossa racconta la storia di Elizabeth Lavenza, la giovane americana che, per seguire le orme del padre, si reca nello Yorkshire per frequentare la facoltà di medicina, pur essendo l’unica donna ad aver mai tentato fino a quel momento.

La facoltà di medicina, infatti, è aperta solo agli uomini, mentre le donne frequentano infermieristica, essendo ritenute adatte a questo ruolo e non all’altezza del mestiere di medico.

Proprio per questo motivo Lizzie incontra diverse difficoltà: una su tutte, l’astio di professori e compagni che cercano di metterle i bastoni tra le ruote.

Tuttavia Lizzie non si lascia sopraffare e continua le ricerche e gli esperimenti del padre.

Nella scuola si creano i biomeccanici, “persone” vive per metà che servono per l’esercito della regina d’Inghilterra.

Lizzie conosce per caso uno di questi pazienti, un certo Victor Frankenstein, con il quale porta avanti la terapia di suo padre fino ad ottenere risultati sorprendenti!

Ma questo è solo l’inizio perché Victor porta con se i misteri più macabri della scuola di Ingold e non solo…

Oltre la trama

Regina di ossa è un libro young adult, un libro per ragazzi, e bisogna leggerlo essendone consapevoli; vale a dire che non ci si può immaginare di avere tra le mani il grande classico che è Frankenstein di Mary Shelley.

Ad ogni modo come libro funziona e, considerandolo per quello che è, lo si può apprezzare sicuramente: la trama è ben costruita, non mancano i colpi di scena, le difficoltà da superare e un pizzico d’amore complicato che rende la lettura ancora più coinvolgente.

“Young adult” è semplicemente un modo per definirne il target ma definirne il genere non è semplice: ha elementi dell’horror, del giallo e del romanzo rosa.

Ambientato in un’Inghilterra d’epoca vittoriana, lascia trasparire un’atmosfera cupa e vagamente dar, tra corridoi bui e laboratori di medicina. L’atmosfera cambia completamente (come anche l’ambientazione) sul finale, quando si ha una svolta decisiva per i due protagonisti.

Lo stile dell’autrice è molto semplice, adatto al pubblico di riferimento ma capace di catturare l’attenzione anche dei lettori “più adulti” in cerca di una lettura piacevole e  non eccessivamente complicata.

Fatta eccezione per alcuni termini medici legati alla strumentazione in voga all’epoca, il lessico utilizzato è moderno ma non fuori luogo o contrastante con la storia narrata.

I protagonisti sono essenzialmente due: Lizzie e Victor. Entrambi ben descritti e caratterizzati, soprattutto dal punto di vista caratteriale.

Gli antagonisti, invece, cambiano con il susseguirsi delle vicende: le persone su cui ricade l’odio inizialmente cambiano veste verso la fine, e viceversa.

Il personaggio di Lizzie è volutamente caratterizzato per sottolineare la sua determinazione e la sua volontà di emanciparsi nonostante l’epoca… A mio parere, questo è anche il messaggio principale contenuto nel libro: mai arrendersi e inseguire i propri desideri nonostante pregiudizi e convenzioni.

In conclusione

Consiglio la lettura di Regina di ossa agli amanti dei retelling e agli appassionati di Frankenstein, che potranno aggiungere un nuovo pezzetto alla collezione.

Ovviamente è un libro adatto a tutti: ragazzi ma anche adulti. Una lettura facile, veloce e piacevole.

Buona lettura!


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Tra loro

Tra loro Book Cover Tra loro
Richard Ford
Romanzo, Biografia, Viaggio
I narratori
2017
Copetina flessibile
144

Nel profondo Sud degli Stati Uniti, tra i ruggenti anni Venti e gli anni desolati della Grande Depressione, una strana coppia percorre le strade assolate del Mississippi e dell'Arkansas su una Ford a due porte. Lui è il rappresentante di una ditta di amido per il bucato. Lei è sua moglie. Si sono conosciuti giovanissimi, si sono sposati, si amano e hanno deciso di viaggiare insieme per non doversi separare. E così, per una ventina d'anni, passeranno da un grossista all'altro, da un albergo all'altro, da un ristorante all'altro (festeggiando ogni tanto con qualche bevuta, alla faccia del Proibizionismo), felici di una vita che non potrebbe essere migliore. L'imprevista gravidanza della moglie cambia tutto. L'arrivo di un figlio inatteso separa inevitabilmente quella coppia così unita, costringendo l'uno a un pesante lavoro solitario, l'altra a una vita stanziale in città. Ma quel figlio, peraltro graditissimo e accolto con immensa gioia da entrambi i genitori, non è un ragazzo qualunque, e nel corso degli anni si affermerà come importante scrittore americano contemporaneo: l'autore di questo libro, Richard Ford.

Tra loro è il memoriale scritto da Richard Ford sui suoi genitori.
Tramite la storia dei suoi genitori, però, l’autore offre una vista più ampia sulla storia d’America nel dopoguerra e su quali fossero le convenzioni dell’epoca.

Il libro

Tra loro è suddiviso in due parti, la prima dedicata al padre e la seconda alla madre.

La storia narrata è pressoché la stessa: ovviamente, si tratta delle stesse vite – ma vissute in due modi diversi, osservate e raccontate dallo stesso bambino ormai cresciuto.

Richard nasce dopo quindici anni di matrimonio, un tempo piuttosto lungo in cui in genitori si sono rassegnati all’idea di non avere un figlio, idea che forse non li ha mai nemmeno entusiasmati troppo.

Il padre è un commesso viaggiatore e si occupa di una zona molto vasta nel sud degli Stati Uniti; è un uomo buono, abitudinario, che ha bisogno di essere accudito e “tenuto al sicuro”.

La madre è una donna premurosa che presto si unisce al marito nei suoi lunghi viaggi attraverso l’America. Vivono così per quindici anni, tra motel, alberghi, tavole calde e chilometri di strada.

Poi nasce Richard, inaspettatamente. Per qualche anno la loro vita continua come prima, tra spostamenti e strade. Poi iniziano i problemi dovuti a Richard: qualche malattia, come ogni bambino piccolo, la necessità di una formazione scolastica, ecc.

Questo costringe la famiglia di Richard a fermarsi in un posto, comprare una casa e fare una vita più convenzionale. Da questo momento il padre rientra a casa solo nel fine settimana: gli unici due giorni in cui Richard vede il padre sono giorni in cui i problemi della settimana vengono volutamente ignorati per non turbare lo stato di quiete dei momenti in cui l’uomo è presente.

La vita di Richard prosegue in questo modo, rivalutando spesso la sua posizione rispetto ai genitori, facendosi domane su come il suo arrivo abbia stravolto le loro vite.

Tra loro…

Trattandosi di un memoriale la trama è strettamente legata alla vita privata della famiglia Ford, narrata da un Richard adulto che ricorda la sua infanzia, prima rapportandosi con il padre e poi con la madre.

Dal testo si possono comunque estrapolare valide informazioni sulla vita in America negli anni ’50, su come fosse definita una famiglia “normale” e su quali fossero le abitudini più comuni.

Questo, tra l’altro, è l’aspetto fondamentale che rende possibile la percezione dell’atmosfera e dell’ambientazione (ci sono anche alcune foto di famiglia tra i vari capitoli!).

Lo stile dell’autore è sempre ottimo: mai noioso o con una sola parola fuori posto. Tuttavia, il ritmo di questo libro è piuttosto lento, soprattutto a causa delle descrizioni di alcune fasi della vita della famiglia Ford (a volte anche ripetute) e sia per le riflessioni dell’autore stesso.

In conclusione

Un bel libro che, a mio parere, aiuta a comprendere maggiormente lo stile e gli argomenti tipici di Ford.

Tra loro è, in qualche modo, il ricordo di un bambino che ha ormai perso l’ingenuità ed è combattuto tra il mantenere vivi gli aspetti positivi di una vita fuori dal comune per come l’ha vissuta da piccolo, e il rivalutarla con una critica più matura e razionale.

In Rock Springs, per esempio, tutti i racconti hanno come tema principale il viaggio, lo spostamento, le giornate trascorse tra motel e auto, i divorzi, l’abbandono.

Personalmente credo che il passato dell’autore abbia influito molto sui suoi scritti, soprattutto dopo aver letto questo libro.

Lo consiglio a chi ha intenzione di leggere tutto Ford, approfondendo alcuni aspetti della sua vita e della sua persona.

 


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Trilogia di New York

Trilogia di New York Book Cover Trilogia di New York
Paul Auster
Racconti
Einaudi
2014
Copetina flessibile
314

Pubblicati tra il 1985 e il 1987, i tre romanzi che compongono questa "Trilogia" sono raffinate detective stories in cui le strade di New York fanno da cornice e palcoscenico a una profonda inquietudine esistenziale. "Città di vetro" è la storia di uno scrittore di gialli che "accetta" l'errore del caso e fingendosi un'altra persona cerca di risolvere un mistero. "Fantasmi" narra la vicenda di un detective privato che viene assoldato per tenere sotto controllo una persona, ma a poco a poco i due ruoli si scambiano e colui che doveva spiare diventa colui che viene spiato. "La stanza chiusa" racconta di uno scrittore che abbandona la vita pubblica e cerca di distruggere le copie della sua ultima opera.

Piccola premessa prima di partire con la recensione vera e propria: come ben sapete, Auster è uno dei miei autori preferiti in assoluto MA , a mio  parere, Trilogia di New York non uno dei suoi BEST. Ovviamente, si tratta di un parere personale quindi cercherò di essere oggettiva e raccontarvi tutto ciò che c’è da sapere questo libro!

Trilogia di New York

New York era un luogo inesauribile, un labirinto di passi senza fine: e per quanto la esplorasse, arrivando a conoscerne a fondo strade e quartieri, la città lo lasciava sempre con la sensazione di essersi perduto. Perduto non solo nella città, ma anche dentro di sé.

Trilogia di New York è una serie di tre romanzi, proposti appunto come trilogia perché collegati tra loro: Città di vetro, Fantasmi e La stanza chiusa.

Alla base dei tre racconti ci sono essenzialmente fatti “assurdi”; sono inoltre accomunati dal fatto di essere tutti ambientati a New York e dal fatto di avere personaggi che possono rivelarsi quantomeno sorprendenti… o inaspettati!

Ho riflettuto parecchio prima di scrivere questa recensione e, nonostante tutto, non sono riuscita a dare una definizione chiara e netta di questa trilogia: l’unica cosa certa è che alla base c’è il giallo.

Questo perché emergono i tratti distintivi di questo genere letterario: un evento inaspettato, un mistero e un personaggio incaricato di risolverlo.

Non si tratta comunque del “classico giallo”. Paranormale? No. Violento? No. Direi piuttosto originale.

Ciò che contraddistingue questa trilogia è, infatti, l’originalità delle idee. Tant’è che l’autore si trova faccia a faccia con un suo omonimo…leggendolo capita quasi di avere crisi d’identità!

Benché si tratti di idee assurde, alla fine si trova sempre una conclusione “credibile” e, dopo aver letto tutti tre i racconti, si riesce finalmente a collegarli tra loro.

Come ho già detto nelle recensioni precedenti (Mr. Vertigo e Nel paese delle ultime cose), lo stile di Paul Auster è sicuramente il uso punto di forza: semplice se rapportato alla complessità della struttura delle sue opere, ma sempre estremamente curato.

Leggendo questo libro (o qualsiasi altro di Auster), si nota come non sia soltanto la struttura ad essere complessa, ma anche i personaggi. Più ce ne sono e più sono particolareggiati.

Ogni singolo personaggio viene definito nell’aspetto, nel carattere, nella mentalità e in ogni suo tratto determinante: i dialoghi sono  il punto in cui si percepisce di più questa capacità dell’autore.

In questo libro, in particolare, i personaggi sono molti quindi si ha modo di notare questo aspetto in diversi punti dei racconti.

L’ambientazione, come si può intuire è la Grande Mela: in realtà New York fa da sfondo “sfocato” alle ambientazioni più specifiche (il locale, la stanza dell’appartamento e così via). Questi ambienti vengono descritti in modo molto più particolareggiato rispetto alla città, anche per ricreare l’atmosfera giusta.

L’atmosfera trasmette una sensazione di “chiuso”, una via di mezzo tra l’oppressione e l’allerta, uno stato di inquietudine.

Il ritmo è forse la causa per cui non ho apprezzato questo libro quanto gli altri che ho letto di Auster. Ovviamente si tratta si un parere personale, ma ho trovato questo libro più lento se paragonato a quelli che ho citato poco fa.

Se dovessi giudicarlo senza paragonarlo a quelli letti in precedenza, direi comunque che ha un ritmo medio, tendente al lento in alcuni punti.

 

In conclusione

Sicuramente Trilogia di New York è un bel libro, non si può dire altrimenti. Tuttavia, se non avete ancora letto nulla di Auster vi consiglio di non partire da questo ma piuttosto da uno dei suoi romanzi brevi, in modo da poterlo apprezzare appieno.

Se invece conoscete già l’autore ve lo consiglio assolutamente, soprattutto per l’originalità e l’assurdità delle idee che sono alla base dei tre romanzi! Buona lettura!

Curiosità (fonte:Wikipedia):
Città di vetro venne adattato nel 1994 nella trasposizione sperimentale in romanzo grafico degli illustratori e fumettisti David Mazzucchelli e Paul Karasik, acclamata dalla critica. Venne pubblicato come City of Glass: The Graphic Novel nel 2004. Nel 2009, Audible.com ha prodotto una versione audio della Trilogia di New York, narrato da Joe Barrett, come parte della sua linea Modern Vanguard di audiolibri.

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La soffiatrice di vetro

La soffiatrice di vetro
Romanzo
Beat - Neri Pozza
Copetina flessibile

La soffiatrice di vetro è un romanzo storico dell’autrice tedesca Petra Durst-Benning che, attraverso la storia di tre sorelle coraggiose e determinate, racconta uno spaccato di storia della Germania e di una delle lavorazioni che all’epoca hanno reso famoso il Paese: la lavorazione del vetro.

Non solo: le tre sorelle sono la dimostrazione della capacità di alcune donne di emanciparsi nonostante l’epoca in cui sono vissute, i pregiudizi e le consuetudini.

Ora vi spiego meglio…

Il libro

Che cosa sarebbe la vita senza cambiamenti? Non possiamo impedire che succedano, questo è sicuro, ma qualche volta possiamo indirizzare il corso degli eventi.

La soffiatrice di vetro è ambientato in Germania, più precisamente nel paese di Laushca.

Si tratta di un piccolo paesino di campagna, ancora geograficamente e culturalmente abbastanza distante dalle città in via di sviluppo, con negozi e grandi commerci.

Tuttavia, è proprio nei piccoli paesi della Germania ottocentesca, però, che si produce ciò che manda avanti l’economia di buona parte delle attività del paese: il vetro soffiato.

Sono molti i mastri vetrai e i garzoni dediti a questa attività. Tra questi, il padre di Marie, Ruth e Johanna. Le tre sorelle si ritrovano precocemente orfane di madre e fanno del padre il fulcro della loro vita.

Questo, però, è reciproco: il padre infatti le tratta sempre con molto riguardo, insegna l’oro l’arte della decorazione del vetro e le fa lavorare nel suo laboratorio.

Questo si rivelerà indispensabile per la sopravvivenza delle tre ragazze dopo la morte del padre. Dopo un periodo di tristezza e smarrimento, infatti, si metteranno all’opera per affrontare le difficoltà quotidiane.

Siamo alla fine dell’800: la priorità per una donna dell’epoca era il matrimonio, la sistemazione definitiva. Per queste tre ragazze, invece, la priorità è guadagnarsi da vivere senza dover ripiegare su un matrimonio non desiderato.

Intraprenderanno tre percorsi lavorativi diversi: inizialmente tutte tre lavoreranno per un mastro vetraio molto esigente. Successivamente le strade si divideranno: Johanna si trasferirà in città, a lavorare in un famoso negozio che commercia con l’estero e lì scoprirà il suo lato più raffinato e delicato.

Ruth sarà la prima a sposarsi e mettere su famiglia, ma senza dimenticare le sorelle. Marie, infine, darà sfogo alla sua creatività sentendosi finalmente in pace dopo aver risistemato il laboratorio del padre e aver ripreso a disegnare.

Ovviamente, essendo costrette a lavorare e a vivere in un mondo prevalentemente maschile, dovranno affrontare parecchie difficoltà, ma avranno anche incontri piacevoli, riconoscenza e ammirazione.

Oltre la trama…

La soffiatrice di vetro è quindi un romanzo storico coinvolgente, duro e delicato allo stesso tempo.

Ciò che racchiude veramente questo romanzo è “la vita delle donne”: i discorsi tipici (tra sorelle, per esempio), le paure, le preoccupazioni, i desideri, i pregiudizi e le consuetudini che da sempre accompagnano il sesso femminile.

In poche parole: la forza che ogni donna deve trovare per affrontare la quotidianità.

Il libro ha un ritmo di lettura medio: i fatti non sono mai troppo rapidi e le descrizioni (sia degli aspetti materiali e sia di quelli emotivi) rendono il racconto fluido e piacevole, sbalzi nell’andatura.

Lo stile dell’autrice è semplice e scorrevole e permette di percepire appieno l’atmosfera che vuole ricreare in ogni situazione: per esempio, il negozio in cui lavora Johanne e il laboratorio in cui lavora Ruth sono pressoché l’opposto, sia per come vengono descritti materialmente e sia per come le ragazze li percepiscono.

L’ambientazione, come anticipato è quella della Germania dell’800, molto affascinante.

In conclusione

Lo consiglio senza dubbio come buon romanzo storico. Inoltre contiene un bel messaggio sulle donne e per le donne.

Personalmente ho apprezzato praticamente tutto in questo romanzo: l’ambientazione, l’atmosfera, le protagoniste e lo stile!

Buona lettura!

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La geisha e il suonatore di banjo

La geisha e il suonatore di banjo Book Cover La geisha e il suonatore di banjo
Jérôme Hallier
Romanzo
Giunti
Copertina rigida
368

Kyoto, 1900. In una delle più eleganti case da tè della città, vive Omiya, una giovane geisha che sogna di evadere dai confini ristretti del suo mondo. Un mondo dove fin da bambina le è stato insegnato come muoversi, parlare, vestirsi, in cui non c’è spazio per i propri desideri e nemmeno per l’amore, visto che è la sua padrona a scegliere per lei amanti e protettori. Ma un giorno un vecchio liutaio dona alla ragazza un misterioso shamisen, che ha il potere di commuovere chiunque lo ascolti. Così la fama di Omiya arriva fino all’imperatore, che le chiede di unirsi alla delegazione giapponese in partenza per l’Esposizione Universale di Parigi. Il gruppo di geishe risveglia la curiosità degli europei, che fanno la fila per vederle, ma è impossibile sfuggire alla rigida sorveglianza del capitano Yoshikawa, che le accompagna ovunque ed è segretamente innamorato della bella musicista. Finché l’inaspettato crollo di un’installazione non crea il panico tra la folla, e Omiya si ritrova fra le braccia di Tommy, un affascinante suonatore di banjo venuto dall’America...
Due mondi lontanissimi, l’antico Oriente e il moderno Occidente, si incontrano a Parigi attraverso i destini di Omiya e Tommy. E forse, per qualche istante magico, la musica e l’amore riusciranno ad annullare la distanza che li separa.

La geisha e il suonatore di banjo è un romanzo al limite tra il rosa, il fantasy e il fiabesco.

I maggiori bookstore online lo inseriscono nel genere rosa. In realtà, a mio parere, va fatta una precisazione:  il libro, è vero, racchiude delle storie d’amore complicare – impossibili, oserei dire.

Queste storie, però, fanno da sfondo ad una trama che può essere definita d’avventura, addirittura con caratteri di fantasia. Ora vi spiego meglio cosa intendo…

Il libro

O-miya suonò la prima corda con il plettro. Quello shamisen non era come gli altri.
Piangeva
.

La geisha e il suonatore di banjo narra la storia dei due protagonisti, come si può intuire dal titolo, che si intrecciano con una moltitudine di personaggi, luoghi ed eventi.

La storia ha inizio in Giappone per la geisha e in America per il suonatore di banjo; le due storie si intrecceranno Parigi, in occasione di un evento di fama mondiale che rappresenta i popoli di tutto il mondo, con le loro tradizioni e caratteristiche.

L’ambientazione è quindi molto varia ma, unita all’atmosfera che l’autore riesce a ricreare, è sempre molto suggestiva. Il lettore percorre miglia e miglia, attraversando il mondo intero e passando dai locali dei bassifondi americani con whisky e fumo alle sale da tè giapponesi, tra rigore, disciplina e cerimonie.

Se nello spazio ci si sposta molto, nel tempo si percorrono soltanto un paio di anni a cavallo del 1900, per poi fare un salto temporale nell’epilogo, fino ai giorni nostri.

Ciò che accomuna tutti i protagonisti del libro è la musica (e questo vale anche per i personaggi secondari come, per esempio, colui che ha raccolto i suoni del mondo su cilindri fonografici e ha permesso alla storia di arrivare fino ad oggi!).

Musica che rende liberi, musica che accomuna e che divide, musica gioiosa e musica straziante.

Pensi che il fiume si preoccupi di ciò che pensano i pesci? è uno dei misteri della muscica: se suoni per gli altri, la tua musica non piacerà a nessuno. Ma se ami la tua musica, l’ameranno anche gli altri.

Ed ecco che arriviamo ai tratti fantasy del libro: lo shamisen suonato dalla geisha, infatti, sembra avere qualcosa di magico, capace di commuovere chiunque ne senta il suono. Ciò che non ci si aspetta, però, è il motivo per cui questo strumento sia diventato così potente e magico.

Il ritmo di lettura è piuttosto veloce, ma lo stile dell’autore trasmette una sensazione di calma (nonostante la tragicità degli eventi), come se stesse raccontando una fiaba o un’antica leggenda.

La nostra memoria è un oceano nel quale accumuliamo migliaia di ricordi. La maggior parte sprofonda negli abissi. Solo i più importanti, felici o  tristi che siano, nuotano in superficie. Immergiti in quest’oceano e cerca un ricordo nascosto. Dev’essere dolce, caldo, delicato come il cotone. Raccoglilo adagio e conservalo in un piccolo cassetto nel tuo cuore. Non servirtene troppo spesso, non devi sciuparlo. Fallo solo se ne hai bisogno, apri il cassetto e lascia che la dolcezza di quel ricordo ti rassicuri.

 

In conclusione

La geisha e il suonatore di banjo è un libro molto piacevole, dall’ambientazione e dall’atmosfera estremamente suggestive. Lo consiglio proprio per questo motivo: un viaggio attorno al mondo sul nascere del XX secolo, tra tradizioni e popoli estremamente diversi tra loro.

Quindi, benché sia classificato come “romanzo rosa” non aspettatevi un libro sdolcinato, ma piuttosto una “fiaba” tragica ed emozionante.

Consigliatissimo!

Vi lascio il link per l’acquisto: Giunti

Buona lettura! 🙂

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Ikigai

Recensione | Ikigai

Ikigai è un saggio suddiviso in due parti. La prima è descrittiva e viene spiegato il significato della parola e della filosofia che rappresenta. La seconda “interattiva”, in cui il lettore può cimentarsi in domande e risposte a sé stesso, in modo da riflettere su alcuni aspetti della propria vita.

Fondamentalmente il percorso verso l‘ikigai è quello che porta a conoscere sé stessi e, nello specifico, ciò a cui si è maggiormente portati. In questo modo si potrà stabilire un percorso da seguire che avrà lo scopo principale di garantire serenità in ogni ambito della propria vita.

L’ikigai racchiude quindi in una sola parola missione, vocazione, professione e passione.

Quattro aspetti che determinano l’esistenza di ognuno ma che spesso non vengono considerati per indifferenza o impossibilità. Ovviamente, nella vita di ognuno ci sono molti fattori che determinano ciò che una persona può o non può fare – non è sufficiente avere una passione per vederla realizzata all’istante.

Piuttosto, l’intento dell’Ikigai è quello di aiutare a “leggere” sé stessi, ed è proprio quello che il libro cerca di fare questo libro con le domande che vengono poste al lettore.

 

Il saggio

Come ho accennato all’inizio della recensione, la prima parte del libro è una spiegazione sul significato dell’Ikigai. Si tratta essenzialmente di un saggio breve suddiviso in più parti: dal significato della parola alle esperienze dell’autrice e di altre persone, fino al racconto dell’esistenza di alcune realtà in cui l’ikigai è una regola di vita, come l’isola di Okinawa per esempio.

Personalmente avrei preferito che la parte dedicata alla storia dell’Ikigai e del Giappone fosse più corposa rispetto a quella dedicata agli esercizi, ma tuttavia si è rivelata abbastanza interessante, soprattutto in alcuni punti.

 

Gli esercizi

Gli esercizi occupano la maggior parte del libro e, nella prima parte, servono al lettore per analizzare i propri gusti e passioni senza pensarci troppo. In seguito vengono poste delle domande che hanno lo scopo di aiutare il lettore a trovare la positività ogni giorno.

Infine, l’ultima parte, serve a mettere insieme tutti i pezzi del puzzle e trovare “la soluzione”, anche grazie ad un grafico a quattro sezioni: gli elementi che andranno a sovrapporsi tra le varie sezioni saranno quelli che determineranno missione, vocazione, professione e passione.

 

In conclusione

Nonostante conoscessi già il significato dell’Ikigai, questo è stato il primo libro letto a riguardo. Come ho già detto, avrei preferito se avesse dato maggiore importanza alla spiegazione che agli esercizi, ma tutto sommato ho apprezzato questo libro perché fornisce buoni spunti di riflessione e, soprattutto, alcune idee su come avere una visione più positiva della propria quotidianità.

Lo consiglio a chi cerca un momento di pace e serenità. Anche se alcune affermazioni possono sembrare scontate e banali, in realtà è impressionante come quotidianamente vengano accantonate per colpa di fretta, stress e quant’altro. Esempi lampanti sono dati dalla respirazione e dalla postura, che spesso sono scorrette proprio a causa dei motivi citati poco fa e che possono creare disturbi e malessere!

 

Bene, a questo punto vi auguro buon viaggio e buona lettura!

Vivere!

Vivere! Book Cover Vivere!
Hua Yu
Romanzo
Feltrinelli
2013-01
Copetina flessibile
191

Recensione Vivere!

La storia

Vivere! è un libro che parla, come si può immaginare, di vite: quella del narratore, prima di tutto, e poi della sua famiglia, dei suoi conoscenti e delle persone che incontra e che lasciano in lui un segno.

Inizia il racconto dalla gioventù: un ragazzo sfacciato e noncurante del futuro e delle aspettative che la famiglia ha in lui; un ragazzo che pensa solo a divertirsi e a spendere, al gioco d’azzardo e alle prostitute, fino a sperperare l’intero patrimonio della famiglia. Poi, ha la fortuna di trovare una  moglie devota a cui però, non porta rispetto: la tradisce, la umilia. Questa fase un po’ alla volta passa, lui si ritrova ad essere padre di due figli (la primogenita nasce cieca): solo allora capisce di doversi dare da fare per mantenerli e aiutare la moglie che, nonostante tutto, ha sempre fatto il possibile per mandare avanti la famiglia.

Comunque, quando si cade così in basso, non ha senso preoccuparsi tanto, per me vale quell’antico detto: la povertà soffoca ogni ambizione.

La figlia cresce, con tutte le difficoltà dovute alla sua cecità. Trova un brav’uomo e si sposa. La famiglia intera passa un periodo felice, fino all’arrivo del primo nipotino del narratore.

La felicità, però, è compromessa da nuovi eventi spiacevoli: la moglie si ammala e, poco alla volta, il narratore rimane nuovamente solo come all’inizio della storia ma con alcune differenze: un nipotino da crescere e diversi anni sulle spalle.

Durante tutto questo percorso c’è un personaggio che viene menzionato spesso perché ha avuto un ruolo importante nella vita e nell’evoluzione del narratore: un anziano incontrato per caso tra i campi di riso durante uno dei suoi viaggi senza meta. Lui e la sua esperienza sono la chiave di tutto.

Saper vivere vuol dire non dimenticare mai queste quattro regole: non dire mai parole sbagliate, non dormire nel letto sbagliato, non varcare la soglia sbagliata e non infilare la mano nella tasca sbagliata.

Il libro

Vivere! è un libro molto triste ma che tenta in tutti i modi di trasmettere un messaggio positivo: trovare il bello nonostante tutto.

Ed è proprio quello che cerca di fare il protagonista, dopo una gioventù sprecata e un’età adulta segnata dai lutti, non gli resta che dedicarsi con tutto sé stesso a ciò che gli è rimasto.

Si tratta di un libro breve ma ben scritto. Lo stile dell’autore è semplice, così come il lessico. L’ambientazione è formata dal paese d’origine del narratore e la città vicina, dove si trasferirà la figlia. L’atmosfera è molto particolare, sembra quasi “familiare”. Tutto viene descritto in modo da dare al lettore la sensazione di “vedere” ciò che viene narrato.

Un aspetto molto interessante è notare le differenze dovute alla cultura diversa: per esempio su ciò che è importante per la famiglia, sulle apparenze, il comportamento nei confronti della moglie, ecc. E, in tutto ciò, notare il pensiero dei protagonisti: spesso giudichiamo in base a ciò che siamo abituati a vedere o a ciò che ci è stato insegnato ma in altre culture è tutto completamente diverso.

 

In conclusione

Vivere! è un libro che, nonostante sia pieno di momenti tristi, lascia un bel ricordo.

Lo consiglio a tutti gli amanti della cultura orientale, ovviamente, ma anche a chi fosse interessato ad una lettura “diversa”.

 

 

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Perduti nei quartieri spagnoli

Perduti nei quartieri spagnoli
Heddi Goodrich
Romanzo, Biografia, Viaggio
Giunti
Copertina rigida

Heddi è una ragazza americana a Napoli, ma non una delle tante. Studentessa di glottologia all’Istituto Universitario Orientale, non è venuta per un rapido giro nel folclore, ma per un’immersione che la porta ad avere della città, della lingua, del dialetto una conoscenza profonda, impressionante, che nasce dall’empatia, da un bisogno di radicamento e dall’entusiasmo della giovinezza.
Con una colorata tribù di studenti fuorisede e fuoricorso Heddi vive ai Quartieri Spagnoli, dove la vita nelle case antiche costa poco, si abita su piani pericolanti che sembrano calpestarsi l’un l’altro, in fuga dalla folla e dai vicoli inestricabili, costruzioni affastellate che sbucano aprendosi sul cielo e sul vulcano, in balconi e terrazzi dove è bello affacciarsi a rabbrividire, fumare e discutere.
Pietro è studente di geologia, figlio di una famiglia contadina della provincia di Avellino, gente avvinta alla terra da un legame ostinato, arcaico. A Napoli, benché il suo paese sia distante solo cento chilometri, Pietro è straniero tanto quanto Heddi.
Il coinvolgimento sentimentale non vela però lo sguardo della narratrice, che considera con sguardo affettuoso ma lucido la personalità di Pietro, al tempo stesso sognatore e velleitario, diviso tra l’emancipazione rappresentata dall’amore per una ragazza così lontana dal suo mondo e il richiamo agli obblighi ancestrali della terra. Anche il ritratto della madre di lui apparentemente fragile e depressa, in realtà custode feroce dell’ordine familiare, è di spietata esattezza.
L’amore che intride queste pagine è quindi istintivo e intellettuale, complicato e semplice. È amore per le parole che compongono una vera e propria lingua del cuore, accarezzata, piegata e scolpita con una sensibilità sempre vigile. È il romanzo di quando la vita è una continua scoperta, esplorazione dell’identità altrui e ricerca della propria, di quando la scrittura incarna un atteggiamento verso il mondo pronto ad aprirsi a ogni esperienza, a godere ogni gioia, a esporsi a ogni ferita.

Recensione – Perduti nei quartieri spagnoli

Il libro

Perduti nei quartieri spagnoli è un libro che parla d’amore: amore nei confronti non solo di una persona ma, soprattutto, di un luogo.

Heddi è una ragazza americana che si trasferisce a Napoli per frequentare l’università e qui, poco alla volta, impara a conoscere e ad amare la città e i suoi abitanti.
Non si tratta semplicemente di visitare Napoli ma bensì di entrare a farne parte, trascorrendo una parte della propria vita in mezzo alle persone, alle usanze e alle tradizioni di questa città.

Ma non è finita qui: il percorso intrapreso da Heddi è un viaggio nella conoscenza di Napoli ma, nello specifico, dei quartieri spagnoli che hanno catturato la sua attenzione e il suo cuore.

Un mondo fatto di colore, suoni e profumi, di nuovi incontri e amicizie.

Heddi deve affrontare scelte difficili e periodi di transizione e cambiamento. In realtà l’intero libro si può riassumere in due concetti: Amore e Cambiamento. Si parla di amore in senso universale: amore per un luogo, per la propria terra e per il luogo che ti ospita, amore per la vita e le sue sorprese, ma – ovviamente – anche amore per una persona che ti stravolge la vita inaspettatamente. E si parla di cambiamento radicale: il genere di cambiamento che ti porta da una parte all’altra del mondo, che ti costringe a cambiare mentalmente e fisicamente.

In questo modo Heddi parla di paura di cambiare: quella che spaventa tutti, quella che fa passare ore sullo stesso pensiero e sulla stessa decisione, quella che, alla fine, ti porta a scegliere una strada piuttosto che un’altra.

Il libro è scritto in modo impeccabile: il lessico scelto è quasi confidenziale ma molto curato e non risulta pesante o troppo ricercato. La lettura risulta scorrevole, con un ritmo medio – dovuto, a mio parere, al lasso di tempo a cui fa riferimento il racconto e alla quantità di emozioni e riflessioni descritte dalla protagonista.

L’ambientazione è ovviamente la città di Napoli, tra le strette vie dei quartieri spagnoli: le descrizioni permettono di visualizzare la città nel minimo dettaglio e immergersi tra colori e profumi tipici. L’atmosfera che si percepisce è solare e trasmette un senso di spensieratezza e felicità ma, tuttavia, varia al variare dello stato d’animo della protagonista.

 

In conclusione

Consiglio questo libro perché è una lettura molto piacevole, che lascia un bel ricordo e un messaggio positivo: mai lasciarsi abbattere dalla paura del cambiamento.

Lo consiglio anche per il modo in cui è scritto e per l’edizione estremamente curata: un libro d’esordio destinato ad un grande successo!

 

Qualche informazione in più:

Perduti nei quartieri spagnoli: un romanzo di scoperta continua, di esplorazione dell’identità altrui e di ricerca della propria

“Non ti preoccupare, domani rivedrai il sole di Napoli, il più bello di tutti i soli, privo di filtri e carico di speranze. Perché il sole, come il napoletano, si rialza sempre.”

  • Questo esordio, presentato da Giunti contemporaneamente in tutto il mondo (l’autrice si è autotradotta anche in inglese), ha tutti gli ingredienti per diventare un vero e proprio caso internazionale.
  • La storia d’amore tra Heddi e Pietro, due giovani provenienti da due mondi troppo distanti perché il loro sentimento possa superare tutte le ostilità sollevate dalla famiglia di lui, tutte le differenze culturali, e realizzarsi compiutamente, sorprenderà il lettore italiano mettendolo nel ruolo non di chi osserva ma di chi viene osservato, e affascinerà il lettore straniero con la carica di esotismo vibrante, acuto, appassionato, che si sprigiona dalle pagine di Perduti nei quartieri spagnoli

L’autrice

Heddi Goodrich, è nata a Washington nel 1971. Arriva per la prima volta a Napoli nel 1987 per uno scambio culturale e, tranne brevi periodi di ritorno negli Stati Uniti, vi soggiorna fino al 1998. Si laurea in Lingue e Letterature Straniere all’Istituto Universitario Orientale. Insegnante, tiene un blog bilingue su traduzioni, letteratura e curiosità dell’italiano e dell’inglese (Il buono, il brutto e l’ulivo). Vive a Auckland, Nuova Zelanda, con il marito e due figli. Perduti nei quartieri spagnoli è il suo primo romanzo.

 

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Ringrazio Giunti Editore per avermi dato la possibilità di leggere questo libro a pochi giorni dalla sua pubblicazione; vi lascio il link per l’acquisto: Giunti

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Silenzio

Recensione | Silenzio

Perché ho fatto una cosa simile? Perché? Perché?
Nei boschi una cicala friniva roca. Dunque intorno c’era silenzio.

La storia

Silenzio è un romanzo storico delicato e affascinante, nonostante i temi trattati e le scene rappresentate non siano altrettanto delicate. Narra la storia del Giappone, nel 1600, periodo in cui il cristianesimo era in forte espansione e i missionari cristiani avevano come obiettivo primario quello di trasmettere il proprio credo, a qualsiasi costo.

In questo modo si trovano di fronte a diverse reazioni nei vari paesi in cui si avventurano: approvazione e accoglienza oppure disapprovazione e reazioni violente. In Giappone, in particolare, ha in un primo momento accolto il cristianesimo e, successivamente, lo ha rifiutato in quanto – secondo l’imperatore e parte del popolo – non era una dottrina adatta alla mentalità e alla società giapponese dell’epoca.

Di conseguenza, due mentalità fortemente radicate e perseveranti si trovano a scontrarsi: è guerra. Le catture e le torture dilagano. I missionari cristiani vengono costretti ad abiurare il proprio credo e, in caso contrario, costretti a subire torture disumane. In questa situazione si trova anche uno dei più famosi e affermati missionari dell’epoca – padre Cristovao Ferreira – che, dopo svariate torture rinnega la propria fede e genera il caos fino a Roma.

Due giovani fratelli vengono dunque inviati a portare avanti la missione di padre Ferreira in una terra ormai ostile e contraria all’insediamento del cristianesimo. I due fratelli, dopo un lungo viaggio, saranno loro stessi oggetto di tortura: metteranno in dubbio il proprio credo al di là delle torture subite, si troveranno a pregare il proprio Dio di rompere il silenzio e aiutarli a portare a termine la missione.

Il libro

Come in ogni storia sulla religione, si nota come alcuni credenti siano realmente disposti a tutto e professino la propria fede “nel bene” e come altri lo facciano solo per necessità o guadagno. Allo stesso modo, si può riflettere sulle scelte dell’imperatore: atti osceni, senza dubbio, ma d’altra parte i missionari stavano tentando di imporre qualcosa di estremamente diverso e sconosciuto nella sua terra. Chi ha ragione e chi ha torto? è difficile a dirsi; una cosa è certa: le torture e gli atti di violenza sono sbagliati da entrambe le parti, come sempre, soprattutto se per scopi religiosi.

In ogni caso, si tratta di un romanzo scritto in modo esemplare, l’atmosfera è quasi percettibile e l’ambientazione è resa alla perfezione. I personaggi principali sono descritti soprattutto sotto l’aspetto psicologico, soprattutto attraverso il loro pensiero e i loro scritti.

Silenzio è un libro che si legge con piacere, ha un ritmo medio e uno stile di narrazione molto delicato e raffinato, nonostante i temi trattati, come detto in precedenza. Consente di apprendere molto sulla società giapponese dell’epoca e, ovviamente, anche sulle missioni di diffusione del cristianesimo in Oriente.

Fondamentalmente è un libro sul Cristianesimo: attraverso le parole dei protagonisti si capisce come questo testo sia in difesa della religione cristiana e dei suoi rappresentanti. L’autore stesso è giapponese, di famiglia cristiana.

Silenzio è stato definito da Papa Francesco “un’esemplare storia di cristianesimo” e da molti un eccellente romanzo storico; è stato anche trasposto in versione cinematografica, a cura di Martin Scorsese.

Padre, noi non stiamo discutendo se la sua dottrina sia giusta o sbagliata. Il motivo per cui abbiamo bandito il cristianesimo dal Giappone è che, dopo profonda e seria considerazione, troviamo che questo insegnamento non abbia alcun valore per il Giappone di oggi.

In conclusione

Consiglio questo libro sopratutto per lo stile dell’autore; lo consiglio anche in quanto ottima rappresentazione di uno spaccato di storia del cristianesimo e del Giappone, molto interessante e dettagliato.

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Mr. Vertigo

Mr. Vertigo Book Cover Mr. Vertigo
Paul Auster
Romanzo
Einaudi
2015
Copetina flessibile

Walt Rawley è un ragazzino senza futuro nell'America degli anni '20. È orfano, vive nelle strade di St. Louis, ma possiede "il dono" e Master Yehudi, un personaggio misterioso, gli promette di insegnargli a volare. L'apprendistato è bizzarro e comprende l'essere seppellito sottoterra per ventiquattr'ore, ma alla fine Walt diventa davvero il "Bambino Prodigio", star di uno spettacolo ambulante di cui Master Yehudi è il regista nascosto. Il bambino volante attraversa la storia di mezzo secolo americano tra incursioni del Ku Klux Klan, storie di gangster, giocatori di baseball e vite bruciate, finendo per aprire a Chicago negli anni '30 un locale clandestino destinato a diventare famoso, il Mr Vertigo.

Mr. Vertigo è un libro piccolo nelle dimensioni ma immenso nel contenuto: come detto in precedenza nella recensione del libro Nel paese delle ultime cose, Auster si conferma un maestro del realismo sotto false spoglie.

Il libro:

Benché il contenuto del libro, infatti, sia nettamente surreale (Walt, il bambino, impara la tecnica della levitazione, ma con risultati a dir poco sovrumani: può realmente volare a parecchi metri da terra!), tutto ciò che circonda questo nucleo di fantasia è, a tutti gli effetti, un’esasperazione della realtà o, se non altro, una descrizione cruda e veritiera di una persona, una società, un periodo storico.

Ed ecco che entra in gioco l’abilità dell’autore nel coinvolgere attraverso i dettagli, attraverso la sintonia che si crea con i personaggi: non che ci si ritrovi ad essere assolutamente d’accordo con ciò che succede, ma sicuramente non si riesce a smettere di leggere perché si deve assolutamente scoprire il passo successivo.

Siamo a St. Louis, negli anni ’20: Walt è rimasto orfano ed è destinato ad una vita di miseria, arrabattandosi tra piccoli furti e carità. Un uomo, però, vede il lui qualcosa di magico: un dono, il saper volare. Quest’uomo è Maestro Yehudi, che porta Walt all’esasperazione durante i suoi allenamenti, lo porta ripetutamente al limite della sopportazione, della disperazione e delle capacità fisiche e mentali, fino ad ottenere il risultato sperato: Walt impara a volare.

La strana coppia inizia quindi un viaggio attraverso l’America e la sua storia: circa cinquant’anni di storia d’America visti attraverso gli occhi di un bambino che cresce nei bassifondi e diventa una star, senza mai risparmiarsi da una vita sregolata e senza limiti.

L’atmosfera e l’ambientazione sono perfette in Mr. Vertigo: si ha la sensazione di vivere realmente questi anni incerti della storia americana; si passa da strade occupate da gangster a night club esclusivi, da strade libere e senza meta a spalti sovraffollati.

Il ritmo di lettura è veloce: i cambiamenti di scena sono così rapidi e repentini che non si ha il tempo di soffermarsi troppo su un’unica scena. Ci sono solo alcuni “rallentamenti”, posizionati strategicamente per rimarcare un determinato aspetto o messaggio.

I personaggi sono fantastici: ognuno di essi è una metafora. Il Maestro, per esempio, è un personaggio burbero e scontroso ma dal cuore tenero, intrappolato in un circolo vizioso di auto-isolamento. Walt? Walt è vita, ed è morte allo stesso tempo; è un bambino esuberante, ed è un ragazzo autodistruttivo. E così via, ogni singolo personaggio rappresenta un caleidoscopio di emozioni.

Per tutta l’ora successiva la mia testa fu un turbinio di pensieri disperati. Passai dal dolore alla collera, dalla dichiarazione di guerra alla voglia di ridere, dal groppo in gola alla più nauseante autoironia. L’universo si era ridotto ad un cumulo di macerie, e io ero solo, ramingo nella landa desolata del tradimento.

Mr. Vertigo – In conclusione:

Consiglio questo libro, come consiglio di leggere Auster in generale: si può essere titubanti su alcuni passaggi, si possono approvare o meno alcune scene ma il risultato finale è che questi libri lasciano qualcosa. LEGGETELO!

Non è che credessi a quella bugia, è che avevo troppa paura di non crederci.

Un romanzo vero, crudo, pieno di vita (sia nel bene che nel male) e, allo stesso tempo, surreale e fantasioso.

Il club del libro e della torta di bucce di patata di Guernsey

Il club del libro e della torta di bucce di patata di Guernsey Book Cover Il club del libro e della torta di bucce di patata di Guernsey
Mary Ann Shaffer, Annie Barrows,
Fiction, Romanzo
2017
Copetina flessibile
292

È il 1946 e Juliet Ashton, giovane giornalista londinese di successo, è in cerca di un libro da scrivere. All'improvviso riceve una lettera da Dawsey Adams - che per caso ha comprato un volume che una volta le era appartenuto ― e, animati dal comune amore per la lettura, cominciano a scriversi. Quando Dawsey le rivela di essere membro del Club del libro e della torta di bucce di patata di Guernsey, in Juliet si scatena la curiosità di saperne di più e inizia un'intensa corrispondenza con gli altri membri del circolo. Mentre le lettere volano avanti e indietro attraverso la Manica con storie della vita a Guernsey sotto l'occupazione tedesca, Juliet scopre che il club è straordinario e bizzarro come il nome che porta. Una commedia brillante (anche se nel corso della narrazione emergono tradimenti, bassezze, vigliaccherie) che parla di amore per i libri, di editori, scrittori e lettori, e poi di coraggio di fronte al male, di lealtà e amicizia, e di come i libri ti possano salvare la vita.

Il libro:

Forse i libri hanno un istinto segreto per cercare la strada di casa, che li porta dal loro lettore ideale. Come sarebbe bello se fosse vero!

Si tratta di un romanzo epistolare: l’intera storia viene narrata attraverso le lettere dei protagonisti, che permettono di ricostruire gli eventi passati  e comprendere quelli presenti.

Una giovane scrittrice inglese riceve una lettera proveniente dalla sconosciuta isola di Guernsey (Canale della Manica), da parte di un uomo, dal quale apprende come il suo libro sia capitato tra le sue mani in un momento difficile, un periodo di guerra che ha portato il paese alla disperazione.

Proprio durante la guerra e l’occupazione tedesca, infatti, nasce a Guernsey il Club del libro e della torta di bucce di patata. Un nome bizzarro, che ha origine in un fatto altrettanto bizzarro.

Dopo la prima lettera se ne susseguono altre, dando inizio ad una vera e propria corrispondenza tra i vari membri del club: segreti, bugie, confessioni e intrecci di ogni tipo porteranno a svelare una verità nascosta per troppi anni.

L’atmosfera degli anni ’50, tra ripresa e sconforto, fa da sfondo ad una trama fitta e ingarbugliata. I protagonisti sono molti, tutti con una storia da raccontare, ma un solo messaggio: libri e amicizia spesso possono salvare delle vite.

Lo stile dell’autrice è semplice, scorrevole, e cambia leggermente al variare dell’autore delle lettere. Per esempio, le lettere scritte dalla protagonista e dal suo editore sono sempre molto frizzanti e ironiche, mentre quelle scritte da alcuni membri del club sono più malinconiche.

In conclusione:

Si tratta di un libro che perla di argomenti difficili come la guerra in una forma “leggera” e dando risalto all’ottimismo, alle piccole cose che danno speranza, all’importanza della famiglia e degli amici, e ovviamente della lettura!

Non si tratta di una lettura pesante o eccessivamente triste, quindi la consiglio a chiunque. Si può trovare anche il film – originale Netflix – abbastanza fedele al libro, con l’unica differenza che nel libro viene data più importanza alle lettere, mentre nel film viene data più importanza al rapporto tra i protagonisti al di là della corrispondenza.

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Una stanza tutta per sé

Una stanza tutta per sé Book Cover Una stanza tutta per sé
Virginia Woolf
Literary Collections
I MiniMammut
2018
128

Illustre capostipite dei manifesti femminili del Novecento e primo brillante intervento della Woolf sul tema "donne e scrittura", questo scritto è un piccolo trattato ironicamente immaginifico, personalissimo nella misura tesa di toni e motivi: il "conversational", le proiezioni letterarie, l'analisi sociale, la satira. Il leitmotiv della stanza, grembo e prigione dell'anima femminile, si allarga fino a comprendere tutti i luoghi della dimora umana: la natura, la cultura, la storia e la "realtà" stessa nella sua inquietante ed esaltante molteplicità. Introduzione di Armanda Guiducci.

«Ma, direte, Le abbiamo chiesto di parlare delle donne e il romanzo – cosa c’entra avere una stanza tutta per sé? Cercherò di spiegarmi. Quando mi avete chiesto di parlare delle donne e il romanzo, mi sono seduta sulla riva di un fiume e ho cominciato a chiedermi cosa significassero queste parole.»

Virginia Woolf

Nacque a Londra nel 1882. Figlia di un critico famoso, crebbe in un ambiente letterario certamente stimolante. Fu a capo del gruppo di Bloomsbury, circolo culturale progressista che prendeva il nome dal quartiere londinese. Con il marito fondò nel 1917 la casa editrice Hogarth Press. Grande estimatrice dell’opera di Proust, divenne presto uno dei nomi più rilevanti della narrativa inglese del primo Novecento. Morì suicida nel 1941. La Newton Compton ha pubblicato Gita al faro, Una stanza tutta per sé, Mrs Dalloway, Orlando, Notte e giorno, La crociera, Tutti i racconti e il volume unico Tutti i romanzi.

Il libro:

Una stanza tutta per sé è un saggio che ripercorre la storia letteraria dell’autrice.

Lo scopo del testo è quello di rivendicare per il genere femminile, attraverso il racconto dell’esperienza personale dell’autrice, un diritto alla cultura negato per troppo tempo, in una società a stampo fortemente maschilista.

In realtà, il libro contiene diverse sfumature di questo tema, che viene analizzato sotto diversi aspetti e in diversi ambiti.

Anche il titolo è una rappresentazione di questo messaggio: essendo la donna esclusa dai luoghi di cultura degli uomini, deve crearsi una stanza tutta per sé in cui esprimersi e formare la propria cultura.

Ci sono,poi, altri due aspetti da considerare: la scelta di una protagonista anonima, quindi universale, e la scelta di una collocazione spazio-temporale ben precise, come a voler fornire un luogo di partenza per “denunciare” l’impossibilità di accesso alla cultura per le donne.

Non solo cultura: con il procedere della lettura, infatti, si scopre che l’autrice si sofferma su altri elementi, come per esempio l’indipendenza economica, la necessità di denaro, autonomia, indipendenza, carriera e vita politica.

In conclusione:

Si tratta di un testo da leggere per formazione personale, a mio avviso. Io, per esempio, l’ho scoperto abbastanza in ritardo e devo ammettere che, da un lato, mi sarei aspettata qualcosa di nettamente più sconvolgente, ma dall’altro mi rendo conto che per l’epoca in cui è stato scritto probabilmente lo è stato.

Ad ogni modo, l’ho trovato abbastanza scorrevole, forse un po’ lento ma, ripeto, da leggere principalmente per il messaggio che trasmette (soprattutto se si considera che, nonostante sia passato quasi un secolo, alcune dei temi affrontati non sono ancora così scontati!).

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