Wild

Wild. Una storia selvaggia di avventura e rinascita Book Cover Wild. Una storia selvaggia di avventura e rinascita
Cheryl Strayed
Biografia, Viaggio
Pickwick
2016
Copertina flessibile
405

Wild è tante cose: un romanzo di formazione, il racconto di un’avventura, la testimonianza di una vita realmente vissuta, il viaggio di Cheryl Strayed in mezzo alla natura selvaggia e nel profondo di sé stessa.

Avevo stabilito di percorrere il sentiero così avrei potuto riflettere sulla mia vita, pensare alle cose che mi avevano spezzata e recuperare l’integrità. Ma, almeno fino a quel momento, non ero stata occupata da nient’altro che dalla sofferenza fisica immediata.

🌱racconta il trekking sul PCT (pacific crest trail – un sentiero che attraversa l’America, partendo dal Messico, per arrivare fino in Canada), che l’autrice ha percorso, in parte, dopo aver vissuto esperienze personali tragiche e dannose, con l’intento di ritrovare sé stessa e la determinazione di un tempo.

🌱racconta della giovane donna che vede morire la madre precocemente e che manda in rovina il proprio matrimonio perché, per anestetizzare il dolore del lutto, cerca rifugio nel rapporto con sconosciuti e nell’eroina.

🌱racconta di una donna solo parzialmente pronta all’esperienza che stava per cominciare, che arriva alla fine distrutta fisicamente ma con una consapevolezza e una maturità maggiori rispetto al momento in cui è partita.

Per questo motivo da autobiografia diventa romanzo di formazione (se non si sapesse che è basato su una storia vera, si potrebbe pensare ad un romanzo d’avventura e crescita).

Wild è un libro intenso, che racconta una storia intensa: volutamente smussata, accentuata, modificata in modo da apparire come “il perfetto romanzo”. Questo, a mio parere, è l’unica pecca: sicuramente è stato portato ad un livello di commerciabilità e potenziale apprezzamento superiori rispetto ad una storia rozza e ancor piu’ intrisa di sofferenza rispetto a quanto non appaia. Ma, forse, ha perso quella dose di disperazione che accompagna inevitabilmente un’esperienza come questa, che ha inizio per determinati motivi e che viene messa in piedi questo modo.

Tuttavia, fatta eccezione per questo parere assolutamente personale, Wild è un libro da leggere, che racconta una grande storia tra paesaggi spettacolari, animali, ambientazioni che vanno dal deserto al ghiacciaio, episodi di sopravvivenza, dolore, disperazione, ecc.

Si tratta di un racconto di viaggio molto intenso e speciale, che consiglierei a qualsiasi tipo di lettore, soprattutto se si ha bisogno di ritrovare il contatto con la natura selvaggia, dimenticando per un po’ – se non di persona, almeno nella lettura – il caos e lo scempio delle città e della vita moderna.

Dopodiché, riponete il libro, prendete un paio di scarponi e una borraccia d’acqua e andate in un bosco. Non c’è bisogno di attraversare gli Stati Uniti per ritrovare il contatto con sé stessi e con la natura.


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Il mondo è un alveare

Il mondo è un alveare Book Cover Il mondo è un alveare
Joanne Harris
Romanzo, Fantasy
Garzanti
2021
Copertina rigida
416

C'è una storia che le api raccontano a cui è impossibile non credere. Una storia che si perde nei secoli. Ha inizio con la nascita di Re Crisopa, un uomo crudele e ingannatore, che trova la redenzione compiendo un lungo viaggio dentro sé stesso e nel cuore silenzioso del mondo. È qui che incontra individui straordinari, ognuno dei quali ha qualcosa da insegnare. La creatività è il primo regalo che riceve, da un abile giocattolaio che rincorre l'opera perfetta, perché incapace di sacrificare la purezza dell'arte in nome della cinica materialità. La conoscenza è il secondo dono e giunge da una principessa tenace il cui animo si riscalda con le parole del sapere e si inaridisce di fronte alle rigide regole di corte. Grande esempio di solidarietà è per lui il cane più piccolo che si sia mai visto, il più insospettabile degli esseri mondani che nasconde un coraggio senza pari. Poi è la volta della regina innamorata della luna, che gli trasmette la bellezza come nessun altro sa fare. Incontro dopo incontro, Re Crisopa impara a guardarsi intorno con occhi diversi e scopre che il mondo assomiglia a un grande alveare. Come la casa delle api, è un mosaico di tanti microcosmi abitati da centinaia di migliaia di creature che, industriose, si adoperano perché tutto funzioni alla perfezione. Nessuna creatura può fare a meno dell'altra. Soltanto con uno sforzo collettivo si può tessere un grande racconto che si nutre del nettare magico dell'immaginazione. "Il mondo è un alveare" racchiude un universo di opposti dove luci e ombre, sogni e incubi, virtù e malvagità convivono e creano un perfetto equilibrio. Un universo dove la parola è una forza in grado di plasmare la realtà che ci circonda e di renderla intelligibile a chi è disposto ad ascoltare la sua voce senza pregiudizi.

Il mondo è un alveare è un romanzo di Joanne Harris e può essere definito in molti modi, oltre che “romanzo”. È una fiaba moderna che contiene altre piccole fiabe; è una raccolta di racconti con un racconto portante che fa da trama per tutti gli altri. Un bel libro che, con metafore e morali, affronta molti temi importanti e da riflettere.

Il protagonista del libro è il Re Crisopa: lo conosciamo da ragazzino e lo seguiamo fino all’anzianità. È il classico personaggio antipatico, che si fa volutamente odiare per il suo comportamento e la sua arroganza. È il personaggio che, sbagliando ripetutamente per egoismo o altro, ci mette davanti a morali e riflessioni.

I personaggi secondari sono coloro che vengono traditi, ingannati, umiliati, abbandonati o – raramente – amati dal Re Crisopa.

Il libro è strutturato in modo da alternare un capitolo su Crisopa e la sua storia e una breve fiaba su un qualsiasi altro membro del popolo della seta.

“Ci sono storie che le api raccontano…”

Le storie sono queste: senza tempo, sempre valide, sempre con una morale da insegnare. Per questo sono le api a raccontarle…

O forse aveva finalmente ritrovato la via di casa, perché il Sogno è un fiume che attraversa Nove Mondi, e Morte è solo uno di loro.

Il mondo è un alveare. Oltre la trama

L’atmosfera è quella tipica della fiaba classica: la lettura è avvolta da un alone di magia e mistero che resta costante anche quando cambia il l’ambientazione. Tuttavia ci sono racconti con contenuti più classici e altri con contenuti più moderni: un esempio è quello dei materiali che in alcuni racconti sono esclusivamente di fantasia (stoffe di rete di ragno o ali di falena) e per questo riportano maggiormente ad una fiaba classica, mentre in altri sono assolutamente contemporanei (plastica, metalli…).

Il fatto di apprezzare o meno queste differenze tra i vari racconti è soggettivo (personalmente avrei preferito tralasciare gli elementi che lo fanno sembrare anacronistico, anche se non ha né tempo né spazio reali).

Lo stile dell’autrice è molto scorrevole, il ritmo di lettura è veloce – benché alcuni racconti, che tendono a divagare molto dal fulcro del romanzo, danno l’idea che la lettura sia rallentata.

Per quanto riguarda gli argomenti trattati, invece, bisogna aprire una parentesi a sé.
Il volume è suddiviso in due libri e in ognuno di essi ci sono 50 racconti. Approssimativamente metà dei racconti tratta la storia di Crisopa, il cui tema principale è l’individuo. La crescita personale, i difetti di ognuno, l’egoismo e così via. Nella sua stessa storia vengono inseriti argomenti secondari, tra cui la diversità, il desiderio di potere, l’individualismo ecc.

L’altra metà dei racconti è dedicata a singole storie autoconclusive, con una morale o un messaggio. Ci sono storie che parlano di politica, di uguaglianza e disuguaglianza, di razze e popoli, di amicizia, di rabbia e vendetta.

Alcune di queste storie sono ispirate alle fiabe classiche o a celebri opere della letteratura contemporanea, altre sono storielle piacevoli, frutto dell’immaginazione dell’autrice.

D’ora in poi, ogni cosa che cuocerai nel tuo forno saprà di cenere, diventerà rafferma, si brucerà o sarà infestata dai curcunioli. Tuttavia ti pago per il profumo del tuo pane… con il rumore dei miei soldi.

In conclusione

Il mondo è un alveare è un libro adatto a tutti, che può essere letto velocemente o a più riprese, grazie alla sua struttura; è un libro piacevole, che fa compagnia, fa riflettere ma lascia un bel ricordo.

 


blog

 

The world of Ornament

The World of Ornament Book Cover The World of Ornament
David Batterham
Arte, Saggio
Taschen America Llc
2015
Copertina rigida
824

Pattern primer: The ultimate decorative resource, including exclusive database access. Discover a world of decorative ideas with this compendium of history's most elegant patterns and ornamental designs, complete with an online image database. The World of Ornament brings together the two greatest encyclopedic collections of ornament of the 19th century: Auguste Racinet's L'Ornement polychrome Volumes I and II (1875–1888) and M. Dupont-Auberville's L'Ornement des tissus (1877) to provide one lavish source book spanning jewelry, tile, stained glass, illuminated manuscript, textile and ceramic ornament. The book includes exclusive access to an online image database, offering unrestricted and high-resolution downloads of all motifs and patterns. Encompassing classical, Egyptian, Greek, Roman, Etruscan, Asian and middle-Eastern, as well as European designs from medieval times through the 19th century, this compilation of cultures and esthetics offers an primary reference for artists, historians, designers and patternmakers, and anyone engaged in decorative design and impact. Text in English, French, and German

The world of Ornament è un libro fotografico, edito da Taschen, e raccoglie le due più grandi collezioni enciclopediche di ornamenti del XIX secolo  L’Ornement polychrome volumi I e II (1875–1888) di Auguste Racinet e L’Ornement des tissus (1877) di M. Dupont-Auberville.

All’interno del volume, prevalentemente fotografico, vengono riportate le didascalie di ogni raffigurazione in inglese, francese e tedesco.

L’Ornement polychrome volumi I e II (1875–1888) di Auguste Racinet

La prima metà del volume racconta visivamente, tramite una raccolta molto varia, la storia dell’ornamento a partire dalla preistoria per arrivare fino ai tempi moderni.

Nello specifico vengono presi in considerazione ornamenti in epoca:

  • primitiva
  • egizia
  • assira
  • greca
  • etrusca
  • greco-romana
  • tardo-antica
  • cinese
  • giapponese
  • indiana
  • indo-persiana
  • araba

 

L’Ornement des tissus (1877) di M. Dupont-Auberville.

La seconda parte del libro è dedicata all’ornamento dei tessuti e si suddivide in:

  • arte moresca
  • arte ottomana
  • arte celtica
  • arte bizantina
  • arte russa
  • arte americana
  • ornamento dal 1° all’8° secolo
  • medioevo
  • rinascimento
  • 16° secolo
  • 17° secolo
  • 18° secolo
  • 19° secolo

 

Nel complesso si tratta di un volume completo, che fornisce parecchi dettagli sull’arte dell’ornamento in pressoché qualsiasi epoca storica. Ovviamente, se si è interessati ad approfondire un particolare periodo storico, questo volume non è sufficiente perché ha a disposizione un numero limitato di pagine e raffigurazioni per ogni epoca.

Personalmente ho acquistato questo volume per sfruttarne le parti dedicate al Medioevo e al Rinascimento, con l’intento di prendere spunto per illustrazioni e decori da abbinare a disegni di altro genere.

Si tratta in ogni caso di un’edizione molto curata, sia esteticamente che nel contenuto. Attenzione: non contiene traduzioni in italiano e, benché il testo non sia la parte dominante, bisogna essere preparati ad affrontarlo in una delle lingue messe a disposizione.

The World of Ornament si è quindi rivelato, nel complesso, un ottimo volume “da collezione”, ma anche un valido alleato nella ricerca e nello studio di elementi per l’illustrazione.


Per continuare a leggere di libri sull’arte: ARTE E IMMAGINE

Hortus Mirabilis

Hortus Mirabilis. Storie di piante immaginarie Book Cover Hortus Mirabilis. Storie di piante immaginarie
Weird, Fantasy, Sci-fi, Illustrati
Moscabianca
2021
Copertina rigida
384

Benvenuti in un giardino straordinario, popolato da piante bizzarre e stupefacenti, talvolta misteriose e letali, ma tutte accomunate da una caratteristica: sono germogliate dalla fantasia di uno scrittore. "Hortus mirabilis" è un'antologia di racconti di botanica inesistente: ogni capitolo una pianta, ogni pianta una storia firmata da una penna italiana. Le illustrazioni a colori che accompagnano ognuno dei tredici racconti danno vita, pagina dopo pagina, a una galleria di meraviglie naturali in cui perdersi per riscoprire la forza immaginifica del regno vegetale. «Quando la creatività di un autore dà voce al cuore weird di una pianta, il risultato è spiazzante e splendidamente ibrido. Le piante delle opere brevi (raccolte in questo volume) sconvolgono la vita dei protagonisti, colonizzandola con la loro presenza perturbante, che spesso contiene la speranza, o la minaccia, di un futuro diverso dal solito, caratterizzato da una profonda stranezza.» (Dalla prefazione di Danilo Zagaria). Contiene i racconti di: Maria Gaia Belli; Andrea Cassini; Diletta Crudeli; Elisa Emiliani; Maurizio Ferrero; Natalia Guerrieri; Beatrice La Tella; Michela Lazzaroni; Francesco Morgante; Lucrezia Pei e Ornella Soncini; Ilaria Petrarca; Anita Renchifiori; Axa Lydia Vallotto.

Hortus mirabilis – Storie di piante immaginarie è una raccolta di racconti edita da Moscabianca, in cui le protagoniste sono piante immaginarie. 13 racconti in cui troviamo piante come l’Aracnomagnolia, la Radizpeca, e così via.

Per ogni racconto una pianta, per ogni pianta un’illustrazione (o più di una): un’edizione incredibilmente curata, con copertina rigida, illustrazioni interne, prefazione e biografie di tutti gli auturi.

Hortus Mirabilis: il libro

Come anticipato, la raccolta contiene 13 racconti in cui le piante immaginarie hanno un ruolo attivo. Solitamente, quando si pensa al mondo vegetale, lo si associa alla staticità (un albero, per esempio, per quanto possa essere rilevante all’interno di un racconto, solitamente ne diventa l’oggetto che “subisce” l’azione di un soggetto), mentre in questi racconti le piante sono elementi attivi, a animate, a volte senzienti.

Solitamente, al di fuori dei racconti di fantasia, solo una minima parte delle persone considera il mondo vegetale in questo modo nella vita quotidiana. Per la maggior parte degli esseri umani, il mondo vegetale è semplicemente inferiore, talvolta inutile. Questi racconti vogliono, in qualche modo, evidenziare come il  mondo animale e quello vegetale non siano poi così diversi e, anzi, possano formare legami molto forti.

Se si dovesse categorizzare l’intera raccolta, sarebbe probabilmente da definire come un weird fantasy; se, invece si dovessero analizzare i singoli racconti, si troverebbe fantascienza, urban fantasy, e molto altro.

Ad ogni modo, si tratta di una raccolta molto “strana”: se la si prendesse in mano senza saperne nulla, probabilmente la si assocerebbe ad un fantasy classico (con erbe come protagoniste di pozioni e incantesimi tra druidi, streghe e quant’altro). Ma non è così: si tratta di una raccolta moderna, di un fantasy contemporaneo o addirittura futuristico. Un fantasy che mescola botanica, fantascienza, narrativa moderna.

Hortus mirabilis, nel suo insieme, è avvolto da un alone di nostalgia e malinconia, che viene spezzato di tanto in tanto da racconti un po’ più divertenti e ironici.

I singoli racconti, poi, si differenziano in tutto e per tutto l’uno dall’altro: stile, ambientazione, atmosfera, ritmo… Tutto, come è giusto che sia, trattandosi di tredici autori diversi.

Si tratta di una raccolta adatta a tutti: amanti del weird e non, amanti del fantasy e della fantascienza, lettori alle prime armi che vogliono sperimentare nuovi generi, o affrontare letture brevi. In una parola: consigliatissima!

 


Due racconti e pareri soggettivi

Ho apprezzato molto tutta la raccolta ma, a distanza di tempo (si, sono molto in ritardo con questo articolo), quelli che mi sono rimasti più impressi sono IL CHIOSTRO di Elisa Emiliani e SKOGUR di Natalia Guerrieri.

Due racconti molto diversi tra loro. Il primo ha come protagoniste una donna di nome Nadia e una pianta di Aracnomagnolia (una magnolia su cui crescono fiori blu e ragni). Una storia triste e malinconica, ma che racchiude un seme di speranza, quello della vita stessa. In questo racconto l’unico elemento di fantasia è la pianta, mentre i personaggi, i luoghi e le ambientazioni sono assolutamente realistiche e verosimili.

Il secondo racconto, invece, è ispirato al mondo nord-europeo (skógur significa “foresta” nell’antica lingua norrena), sia come ambientazione che come atmosfera. Racconta di diversità, di amicizia, di forza e di speranza, nonostante sia anche questo abbastanza malinconico.

 

Ho apprezzato molto la varietà dei racconti contenuti nella raccolta, la cura dell’edizione, le illustrazioni: Hortus Mirabilis nel suo insieme, letterario ed estetico. Perciò, come anticipato poco fa, credo sia un libro adatto alla maggior parte dei lettori, nonostante l’impatto che potrebbe avere al primo approccio!


 

Ethel Frost e il sussurro del bosco

Ethel Frost e il sussurro del bosco Book Cover Ethel Frost e il sussurro del bosco
Victoria Francés
Comics & Graphic Novels
Rizzoli
2021
Copertina rigida
64

Sotto i detriti del tempo giace un dolore che non trova consolazione... I ricordi si nascondono, sepolti in una terra morente eppure ancora attraversata da un alito di vita con cui cercherà di farsi sentire. Ma la salvezza richiede di riesumare le ombre del passato, per elevare lo spirito al di sopra delle sue ferite e rinascere alla luce di una nuova alba. La foresta desidera invocare la musa dei suoi sogni; tesse la sua corona in attesa del suo ritorno.

Ethel Frost è un racconto illustrato e scritto da Victoria Frances.

Nota soprattutto per la sua celebre opera Favole, Victoria Frances si è affermata negli anni a  livello mondiale con il suo stile inconfondibile: illustrazioni ricche di emozioni e dettagli, capaci di parlare a chi le osserva. Ethel Frost è un racconto molto diverso rispetto ai precedenti: si nota molto il cambiamento dell’autrice rispetto alle opere passate. Una maturità artistica che non ha bisogno di spiegazioni e una storia per metafore, che racconta una vita intera.

Sotto i detriti del tempo giace un dolore che non trova consolazione… I ricordi si nascondono, sepolti in una terra morente eppure ancora attraversata da un alito di vita con cui cercherà di farsi sentire. Ma la salvezza richiede di riesumare le ombre del passato, per elevare lo spirito al di sopra delle sue ferite e rinascere alla luce di una nuova alba. La foresta desidera invocare la musa dei suoi sogni; tesse la sua corona in attesa del suo ritorno.

Ethel Frost e il sussurro del bosco: una fiaba dal fascino decadente

Una storia delicata, tragica e piena di speranza allo stesso tempo. Una storia magica, incantata, che ha un sapore nostalgico.

Il libro è strutturato alternando le illustrazioni alle parti di testo che compongono la storia: entrambi seguono l’arco temporale che va dall’infanzia della protagonista fino alla sua completa maturità e trasformazione, in età adulta.

L’ambientazione e l’atmosfera sono due elementi molto rilevanti in questo libro, resi tali dalla storia in sé e dalle illustrazioni – come sempre – molto emozionanti. Un’atmosfera cupa, lenta ma irrequieta, che si abbina perfettamente alle emozioni della protagonista, una bambina prima e una donna poi, con paure, insicurezze, desideri nascosti e così via.

Lo stile di scrittura dell’autrice è molto descrittivo: non solo nel rappresentare luoghi, personaggi e ambientazione, ma soprattutto nel descrivere i fatti; l’impressione che si ha, è che voglia spiegare a parole ciò che è racchiuso in ogni disegno.

Lo stile artistico, invece, non ha bisogno di commenti: è semplicemente unico nel suo genere. L’unica nota che si può aggiungere, rispetto ai precedenti lavori è, appunto, sull’evoluzione artistica, che si può notare sia dalla resa delle tavole e sia dalla composizione e dai soggetti.

In conclusione: Ethel Frost è un volume da collezione che non può mancare nelle librerie di tutti gli appassionati di libri illustrati.

Con il suo fascino decadente, è una fiaba che tutti dovrebbero leggere!

 


Victoria Frances, Favole

Circe

Circe Book Cover Circe
Madeline Miller
Romanzo storico, Fiction, Mitologia classica
Feltrinelli
2021
Copetina flessibile
416

Ci sembra di sapere tutto della storia di Circe, la maga raccontata da Omero, che ama Odisseo e trasforma i suoi compagni in maiali. Eppure esistono un prima e un dopo nella vita di questa figura, che ne fanno uno dei personaggi femminili più fascinosi e complessi della tradizione classica. Circe è figlia di Elios, dio del sole, e della ninfa Perseide, ma è tanto diversa dai genitori e dai fratelli divini: ha un aspetto fosco, un carattere difficile, un temperamento indipendente; è perfino sensibile al dolore del mondo e preferisce la compagnia dei mortali a quella degli dèi. Quando, a causa di queste sue eccentricità, finisce esiliata sull'isola di Eea, non si perde d'animo, studia le virtù delle piante, impara a addomesticare le bestie selvatiche, affina le arti magiche. Ma Circe è soprattutto una donna di passioni: amore, amicizia, rivalità, paura, rabbia, nostalgia accompagnano gli incontri che le riserva il destino – con l'ingegnoso Dedalo, con il mostruoso Minotauro, con la feroce Scilla, con la tragica Medea, con l'astuto Odisseo, naturalmente, e infine con la misteriosa Penelope. Finché – non più solo maga, ma anche amante e madre – dovrà armarsi contro le ostilità dell'Olimpo e scegliere, una volta per tutte, se appartenere al mondo degli dèi, dov'è nata, o a quello dei mortali, che ha imparato ad amare. Poggiando su una solida conoscenza delle fonti e su una profonda comprensione dello spirito greco, Madeline Miller fa rivivere una delle figure più conturbanti del mito e ci regala uno sguardo originale sulle grandi storie dell'antichità.

Circe è una figura della mitologia greca e compare per la prima volta nell’Odissea, è nota anche come Maga Circe.
È figlia del Titano Elios e di Perseide, di conseguenza è sorella di Perse, Eete e Pasifae, moglie del famoso re di Creta – Minosse.

Il libro omonimo di Madeline Miller racconta le vicende classiche del pantheon greco viste proprio attraverso gli occhi di Circe.

Si può suddividere il romanzo in tre parti, esattamente come si farebbe con una vita “normale”, solo che in questo caso si tratta di una vita millenaria.

Nella prima parte Circe è giovane, inesperta, molto insicura e succube del padre, dei fratelli e delle divinità splendenti, invulnerabili e capaci che la circondano.

Nella seconda parte avviene la sua trasformazione: diventa consapevole di ciò che può fare, deve affrontare demoni interiori ed esterni, deve superare paure o scendere a patti con esse. Conosce il dolore, la perdita, la fatica: sentimenti e sensazioni molto umani per essere una semi divinità. Ed è proprio questo a rendere la protagonista così vicina al lettore: benché sia una creatura divina, è dapprima costretta a sentirsi quasi umana, come se questo fosse qualcosa di degradante di cui vergognarsi; successivamente è lei stessa a scegliere di essere umana: sentire come un essere umano, soffrire e gioire come tale, benché il tempo a sua disposizione sia limitato anziché eterno.

Si arriva così alla terza e ultima parte del libro, quella in cui Circe abbraccia le sue scelte e il destino che ha scelto, a scapito di tutto ciò che ci aspetterebbe da una divinità.

Questo passaggio viene chiarito nell’epilogo: nelle ultimissime pagine, infatti, Circe compie la scelta definitiva e ne spiega le motivazioni.

Dall’inizio alla fine si ha l’impressione che Circe ci racconti la vita di chiunque tramite metafore,   con una rappresentazione del tempo che ovviamente non è quelle a cui siamo abituati ma che riesce comunque ad essere verosimile.

 

TRAMA E CONTENUTO

Premetto di aver letto ogni sorta di commento: c’è chi critica l’incesto, chi critica addirittura la trama di base (che ovviamente è presa dai poemo classici) e c’è chi critica l’autrice per come ha reso il personaggio principale.

Ora: io non mi permetterei mai di discutere sulla trama o su aspetti delicati come può essere quello della relazione tra familiari, mi sento piuttosto di fare una precisazione.

La trama e gli argomenti portanti sono, appunto, tratti da poemi classici che si basano su usanze, costumi e immaginario di un’epoca passata che va compresa e, anzi, ammirata per ciò che è stata e ha lasciato. Riscrivere la storia non ha nessun senso, per quanto alcuni aspetti oggi possano sembrarci strani, assurdi o distanti. Sono semplicemente diversi.

Detto ciò, si può passare a come è stato costruito il personaggio di Circe. Troppo vittimismo? Troppa tragedia? Troppe storie d’amore in un solo racconto? Personalmente credo che le scelte dell’autrice siano state ben oculate: ha reso una divinità umana. L’ha resa comprensibile a tutti e soprattutto ha fatto in modo che i lettori potessero empatizzare con lei. Ovviamente la costruzione di un personaggio, la trama o altri elementi che costituiscono un romanzo, non possono piacere a tutti, perciò è normale che ci siano pareri contrastanti. Tuttavia credo che la costruzione di questo personaggio sia stata studiata nel minimo dettaglio e che il risultato sia assolutamente voluto.

Il messaggio che accompagna il lettore durante tutto il romanzo – e che appare ancora più chiaro alla fine – è una riflessione sulla vita e il fatto di aver dato delle debolezze e delle forze a Circe è “d’obbligo”, tanto più considerando che già dall’inizio si è dimostrata più incline alla mentalità umana che a quella divina.

OLTRE LA TRAMA

Premesso tutto ciò che è stato elencato finora, non resta che aggiungere un’ulteriore nota positiva su questo romanzo: lo stile dell’autrice è la ciliegina sulla torta. Semplice, scorrevole, ma allo stesso tempo incisivo e forte.

L’ambientazione e l’atmosfera sono impeccabili: dalle descrizioni delle sale divine all’incredibile isola di Circe.

UNA NOTA PERSONALE

Per quanto cerchi di mantenere un giudizio oggettivo nello scrivere gli articoli, capita in casi come questo che l’opinione personale sia particolarmente influente. Perciò aggiungo questo: ho iniziato il libro con un po’ di scetticismo perché la mitologia greca non è la mia preferita. Non ho mai sentito molta affinità verso i classici greci e i suoi personaggi. Tuttavia, Circe è sempre stata il mio personaggio preferito quindi ho deciso di leggere questo adattamento con il suo punto di vista e devo dire che ne è valsa la pena. Lo consiglio a tutti: appassionati di mitologia greca e non. Questo romanzo può essere letto sia avendo delle basi sui poemi classici e sia come lettura indipendente!

Buona lettura!

 


recensioni: INDICE

Il racconto della vecchia balia

Il racconto della vecchia balia Book Cover Il racconto della vecchia balia
Elizabeth Gaskell
Horror
ABEeditore
2021
Copetina flessibile
96

"Il racconto della vecchia balia" è uno scritto breve pubblicato nel 1852 in una raccolta dallo stesso titolo. Pare addirittura che lo stesso Charles Dickens volesse vederlo concluso, esortando l'autrice Elizabeth Gaskell a completarlo. La balia del racconto narra a dei giovani ascoltatori la storia della piccola Rosamond che, rimasta orfana, viene affidata alle cure di lontani e anziani parenti i quali, nel freddo della loro vecchia dimora, si dicono disponibili a prendersi cura di lei. Ma c'è un segreto misterioso che riguarda la storia familiare all'origine delle spettrali incursioni notturne di uno spirito bambina e del lugubre quanto minaccioso suono di un organo che riecheggia nell'ala est del nobile maniero nelle notti più tempestose. Esso appartiene a una tragica vicenda familiare che si è consumata molti anni addietro. Gaskell trasporta il lettore in una storia di fantasmi della vecchia Inghilterra, tra magioni infestate, paesaggi innevati, famiglie maledette e spettri che si aggirano per la brughiera. Un racconto "classico" in tal senso, rappresentativo di un genere tanto apprezzato quanto diffuso.

Il racconto della vecchia balia è uno scritto breve di Elizabeth Gskell, pubblicato nel 1852 in una raccolta dallo stesso titolo.

Edito oggi da ABEDITORE, confezionato nella sua veste migliore: quest’edizione contiene una postfazione della traduttrice che fa chiarezza non solo sulla traduzione, ma anche sul contenuto del racconto.

Si tratta infatti di un racconto gotico/horror ottocentesco molto affascinante, elegante e inquietante al punto giusto. Ambientato in un maniero solitario, in mezzo alle brughiere, in un paesaggio invernale cupo e nevoso.

Si basa su un concetto molto semplice, spesso sfruttato nel genere horror: l’apparizione del fantasma di una persona deceduta in passato, ad “infestare” la proprietà di un tempo. Fattore reso ancora più suggestivo se si tratta di un bambino.

In questo caso la presenza misteriosa è quella di una bambina morta di freddo e fame a causa della lite furiosa tra la madre e il nonno paterno: questa tremenda lite familiare ha ripercussioni tali che, dopo decenni, le anime dannate dei membri della famiglia si ripresentano ancora e fanno sentire il loro volontà a chi è rimasto in vita, nonostante tutto.

A raccontare i fatti è, appunto, la balia. Ai tempi in cui si sono verificati i fatti era solo una ragazzina che tentava di proteggere la sua padroncina dal cedere al richiamo della bambina morta.
Ora, la vecchia balia riporta la storia ai figli della bella donna che è stata la sua padrona in gioventù.

Come anticipato all’inizio di questo articolo, ci sono state alcune controversie sulla trama di questo racconto: se si analizza con attenzione, infatti, si scoprono alcune incongruenze dei fatti raccontato tra il principio e la fine (un esempio è l’esposizione dei misteriosi ritratti raffiguranti la giovane padroncina e sua sorella). Proprio per questo motivo è stato inserito un approfondimento al fondo del romanzo.

《𝗖𝗶𝗼̀ 𝗰𝗵𝗲 𝘀𝗶 𝗳𝗮 𝗶𝗻 𝗴𝗶𝗼𝘃𝗲𝗻𝘁𝘂̀, 𝗻𝗼𝗻 𝘀𝗶 𝗱𝗶𝘀𝗳𝗮 𝗶𝗻 𝘃𝗲𝗰𝗰𝗵𝗶𝗮𝗶𝗮!》

Il racconto della vecchia balia – Oltre la trama

Al di là della controversie sulla trama, sull’articolazione dei personaggi e quant’altro, Il racconto della vecchia balia è un racconto coinvolgente, scritto in modo elegante, con uno stile d’altri tempi che renderebbe affascinante qualsiasi racconto. Nonostante si tratti di un racconto breve, riesce a tenere il lettore con il fiato sospeso e creare un senso di inquietudine e sospetto sin dalle prime pagine. Il racconto in prima persona lascia presumere che la vicenda si sia conclusa senza ripercussioni gravi (la narratrice è quantomeno in vita), ma si ha la sensazione che qualcosa di grosso debba accadere. E infatti è così: la balia rimane una spettatrice, coinvolta solo marginalmente nella vicenda, e racconta tutto dopo molti anni.

Un’ulteriore nota va fatta per l’edizione: estremamente curata, dalla scelta della carta alle illustrazioni interne. ABEditore è sempre una garanzia. Consigliatissimo.


recensioni: indice

La stagione delle tempeste – The witcher vol.8

La stagione delle tempeste. Book Cover La stagione delle tempeste.
The Witcher
Andrzej Sapkowski
Fantasy
Editrice Nord
2020
Copertina flessibile
492

Prima che il suo destino venga segnato dall'incontro con la principessa Cirilla, Geralt di Rivia ha un solo obiettivo: sopravvivere. Per questo viaggia di città in città, offrendo i suoi servigi di strigo a chiunque ne abbia bisogno. Che si tratti di spiriti maligni, ghul o volpi mutaforma, Geralt è sempre pronto a combattere, soprattutto se c'è la possibilità di guadagnare qualche moneta. Il suo è un mestiere rischioso, eppure nessun mostro si è mai rivelato infido e spietato quanto la peggiore di tutte le creature: l'uomo. Infatti è per colpa di un'umana se Geralt si ritrova in una cella, spogliato delle armi e accusato ingiustamente di estorsione e di furto. E la faccenda si complica quando la cauzione viene pagata dalla stessa, affascinante donna che lo ha fatto arrestare: Lytta Neyd, meglio conosciuta come Corallo. E che adesso lo aspetta fuori della prigione. Cosa può volere da lui una delle più potenti maghe di Skellige? E che fine hanno fatto le sue spade e i suoi elisir, scomparsi dal deposito del carcere? Solo e disarmato, Geralt non ha altra scelta che andare incontro a Corallo e sperare che lei lo aiuti a recuperare il suo equipaggiamento da strigo. Anche se il prezzo da pagare potrebbe rivelarsi altissimo...

Diciassette anni dopo aver scritto l'ultimo romanzo della saga, Andrzej Sapkowski torna nell'universo affascinante e pericoloso di Geralt di Rivia con una nuova avventura che coniuga magie e colpi di scena, epiche battaglie e graffiante ironia, gettando una nuova luce sul passato dello strigo che ha conquistato milioni di lettori in tutto il m

La stagione delle tempeste – Capitolo conclusivo dell’intera saga The Witcher, ma cronologicamente collocato prima de Il guardiano degli innocenti, cioè prima che Geralt fosse legato a Ciri dalla legge della sorpresa.

In questilo capitolo Geralt di Rivia si trova a Kerack, dove viene accusato, arrestato e incarcerato. Perde le sue famigerate spade.
Da questo momento si susseguono una serie di eventi che portano lo strigo ad affrontare “demoni” un po’ diversi dal solito.

Grazie al fedele amico Ranuncolo, Geralt capisce che ad incastrarlo e a liberarlo è stata la stessa persona: la maga Lytta Neid.

Geralt si reca da lei: iniziano una strana relazione fatta di inganni e aiuto reciproco.

Geralt si mette sulle tracce delle spade perdute, viene coinvolto in questioni di potere e non solo; viene richiesto il suo servizio per un lavoro sporco, ma lui rifiuta rimanendo fedele ai suoi principi.

In tutto ciò c’è una presenza costante, anche quando non c’è realmente: Yennefer.

Infine, l’epilogo: le ultime pagine che sconvolgono tutto ciò che si credeva di sapere dopo aver letto 8 libri.

La stagione delle tempeste – OLTRE LA TRAMA
Capitolo conclusivo, per veri appassionati, nonostante sia cronologicamente ambientato prima della trama principale, riesce a sconvolgerne il finale e a sorprendere i lettori – proprio nelle ultime pagine!

“TUTTO È ILLUSIONE”

In questo ultimo libro della saga, La stagione delle tempeste, non si può far altro che confermare quanto detto in precedenza, per quanto riguarda lo stile e le capacità narrative dell’autore: semplicemente geniale.

Bisogna, però, aggiungere alcune note. Per prima cosa la capacità di differenziare atmosfere e ambientazioni, nonostante si tratti di eventi precedenti quelli di cui si è già a conoscenza.

Il personaggio di Geralt: perdutamente innamorato di Yennefer, come in ogni libro, ha relazioni con chiunque pur di arrivare a ciò che vuole o, semplicemente, per ritrovare Yen. Qui l’autore ha fatto una sorta di “inversione” nella rappresentazione dei generi: caratteristiche che solitamente vengono date alla donna “facile”, vengono invece affibbiate al caro Strigo. In questo caso infatti, contrariamente a ciò che viene rappresentato nella serie televisiva, Geralt non è sempre il “maschione che si può permettere qualsiasi cosa”, ma piuttosto il contrario o comunque un uomo con delle debolezze che ha delle relazioni consecutive a queste debolezze.

Poi, Yennefer. Yennefer è un personaggio costruito in modo magistrale. Non solo quando è presente, soprattutto quando non lo è. La sua presenza si avverte sempre, lei e Geralt sono legati anche quando non sanno di esserlo o non vogliono che sia così. Yennefer è sempre un passo avanti rispetto a tutto e a tutti: ha avuto un’evoluzione psicologica e carismatica incredibile, un continuo crescendo dall’inizio alla fine della saga.

È un bel personaggio, ricco di significato, soprattutto come donna.

Ci sono poi tutti gli altri dettagli e personaggi che rendono la saga epica: Ranuncolo, le maghe, gli strighi, ecc.

Infine, la capacità di Sapkowski di sorprendere sempre. Dopo aver letto il settimo libro, il lettore pensa: “Cosa potrà mai succedere dopo tutto ciò?” Eh… Questo.
In dieci pagine viene sconvolta la trama di una saga già precedentemente conclusa!

Come detto negli articoli precedenti dedicati a questa saga, l’autore è stato accusato di aver scritto The Witcher “a caso”, senza ben sapere cosa stesse facendo. Ebbene: succedono tantissime cose, ci sono colpi di scena, trame e sottotrame, alla fine riesce ancora sorprendere con un finale alternativo.
Nessuno di noi saprà mai se l’autore abbia scritto “a caso” o calcolando tutto nel minimo dettaglio, ma sicuramente ci è riuscito bene!

《Niente da fare, Tzara. Non ne sei capace. Per offendere efficacemente qualcuno non bastano il desiderio incontenibile, l’entusiasmo e il fervore. Ci vuole metodo.》

[…] È una delle prime che s’insegnavano ai piccoli sbrighi. È un bene provare paura. Se provi paura significa che c’è qualcosa da temere, dunque sii vigile. Non bisogna sconfiggere la paura, basta non farsene travolgere. Vale la pena trarne insegnamento.

[…] Preferisco che mi considerino una creatura soprannaturale armata di armi soprannaturali. Come tale mi assoldano e come tale mi pagano. La normalità è insulsaggine equivale all’insulsaggine, e l’insulsaggine è pagata poco.


recensioni: indice

L’incubo di Biancaneve – La città dei mercenari

L' Incubo Di Biancaneve
Scarlet Danae
Retelling
Self-published
15 March 2018
173

Una ragazza sfortunata. Una misteriosa droga spacciata in delle mele. Un'overdose fatale e un viaggio in un mondo parallelo, infetto da un virus mortale e oppresso da sette streghe. Riuscirà Bianca a salvare il principe Darknight tenuto prigioniero nella città dei mercenari? Ma soprattutto, accetterà il suo destino come clone della rivoluzionaria Biancaneve?

L’incubo di Biancaneve è un retelling della fiaba classica di Biancaneve , ambientata in tempi moderni.

La protagonista è, ovviamente, Bianca, una giovane fanciulla che viene sfruttata dalla “matrigna”, l’antagonista, al pari di una prostituta. Viene introdotta in questo mondo proprio dalla matrigna, che la costringe a vendersi. Abbiamo quindi una nuova veste per entrambe, rivisitata e più moderna.

Ora: su questo libro vanno fatte alcune precisazioni, perciò procediamo per gradi. Si basa su un’idea di retelling originale e “folle” al punto giusto. Si tratta di quel tipo di follia che, ahimè, si rivela particolarmente  verosimile. Questo si nota soprattutto nella caratterizzazione dei personaggi e nel ruolo che ricoprono all’interno della storia. Bianca è una ragazza vittima di soprusi indescrivibili ma che, allo stesso tempo, progetta un qualche tipo di riscatto, rivincita, vendetta. Bianca ha un tipo di emancipazione e di sviluppo adatto ai tempi moderni e all’ambientazione della storia. La matrigna lucra su di lei vendendola come oggetto sessuale: sicuramente un tipo di abuso più attuale rispetto al costringere una ragazza a fare i lavori domestici o altro.

Tutto l’insieme, quindi, rende il romanzo tremendamente crudo e attuale. Tuttavia, bisogna sapere a cosa si va incontro: il linguaggio scelto dall’autrice è molto scurrile e schietto, senza giri di parole o “abbellimenti” delle scene descritte, anzi!

“Cosa sei Bianca?” mi domandò.

“Sono una cagna.”

“E cosa fanno le cagne?”

“Stanno a quattro zampe e abbaiano…”

L’intento dell’autrice presumo fosse proprio quello di rendere ancora più vivido il racconto. Molto probabilmente, se ci si trovasse davanti ad uno sfruttatore , questo non andrebbe molto per il sottile e userebbe un linguaggio molto simile a questo. Sotto questo punto di vista, la scelta dell’autrice è stata senza dubbio accurata.

Tuttavia, trattandosi di un romanzo, potrebbe non essere adatto a tutti i lettori: c’è chi apprezza e chi no, per questo è meglio essere a conoscenza di ciò che si sta per leggere.

La trama, ovviamente, è costruita su un susseguirsi di eventi, tra cui l’improvvisa precipitazione di Bianca in un mondo alternativo – dopo aver morso la famosa mela avvelenata. Il mondo in cui Bianca viene catapultata è costruito e descritto ancora meglio del precedente. Inoltre, fa la sua comparsa Cogito, un “personaggio” che guida Bianca dall’interno. Da questo momento Bianca diventa la vera protagonista “attiva”, inizia la sua avventura che la porterà al fianco di Darknight – un principe prigioniero – e non solo.

La città dei mercenari è il primo volume di questa saga fantasy: Bianca ha ancora molti passi da compiere prima che la “fiaba” si concluda.

l’incubo di Biancaneve: Nota personale e conclusioni

Personalmente ho apprezzato molto l’ambientazione e l’idea che sta alla base del retelling. Come anticipato, la trovo molto attuale e più verosimile di quanto si voglia credere. Ciò che, secondo me, fa perdere qualche punto al libro sono l’editing e il linguaggio. Il primo valido per tutti, il secondo solo per alcuni: a me, per esempio, non infastidisce il linguaggio volgare, nonostante preferisca uno stile più classico – ma, ovviamente, non è così per tutti, di conseguenza questa saga necessita di trovare il lettore adatto. Ma, d’altra parte, è così per ogni libro!

Recensioni: indice

The Queen’s Gambit

The Queen's Gambit Book Cover The Queen's Gambit
Walter Tevis
Romanzo
Weidenfeld & Nicolson
14 April 2016
272

 

The Queen’s Gambit è un romanzo di Walter Tevis, pubblicato nel 1983 e riportato in auge dalla recente serie televisiva su Netflix.

Racconta la storia di Beth Harmon che, come via di fuga da una vita monotona e infelice, trova il gioco degli scacchi – che la appassiona a tal punto da assorbirla completamente e renderla una delle migliori in quell’ambito ma che la porta anche ad accentuare problemi già radicati in lei, come la dipendenza da alcol e tranquillanti.

Il titolo del libro fa riferimento ad una mossa di scacchi che prevede il sacrificio di un pedone per mettere in posizione di vantaggio la regina. Oltre ad essere un titolo d’effetto, è anche molto significativo se paragonato al contenuto del romanzo.

Questo libro, infatti, tratta molti argomenti difficili e importanti. Lo fa su più livelli. A livello individuale tratta di:

  • la solitudine, l’abbandono, l’infanzia, l’adolescenza e lo sviluppo della personalità e delle capacità di una persona. Beth è orfana, vive in un orfanotrofio, è introversa e solitaria. Riesce a stringere solo due legami forti: con il custode dell’orfanotrofio, nonché suo primo maestro di scacchi, e con una compagna di stanza.
  • la dipendenza: in questo caso da tranquillanti, sin dall’età adolescenziale, e dall’alcol in età adulta.
  • l’emancipazione femminile: Beth è l’unica donna a competere a livello mondiale in un gioco che fino a quel momento era stato prettamente maschile.
  • in generale, tratta di psicologia: tutti gli eventi che possono accadere  nell’arco di una vita e le ripercussioni psicologiche che possono avere su un individuo; le sue reazioni e comportamenti. Nel caso di Beth: il lutto, la celebrità improvvisa, il rapporto con gli uomini, la passione per un gioco che diventa quasi fanatismo.

Allo stesso modo, tratta di temi importanti anche a livello macroscopico, inserendo all’interno della trama le rivalità storiche tra America e Russia, descrivendo in modo piuttosto schietto e preciso la società americana degli anni ’50, la posizione della donna in questa società e così via.

The Queen’s Gambit tratta decine di argomenti importanti e delicati ma lo fa in modo quasi impercettibile, perché tutto ciò viene magistralmente “nascosto” sotto la trama principale che porta Beth dall’infanzia all’età adulta in un susseguirsi di vicende e intrecci che appassionano il lettore tanto da farlo arrivare al fondo concentrandosi solo su questo aspetto, per poi riflettere in seguito sul contenuto più profondo del libro.

Lo stile dell’autore è insolito: spezza le scene, spostando il focus da un personaggio all’altro in modo repentino e improvviso, soprattutto nella prima parte del libro. La narrazione avviene in terza persona e, ovviamente, nonostante alterni diversi personaggi, ritorna sempre sulla protagonista.

Il ritmo è medio/veloce: i fatti narrati sono molti e ravvicinati nel tempo; ci sono descrizioni di scene, stati d’animo e personaggi ma sono bilanciate e aiutano il lettore a immaginare le intere scene.

Complessivamente è un bel romanzo: si legge in modo piacevole e scorrevole, ha una bellissima ambientazione geografica e storica, nonché un accurato studio dei dettagli (primo tra tutti, tutto ciò che riguarda gli scacchi).

Nota personale:

Ho letto questo libro in lingua originale e non ho avuto modo di confrontarlo con l’edizione italiana. Quindi è possibile che la mia percezione dello stile e del ritmo siano state influenzate da questo. Il lessico utilizzato è molto curato e ricercato, ci sono molti vocaboli che non si sentono abitualmente, anche per ciò che non riguarda gli scacchi.

The queen’s gambit su Netflix

Avendo letto il libro e visto la serie, la domanda che sorge spontanea è: qual è il più bello? Entrambi. Il libro personalmente mi è sembrato meno “dolce” rispetto alla serie, che però si è rivelata molto accurata nel rispettare la trama del libro.

Inoltre l’interpretazione della protagonista è stata singolare e l’attenzione per i dettagli altrettanto meritevole: le partite di scacchi sono tutte realmente giocate, gli abiti rispecchiano a pieno la moda dell’epoca e, in generale, la serie è stata un ottimo lavoro sotto ogni punto di vista.

Si vocifera che sia in produzione un seguito: personalmente spero non sia così perché, per quanto si possa desiderare un’altra stagione così entusiasmante, non sarebbe più fedele al libro ma risulterebbe una forzatura.

Detto ciò, consiglierei entrambi: magari prima il libro e poi la serie! Buona lettura e buona visione!

 


Tutte le altre recensioni: INDICE

Il purgatorio di Dante – Graphic Novel

Il Purgatorio di Dante in graphic novel Book Cover Il Purgatorio di Dante in graphic novel
Cristiano Zuccarini
Comics & Graphic Novels
Chiaredizioni
2021


Il Purgatorio di Dante: una Graphic Novel di recente pubblicazione che merita di essere letta e aggiunta alla collezione!

Le opere del Sommo Poeta sono state rivisitate in tantissimi modi, nel corso negli anni: traduzioni diverse, edizioni illustrate e. relativamente di recente, fumetti e graphic novel. In realtà, sembra che l’edizione originale della Divina Commedia sia andata persa e che quella che oggi conosciamo e studiamo sia semplicemente la trascrizione più simile all’originale. Ha attraversato i secoli per arrivare fino a noi e si rivela tutt’oggi una delle opere più complesse e imponenti che siano mai state scritte.

Questa è un’edizione illustrata di Cristiano Zuccarini (Autore), Ernesto Carbonetti (Illustratore), estremamente “visuale”, adatta ad un pubblico molto vasto: adulti, ragazzi, appassionati e non.

Il Purgatorio di Dante: le illustrazioni

Questa edizione del Purgatorio si contraddistingue, ovviamente, per le illustrazioni. Le tavole sono molto particolari: uniscono tinte piatte a gradienti e pattern in modo insolito. Per esempio nelle rappresentazioni di Dante si trovano abiti in tinta piatta e le parti del corpo esposte (viso, mani) con sfumature e dettagli. Sicuramente sono molto d’impatto, soprattutto grazie a due fattori: i colori e i contrasti. La palette utilizzata per l’intero volume è composta da una quantità ridotta di colori che creano forti contrarti: bianco e nero, ovviamente, ma soprattutto rosso e ciano – grazie ai quali si hanno i contrasti più percepibili e capaci di trasmettere sensazioni forti (*); troviamo poi sfumature che vanno dal beige al marrone con cui sono stati dipinti pelle, cielo e altre parti di sfondo.

*Torniamo alle sensazioni che le tavole trasmettono. Si può dire che, in generale, trasmettano un senso di angoscia e inquietudine – come è giusto che sia, trattandosi del Purgatorio. In questa sezione della Divina Commedia, infatti, Dante si trova a dover riflettere su vari aspetti di sé e del suo passato, nonché sulle vite e sulle vicende che riguardano le persone che incontrano. Nel Purgatorio si trovano le anime di coloro che in vita avevano una propensione al peccato e devono quindi purificarsi e pentirsi prima di accedere al Paradiso. Ogni anima deve scontare pene pari ai peccati commessi in vita. Ecco che l’atmosfera si fa inquietante e “oppressiva” benché, procedendo verso il Paradiso, si faccia più tollerabile e positiva: i colori e la composizione delle tavole trasmettono esattamente questo.

I testi

Trattandosi di un’edizione a fumetti, ovviamente, i testi sono ridotti al minimo indispensabile. Vengono alternati estratti dei canti (riassunti tramite versi e immagini) e riassunti in prosa, che fanno da tramite tra un canto e l’altro. La percezione di questa struttura può essere interpretata in due modi: per alcuni può essere vantaggiosa perché permette una lettura “semplificata” dell’opera, per altri può essere confusionaria perché alterna un lessico antico ad una prosa moderna. Trattandosi però di un volume rivolto anche ad un pubblico molto giovane, potrebbe essere un buon compromesso per un primo approccio alla Divina Commedia.

In conclusione

Consiglio questo libro a tutti gli appassionati di Dante, di fumetto e ai lettori alla ricerca di edizioni fuori dal comune. Personalmente ho apprezzato molto l’uso dei colori e l’idea generale. Sempre personalmente avrei fatto alcune scelte diverse per quanto riguarda al composizione grafica (per esempio non avrei “tirato” i font nella numerazione dei canti). Per concludere, ecco alcune immagini che possono aiutare ad avere un’idea precisa sul contenuto dell’opera.

 


Approfondimento: Dante, il maestro dell’horror simbolico

Altre recensioni: Il Giornale

 

///Ringrazio Diffondi Libro per avermi dato la possibilità di leggere questo libro in anteprima

Enciclopedia delle lettere miniate

Enciclopedia delle lettere miniate. Una raccolta di calligrafie decorative. Ediz. a spirale Book Cover Enciclopedia delle lettere miniate. Una raccolta di calligrafie decorative. Ediz. a spirale
Margaret Morgan
Art
2019
256

L'arte della miniatura, ovvero la creazione di lettere e capolettere elaborate e decorate, ha raggiunto il suo apice nei monasteri dell'Europa medievale. Abbellite con le foglie d'oro, le lettere miniate degli amanuensi di quel periodo sembravano brillare di luce propria. Oggi questa arte tradizionale sta vivendo una seconda giovinezza e sta appassionando sempre più persone. "Enciclopedia delle lettere miniate" offre istruzioni passo passo che aiutano a ricreare alfabeti miniati di sei periodi storici, fra cui quello celtico, quello gotico e quello romanico. Gli schemi delle lettere maiuscole e minuscole sono accompagnati da idee per creare bordi e decorazioni e da istruzioni complete sulla doratura. Ogni sezione, inoltre, propone delle soluzioni per adattare le lettere miniate e creare così uno stile davvero personale, mentre una galleria di esempi moderni servirà da ispirazione per ulteriori spunti creativi.

L’enciclopedia delle lettere miniate è un volume edito da Il Castello che racchiude tutte le informazioni utili alla pratica della miniatura, nonché diversi cenni storici riguardanti questo particolare settore dell’arte.

L’autrice, Margaret Morgan, è una professionista della calligrafia, membro della Calligrafy & lettering Art society. In questo suo testo, presenta l’arte della calligrafia e della miniatura partendo dalla storia delle lettere miniate, fino ad arrivare alla loro composizione e realizzazione.

Nel primo capitolo vengono presentate attrezzatura e tecniche. Gli attrezzi necessari per la realizzazione di lettere miniate professionali sono davvero molti, tuttavia si può iniziare dalle basi e selezionarne un discreto numero che consenta di fare pratica e sperimentare le varie tecniche.

Vengono analizzati, oltre ai materiali, la postazione di lavoro, i tipi di carta e pergamena, pennelli, penne e matite, colori per la pittura (scendendo nel dettaglio di tecniche antiche come la tempera all’uovo)  e inchiostri, per finire con la doratura.

Il secondo capitolo è dedicato alla preparazione del lavoro: un passaggio che spesso viene sottovalutato e sbrigato frettolosamente, ma che in realtà richiede tempo e pazienza. Se questo passaggio viene eseguito con cura, però, si ottengono ottimi risultati e i passaggi successivi sono senza dubbio agevolati.

Enciclopedia delle lettere miniate: guida agli stili

Dal terzo capitolo in poi si parla di stili. Vengono analizzati:

  • Celtico
  • Ottoniano
  • Romanico
  • Gotico
  • Rinascimentale a bianchi girari
  • Neoclassico

Per ogni stile viene fatta un’introduzione storica, seguita da esempi e fotografie di lettere miniate antiche e riproduzioni. Successivamente vengono illustrati i passaggi per la realizzazione di una lettera miniata per ogni stile, per finire con l’intero alfabeto con calligrafia corrispondente.

La parte finale del volume si intitola Galleria contemporanea e contiene fotografie ed esempi di lettere miniate provenienti da tutto il mondo e da epoche diverse.

In conclusione

Ho trovato questo volume molto utile, pratico e dettagliato. Contiene alcuni consigli pratici che molto spesso vengono dati per scontati o semplicemente non vengono citati nelle lezioni e nei testi d’arte. Inoltre, contiene molti esempi e fotografie, utili ad avere un paragone quando si decide di iniziare a disegnare lettere miniate.


Se vi piacciono le lettere miniate e la calligrafia antica, ecco la linea di prodotti pensata per voi:

Grimoire – New Scottish Folk Tales

Grimoire – New Scottish Folk Tales è libricino di Robin Robertson che racchiude alcuni racconti in versi, che si ispirano al folclore tradizionale scozzese.

Da Goodreads:
Like some lost chapters from the Celtic folk tradition, Grimoire tells stories of ordinary people caught up, suddenly, in the extraordinary: tales of violence, madness and retribution, of second sight, witches, ghosts, selkies, changelings and doubles, all bound within a larger mythology, narrated by a doomed shape-changer – a man, beast or god.

A grimoire is a manual for invoking spirits. Here, Robin Robertson and his brother Tim Robertson – whose accompanying images are as unforgettable as cave-paintings – raise strange new forms which speak not only of the potency of our myths and superstitions, but how they were used to balance and explain the world and its predicaments.

From one of our most powerful lyric poets, this is a book of curses and visions, gifts both desired and unwelcome, characters on the cusp of their transformation – whether women seeking revenge or saving their broken children, or men trying to save themselves. Haunting and elemental, Grimoire is full of the same charged beauty as the Scottish landscape – a beauty that can switch, with a mere change in the weather, to hostility and terror.

In questa sua recente opera, Robertson unisce tradizione, fantasia e maestria nell’uso del linguaggio. Usa un linguaggio molto semplice, talvolta con parole meno conosciute, e fonde tutto con uno stile molto ritmato e musicale.

Grimoire, come è giuso che sia trattandosi di racconti ispirati al folclore nordico, è piuttosto sanguinario e macabro. Ogni racconto è caratterizzato dalla presenza di personaggi ordinari che vengono improvvisamente catapultati in qualcosa di straordinario: incontri con strane creature, trasformazioni, ecc.

Un racconto molto bello è At Roane Head – The Guardian – un racconto avvolto dal mistero e da un cupo alone di malinconia e vendetta. In questi versi, per esempio, la protagonista è una madre di quattro figli, che vengono uccisi da suo marito poiché non li riteneva suoi figli per via del loro aspetto simile ai pesci. La madre piange i figli scomparsi e cerca vendetta, fino al ritorno del padre dei poveri bambini.

Questo è solo un esempio di ciò che si può trovare all’interno di questo piccolo gioiellino: fiabe dal sapore antico, scritte in  modo impeccabile.

Grimoire – L’edizione

Una piccola nota sull’edizione: si tratta di un’edizione in lingua originale con copertina rigida; il libro ha 75 pagine in cui si alternano i versi e le illustrazioni, molto semplici, che li rappresentano.
Lo consiglio per l’originalità dei testi e la cura dei dettagli, ci tengo però a precisare che si tratta di un libro molto breve e di piccole dimensioni.


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